CACCIA AL CINGHIALE
Giura: lungo ed estremo, prendere o lasciare
intervista ad antonello Bartoccini, appassionato di caccia al cinghiale e allevatore amatoriale di segugi del giura. Ecco le sue considerazioni sulla sua razza prediletta, che rientra a pieno titolo nel novero dei cani lunghi
« Indipendentemente dalla razza di appartenenza - afferma Antonello Bartoccini - credo che ogni cane da seguita debba essere completo, debba sapere svolgere autonomamente tutte le fasi classiche della cacciata, cerca, accostamento, abbaio a fermo e seguita. Prediligo il lavoro classico, quello che caratterizza e contraddistingue il cane da seguita. Personalmente non m’interessa arrivare al risultato, e cioè il carniere, se prima non ho potuto assistere a un’azione completa e stilisticamente emozionante ed espressiva. Sinceramente non attribuisco nemmeno così grande importanza alla velocità con cui si arriva al cinghiale. Se a caccia non ho modo di osservare e ascoltare il lavoro dei miei segugi, non mi diverto. Vale un po’ lo stesso concetto che potremmo applicare nella caccia alla lepre: un cane che trova in qualche modo le lepri farà la gioia del cacciatore, ma il cinofilo non potrà esserne mai del tutto entusiasta. Anzi, a proposito di lepre, preciso che, proprio per inculcare il lavoro su traccia ai miei cani, sono solito avviarli prima sulla lepre e iniziare l’addestramento su cinghiale solo dopo che i miei allievi hanno dimostrato di avere appreso il giusto sistema di lavoro.
Una volta definito come dovrebbe comportarsi, almeno per sommi capi, un cane da seguita specializzato nella caccia al cinghiale, possiamo concentrarci sul segugio lungo - prosegue Bartoccini - termine che fa riferimento principalmente a due fasi. Spesso si è soliti definire lunghi quei cani abbastanza indipendenti nella cerca e capaci di svolgere questa fase con un ampio raggio di azione, senza essere costantemente accompagnati e spronati dal canettiere.
Ma è senza dubbio la fase di seguita quella che maggiormente conduce all’esaltazione del cane lungo».
Potrebbe descriverci la seguita di questi cani?
A mio avviso il cane lungo è il segugio più autentico per la battuta, è quel segugio capace di battere il cinghiale per ore e ore, esibendo e facendo ricorso a tutta la sua resistenza fisica e psichica. Il riferimento va senza dubbio a quelle razze forgiate per i lunghi inseguimenti, che fanno della tenacia la loro arma vincente. Con questi soggetti scordiamoci di assistere a seguite ridotte ai minimi termini. Mai troveremo ausiliari arrendevoli, disposti a tornare dal canettiere al primo fallo. Tra le razze lunghe possiamo annoverare oltre al segugio del Giura, mia razza prediletta, anche i beagle e le principali razze da seguita francesi. Sono a mio avviso ausiliari estremi, che non si prestano per chi ama andare a caccia con l’orologio o per chi è abituato, oppure costretto, a caccia
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Il cane lungo è un cane in ampi spazi, mentre mal digerisce le sciolte in contesti limitati. In foto Antonello Bartoccini con i suoi cani in occasione di una battuta di caccia al cinghiale
re in areali in cui lo spazio a disposizione della battuta è ridotto all’osso. Questo genere di cani si adatta anche alle sciolte ristrette, ma ne esce sicuramente penalizzato. Al contrario il cane lungo è il cane ideale per chi caccia in zone vaste, coperte magari da fitta vegetazione. Questi sono gli areali in cui i cinghiali, per essere portati alle poste, devono essere pressati in modo insistente e per parecchio tempo. Un aspetto importante in questi contesti è dettato dalla voce. La maggior parte dei cani che appartengono alle cosiddette razze lunghe ha infatti voce potente e udibile anche da notevole distanza. Questa peculiarità, oltre a regalare forte pathos alla cacciata, è assai funzionale sotto il profilo tecnico. Una voce possente e baritonale, meglio ancora un concerto di queste voci, mette in movimento quei cinghiali che con voci più sottili magari rimarrebbero al sicuro nelle lestre. Inoltre la voce è un collante tra gli elementi della muta e tiene costantemente in tensione le poste.
Certo, ma quando le poste non riescono a fermare gli animali c’è il problema del rientro?
Assolutamente no! Anzi, la domanda mi permette di sfatare un falso mito. Quello che definisce i cani lunghi come ausiliari lenti o poco inclini al rientro. Niente di più falso; anzi, più un cane è insistente nella seguita e più è importante che sappia rientrare in autonomia al termine dell’azione di caccia. La mia esperienza personale con il segugio del Giura mi porta ad affermare che su svariate decine di cani allevati solo una minima parte di essi ha dimostrato di essere carente in questa fase. Senza dubbio si tratta di un’attitudine che è geneticamente trasmissibile, ma che deve comunque essere valorizzata in ambito di addestramento e di impiego venatorio. L’addestramento dei miei cani solitamente inizia nei recinti, di dimensioni via via crescenti, ma in ogni caso io mi limito ad accompagnarli all’ingresso. Poi spetta loro il compito di andare a reperire il cinghiale e anche quello di rientrare al termine dell’azione.
Lo stesso concetto lo applico agli adulti che impiego durante la stagione di caccia. Anche se tutti i miei segugi sono dotati di sistemi di rilevamento, non è mia abitudine andare a cercare i cani. Il satellitare serve solo per intervenire in caso di problemi, quali ad esempio possono essere i casi di ferimento. Diversamente, finché osservo dal palmare che i miei soggetti sono in movimento e quindi in azione, non faccio altro che attendere il loro rientro. Un ottimo rientro è senza dubbio fondamentale, anche se la tenacia di questo genere di cani costringe il canettiere che li impiega a fare spesso tardi la sera, proprio perché il problema non è tanto il rientro, bensì il momento in cui questi cani decidono di darla vinta al cinghiale. I miei cani normalmente percorrono 50 chilometri in occasione di ogni battuta, in recinto qualche cane non ha mollato il cinghiale cacciando consecutivamente per dodici ore. Possiedo un soggetto, di nome Red, che in qualche occasione, dopo aver cacciato tutto il giorno, ha continuato anche la notte, costringendomi al recupero il mattino seguente. Mi è capitato, inoltre, in più di un’occasione che qualche soggetto facesse rientro direttamente alla casa di caccia a tarda ora. Devo essere sincero, stiamo parlando di cani che non sono per tutti.
Ci spieghi per chi è adatto un cane lungo com’è senza dubbio il segugio del Giura.
Il cane lungo, e in modo particolare il segugio del Giura, ha vissuto negli ultimi anni alterne fortune in termini di diffusione. Attualmente mi sembra di poter osservare che c’è una discreta richiesta di cuccioli di questa razza. A mio avviso, nel contesto venatorio attuale questi segugi sono quelli maggiormente capaci di appagare il gusto estetico del cinofilo invece che far felice il cacciatore. Sia ben chiaro, non stiamo parlando di cani inefficaci o poco concreti. La ragione di queste mie considerazioni è da ricercare in un contesto ambientale, faunistico e venatorio che è cambiato radicalmente. La zonizzazione del territorio, con la conseguente riduzione degli spazi a disposizione delle squadre, l’aumento delle stesse e soprattutto la crescita esponenziale dei cinghiali hanno inciso profondamente sulle esigenze pratiche di quanti si dedicano a
questa passione. Se lo scopo è quello di limitarsi a fare carniere, oggi sono sufficienti cani che sappiano rilevare i cinghiali a vento. Alle volte, del resto, sono i canettieri a portarli sulle rimesse che conoscono ormai a memoria. Non parliamo poi della seguita, spesso ci si accontenta di poco più di una rincorsa. Al primo fallo è più produttivo rientrare dal canettiere e cercare un altro animale invece che inseguire il primo a oltranza nella speranza che, anche dopo aver bucato le poste, faccia rientro al punto di partenza. Certo, se tornassimo alle condizioni
che hanno visto i miei esordi nella caccia al cinghiale, quando in una stagione si prendevano a fatica cinque cinghiali, allora senza dubbio tornerebbero utili, oltre che spettacolari, quei cani in grado di portare la traccia per ore e capaci di andare a svegliare il cinghiale anche a notevole distanza dal punto di sciolta, il tutto in totale autonomia. Oggi purtroppo si è persa un po’ la necessità di avere questi soggetti e abbiamo assistito anche a un impoverimento cultuale in materia.
Per concludere, ci parli un po’ dei suoi segugi del Giura. Pregi e difetti.
Premetto che da buon cinofilo ammiro tutte le razze da seguita e mi diverte osservarle all’opera, apprezzandone le peculiarità. Da circa 15 anni, dopo un’esperienza con il segugio maremmano, mi dedico all’allevamento del segugio del Giura, razza di cui sono profondamente innamorato. Oggi in canile possiedo circa una quarantina di esemplari, ma il mio è un allevamento a scopo puramente amatoriale, nato dal desiderio di selezionare secondo i miei gusti e le mie esigenze un cane che rispondesse ai miei sogni.
Il segugio del Giura è un cane che, se ben alimentato e adeguatamente allenato, non conosce ostacoli, in quanto è dotato di resistenza e fondo sostanzialmente infiniti. Anche se non è velocissimo in termini di passo, la sua precisione nella risoluzione dei falli gli consente di arrivare spesso per primo sul cinghiale abbattuto, specialmente quando la seguita si protrae a lungo. Questi segugi si prestano abbastanza facilmente a essere corretti sugli animali diversi dal cinghiale; non ho mai avuto particolari difficoltà a farli desistere dall’inseguire caprioli o volpi. La riuscita media nelle cucciolate è abbastanza alta. Sono cani di buon carattere, generalmente convivono bene assieme in canile e collaborano molto volentieri sul terreno di caccia. Indifferenti agli scagni dei cani degli altri canettieri, accorrono prontamente quando il richiamo proviene da un loro compagno di muta. Il segugio del Giura è di norma un ausiliare abbastanza prudente, che riesce a gestire il contatto con il cinghiale senza mettere a repentaglio la sua incolumità. Personalmente a ogni battuta sciolgo dai dieci ai 15 soggetti e poche volte capita che la compagine si divida nel corso della cacciata. Non sono rari, pertanto, quei concerti a pieni voci che riempiono le valli di una melodiosa canizza capace di ripagare di tutti gli sforzi necessari per allevare e addestrare questi cani. Certo, talvolta per ascoltare le ultime note di queste prestazioni interminabili sono necessarie estenuanti attese e questa tenacia forse, oltre che il più grande pregio, finisce per essere anche il suo unico limite. Ma il segugio del
Giura è così, prendere o lasciare.