Caccia Magazine

CACCIA SCRITTA

Dietro la nebbia

- Di Andrea Mariani

La brezza dissolve la coltre e lascia spazio a un panorama magico e ovattato dietro cui si affaccia un capriolo con un trofeo splendido

Claudio, responsabi­le della caccia di selezione nell’Atc Pr7, mi comunicò che le mie richieste erano state accettate e che avrei potuto acquistare una fascetta per il prelievo di un M2 da trofeo, che da noi si contraddis­tingue dall’M2 ordinario. Per me la caccia estiva, sia alla cerca sia all’aspetto, è una delle più affascinan­ti: pochi minuti dopo avevo già disposto il bonifico. Non mi sembrava vero poter cacciare un capriolo da trofeo nel mio Atc dopo un buon bronzo prelevato qualche anno fa.

Come su tutto l’Appennino, anche da noi il prelievo dei maschi di capriolo è consentito dai primi di giugno fino al 15 luglio; poi, dopo la sospension­e durante il periodo degli amori, si riprende dal 15 agosto al 30 settembre. Poiché ritengo che per prelevare i caprioli da trofeo sia più corretto attendere fino Ferragosto, così da permetter loro di trasmetter­e i loro geni, decisi che durante il primo periodo mi sarei dedicato agli altri selvatici che mi erano stati assegnati, ovviamente stando attento a individuar­e il tanto desiderato maschio da trofeo.

Solo un roco abbaio

Nelle varie uscite successive, anche se fortunate per i prelievi, non riuscii però a individuar­e nulla di particolar­e; ma gli amici Ettore e Daniele mi dissero che, mentre stavano cercando un subadulto nella loro zona sopra Pellegrino parmense, avevano regolarmen­te visto uno splendido capriolo dominante con stanghe non molto lunghe ma possenti, buone rose e punte lunghe e chiare. Presidiava il suo territorio attorniato da femmine con i relativi piccoli. Riuscire a individuar­lo nella mia zona sarebbe stata la soddisfazi­one più grande. Ma, memore del fatto che la mia seconda assegnazio­ne di un selvatico importante si era risolta in un nulla di fatto per la mia volontà di prelevarlo nella mia zona, pian piano mi feci convincere. Sarei andato sicurament­e a vederlo. A partire dal 20 luglio cominciai

quindi a uscire con Ettore, per cercare di individuar­e e fotografar­e il capriolo. Senza fortuna. Rimanevo però tranquillo perché nessun altro maschio adulto si faceva vedere: era come se tutti sapessero che il territorio era suo. Lucidavo il mio binocolo Leica Geovid 8x42, la mia carabina Sabatti

Rover 870 .270 Winchester e l’ottica Swarovski Z4i 3-12x50.

Poi venne la data dell’uscita. Andai con Ettore. Appena arrivammo a destinazio­ne, iniziammo subito a binocolare per capire se fossimo in grado di individuar­lo. Lo vide Ettore: era a bordo bosco, in un incolto, intento a seguire una femmina nella classica danza che genera i misteriosi cerchi delle streghe.

Lo inquadrai e rimasi rimasto stupito della sua bellezza complessiv­a. Sia il fisico sia il trofeo raccontava­no la sua potenza, avvalorata dal suo atteggiame­nto fiero e dominante.

Presa la carabina e caricata con cartucce Rws H-Mantel da 130 grani, cominciamm­o ad avvicinarc­i. Sfruttando il profilo orografico della zona, ci affacciamm­o in

quello che avevamo ritenuto sarebbe stato il miglior punto di osservazio­ne e di tiro. Non potevamo però prevedere che nel frattempo il capriolo si era spostato e si era posizionat­o esattament­e pochi metri davanti a noi: ci avvertì e, correndo nel bosco, emise solo un roco abbaio tipico dei maschi adulti quando vengono disturbati. Sbigottiti per l’accaduto ma felici di averlo visto così da vicino, attendemmo invano che si palesasse ancora nei prati circostant­i. Ma venne buio. Non potemmo far altro che dargli appuntamen­to per il sabato successivo.

La quiete interrotta

Per il sabato le previsioni erano inclementi: piogge abbondanti­ssime. Nel pomeriggio era però previsto un continuo migliorame­nto. Partimmo. Stavolta mi accompagnò Bruno, cacciatore di camosci nel lecchese. Sotto una pioggia battente e avvolti da una fitta nebbia, ci dirigemmo verso il luogo prescelto la volta precedente, fiduciosi che il capriolo sarebbe uscito dal bosco nel medesimo punto.

Predisposi carabina e lungo in modo tale da aver facile accesso a entrambi e mi preparai all’attesa. Bruno invece si posizionò un poco più sotto di me, per curare un altro campo. La pioggia smise di cadere, ma la nebbia non sembrava volersi disperdere. Poi d’un tratto si alzò una leggera brezza che pian piano la dissolse creando un’atmosfera magica e ovattata. Poco dopo dall’erba alta comparve una femmina che si mise a brucare tranquilla. Poi finalmente, esattament­e dal punto da cui speravo uscisse e dove fino a pochi secondi prima non c’era nulla, comparve lui: guardingo, come se sospettass­e qualcosa. Ma, dopo aver fiutato l’aria guardandos­i bene intorno, entrò nel prato dirigendos­i verso la femmina. Iniziò a brucare posizionan­dosi esattament­e a cartolina a circa 150 metri da me. In un attimo ero in mira, il cuore in gola e il respiro irregolare. Mi imposi di stare tranquillo. Inspirai, trattenni il fiato, appoggiai l’indice sul grilletto e mi lasciai sorprender­e dal colpo che interruppe per un attimo la quiete del momento. Persi l’animale nell’ottica, ma non vidi nulla allontanar­si. Così ricaricai. Mi alzai in piedi e vidi l’animale esanime nell’erba medica. Poco dopo arrivò Bruno per vedere che cosa fosse successo. Ci avvicinamm­o pian piano al capriolo con quella strana sensazione che mi pervade ogni volta. Bruno raccolse due rametti di quercia. Il primo lo usò come Bruch, il secondo me lo porse congratula­ndosi in sloveno per l’abbattimen­to. Il capriolo aveva due stanghe molto grosse, oculari, stocchi e vertici molto lunghi; splendide le rose, splendido il colore.

 ??  ?? … appena arrivammo a destinazio­ne, iniziammo subito a binocolare per capire se fossimo in grado di individuar­lo. Lo vide Ettore: era a bordo bosco, in un incolto, intento a seguire una femmina nella classica danza che genera i misteriosi cerchi delle streghe…
… appena arrivammo a destinazio­ne, iniziammo subito a binocolare per capire se fossimo in grado di individuar­lo. Lo vide Ettore: era a bordo bosco, in un incolto, intento a seguire una femmina nella classica danza che genera i misteriosi cerchi delle streghe…
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Ma, dopo aver fiutato l’aria guardandos­i bene intorno, entrò nel prato dirigendos­i verso la femmina. Iniziò a brucare posizionan­dosi esattament­e a cartolina a circa 150 metri da me. In un attimo ero in mira, il cuore in gola e il respiro irregolare. Mi imposi di stare tranquillo. Inspirai, trattenni il fiato, appoggiai l’indice sul grilletto e mi lasciai sorprender­e dal colpo che interruppe per un attimo la quiete del momento. Persi l’animale nell’ottica, ma non vidi nulla allontanar­si.
Così ricaricai. Mi alzai in piedi e vidi l’animale esanime nell’erba medica… … il capriolo aveva due stanghe molto grosse, oculari, stocchi e vertici molto lunghi; splendide le rose, splendido il colore…
… finalmente, esattament­e dal punto da cui speravo uscisse e dove fino a pochi secondi prima non c’era nulla, comparve lui: guardingo, come se sospettass­e qualcosa. Ma, dopo aver fiutato l’aria guardandos­i bene intorno, entrò nel prato dirigendos­i verso la femmina. Iniziò a brucare posizionan­dosi esattament­e a cartolina a circa 150 metri da me. In un attimo ero in mira, il cuore in gola e il respiro irregolare. Mi imposi di stare tranquillo. Inspirai, trattenni il fiato, appoggiai l’indice sul grilletto e mi lasciai sorprender­e dal colpo che interruppe per un attimo la quiete del momento. Persi l’animale nell’ottica, ma non vidi nulla allontanar­si. Così ricaricai. Mi alzai in piedi e vidi l’animale esanime nell’erba medica… … il capriolo aveva due stanghe molto grosse, oculari, stocchi e vertici molto lunghi; splendide le rose, splendido il colore…

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