CACCIA SCRITTA
Dietro la nebbia
La brezza dissolve la coltre e lascia spazio a un panorama magico e ovattato dietro cui si affaccia un capriolo con un trofeo splendido
Claudio, responsabile della caccia di selezione nell’Atc Pr7, mi comunicò che le mie richieste erano state accettate e che avrei potuto acquistare una fascetta per il prelievo di un M2 da trofeo, che da noi si contraddistingue dall’M2 ordinario. Per me la caccia estiva, sia alla cerca sia all’aspetto, è una delle più affascinanti: pochi minuti dopo avevo già disposto il bonifico. Non mi sembrava vero poter cacciare un capriolo da trofeo nel mio Atc dopo un buon bronzo prelevato qualche anno fa.
Come su tutto l’Appennino, anche da noi il prelievo dei maschi di capriolo è consentito dai primi di giugno fino al 15 luglio; poi, dopo la sospensione durante il periodo degli amori, si riprende dal 15 agosto al 30 settembre. Poiché ritengo che per prelevare i caprioli da trofeo sia più corretto attendere fino Ferragosto, così da permetter loro di trasmettere i loro geni, decisi che durante il primo periodo mi sarei dedicato agli altri selvatici che mi erano stati assegnati, ovviamente stando attento a individuare il tanto desiderato maschio da trofeo.
Solo un roco abbaio
Nelle varie uscite successive, anche se fortunate per i prelievi, non riuscii però a individuare nulla di particolare; ma gli amici Ettore e Daniele mi dissero che, mentre stavano cercando un subadulto nella loro zona sopra Pellegrino parmense, avevano regolarmente visto uno splendido capriolo dominante con stanghe non molto lunghe ma possenti, buone rose e punte lunghe e chiare. Presidiava il suo territorio attorniato da femmine con i relativi piccoli. Riuscire a individuarlo nella mia zona sarebbe stata la soddisfazione più grande. Ma, memore del fatto che la mia seconda assegnazione di un selvatico importante si era risolta in un nulla di fatto per la mia volontà di prelevarlo nella mia zona, pian piano mi feci convincere. Sarei andato sicuramente a vederlo. A partire dal 20 luglio cominciai
quindi a uscire con Ettore, per cercare di individuare e fotografare il capriolo. Senza fortuna. Rimanevo però tranquillo perché nessun altro maschio adulto si faceva vedere: era come se tutti sapessero che il territorio era suo. Lucidavo il mio binocolo Leica Geovid 8x42, la mia carabina Sabatti
Rover 870 .270 Winchester e l’ottica Swarovski Z4i 3-12x50.
Poi venne la data dell’uscita. Andai con Ettore. Appena arrivammo a destinazione, iniziammo subito a binocolare per capire se fossimo in grado di individuarlo. Lo vide Ettore: era a bordo bosco, in un incolto, intento a seguire una femmina nella classica danza che genera i misteriosi cerchi delle streghe.
Lo inquadrai e rimasi rimasto stupito della sua bellezza complessiva. Sia il fisico sia il trofeo raccontavano la sua potenza, avvalorata dal suo atteggiamento fiero e dominante.
Presa la carabina e caricata con cartucce Rws H-Mantel da 130 grani, cominciammo ad avvicinarci. Sfruttando il profilo orografico della zona, ci affacciammo in
quello che avevamo ritenuto sarebbe stato il miglior punto di osservazione e di tiro. Non potevamo però prevedere che nel frattempo il capriolo si era spostato e si era posizionato esattamente pochi metri davanti a noi: ci avvertì e, correndo nel bosco, emise solo un roco abbaio tipico dei maschi adulti quando vengono disturbati. Sbigottiti per l’accaduto ma felici di averlo visto così da vicino, attendemmo invano che si palesasse ancora nei prati circostanti. Ma venne buio. Non potemmo far altro che dargli appuntamento per il sabato successivo.
La quiete interrotta
Per il sabato le previsioni erano inclementi: piogge abbondantissime. Nel pomeriggio era però previsto un continuo miglioramento. Partimmo. Stavolta mi accompagnò Bruno, cacciatore di camosci nel lecchese. Sotto una pioggia battente e avvolti da una fitta nebbia, ci dirigemmo verso il luogo prescelto la volta precedente, fiduciosi che il capriolo sarebbe uscito dal bosco nel medesimo punto.
Predisposi carabina e lungo in modo tale da aver facile accesso a entrambi e mi preparai all’attesa. Bruno invece si posizionò un poco più sotto di me, per curare un altro campo. La pioggia smise di cadere, ma la nebbia non sembrava volersi disperdere. Poi d’un tratto si alzò una leggera brezza che pian piano la dissolse creando un’atmosfera magica e ovattata. Poco dopo dall’erba alta comparve una femmina che si mise a brucare tranquilla. Poi finalmente, esattamente dal punto da cui speravo uscisse e dove fino a pochi secondi prima non c’era nulla, comparve lui: guardingo, come se sospettasse qualcosa. Ma, dopo aver fiutato l’aria guardandosi bene intorno, entrò nel prato dirigendosi verso la femmina. Iniziò a brucare posizionandosi esattamente a cartolina a circa 150 metri da me. In un attimo ero in mira, il cuore in gola e il respiro irregolare. Mi imposi di stare tranquillo. Inspirai, trattenni il fiato, appoggiai l’indice sul grilletto e mi lasciai sorprendere dal colpo che interruppe per un attimo la quiete del momento. Persi l’animale nell’ottica, ma non vidi nulla allontanarsi. Così ricaricai. Mi alzai in piedi e vidi l’animale esanime nell’erba medica. Poco dopo arrivò Bruno per vedere che cosa fosse successo. Ci avvicinammo pian piano al capriolo con quella strana sensazione che mi pervade ogni volta. Bruno raccolse due rametti di quercia. Il primo lo usò come Bruch, il secondo me lo porse congratulandosi in sloveno per l’abbattimento. Il capriolo aveva due stanghe molto grosse, oculari, stocchi e vertici molto lunghi; splendide le rose, splendido il colore.