CACCIA ALLA LEPRE
Dimmi come insegui e ti dirò chi sei
Intervista a Giovanni Castiglione, segugista abruzzese appassionato di doppiette a cani esterni, segugi italiani e interminabili inseguimenti. Tema della conversazione non poteva che essere la quarta fase del lavoro classico su lepre, la seguita
La seguita è la fase in cui il nostro segugio, dopo aver scovato l’animale, ne segue efficacemente la traccia - afferma Giovanni Castiglione - costringendolo a produrre un percorso che lo porti alle poste. A differenza dell’accostamento condotto sull’indizio olfattivo definito passata, la seguita si svolge sulla traccia che è caratterizzata da maggiore intensità rispetto alla passata, ma da persistenza assai più scarsa. In alcuni casi, eccellenti, la seguita su lepre è condotta così pervicacemente da arrivare a forzare la preda e raggiungerla nel giro di una o due ore.
La seguita - prosegue Castiglione - viene spesso considerata semplicemente come la quarta e ultima fase del lavoro di un segugio, ma a mio avviso è decisamente la più importante e sicuramente la più spettacolare, tant’è che dà il nome a questo gruppo di cani. Una sessione di addestramento o una cacciata che manchi di questa parte è da considerarsi un’azione incompleta, alla stregua di un discorso senza conclusioni o di una partita senza risultato. Una buona seguita deve essere molto veloce, spigliata, continua e di lunga durata. Quando la lepre guadagna un certo distacco dagli inseguitori, questi ultimi, per reperire la traccia ancorata al suolo, devono necessariamente rallentare. La seguita in questa fase si tramuta in rintraccio; certo
potrà riprendere, ma solo a patto che i cani, abili e determinati, riescano ad accorciare la distanza dalla preda».
A suo avviso grandi inseguitori si nasce o si diventa?
La seguita è un’azione molto complessa in cui giocano un ruolo essenziale sia le doti fisiche sia le capacità intellettive del soggetto, derivanti entrambi in buona parte dal suo patrimonio genetico, ma al tempo stesso ritemprate rispettivamente dall’allenamento e dall’esperienza. In altre parole ogni segugio può inseguire in maniera più o meno rapida e resistente a seconda della sua possibilità e, con gli anni, può anche migliorare in questa fase. Tuttavia il grande inseguitore, cioè quel soggetto in grado di seguitare abilmente e alla sua massima velocità d’andatura, deve avere necessariamente queste prerogative nel sangue. La sua conformazione fisica codificata nel Dna deve essere in grado di sostenere le altissime prestazioni necessarie per questa fase, che viene condotta secondo la regola del rapporto inverso tra velocità e resistenza: e cioè alla massima velocità con media resistenza (seguita di velocità) oppure alla massima resistenza con media velocità (seguita di resistenza). Il suo peculiare portamento della testa, la sua capacità di correre senza sosta, percependo le evanescenti particelle aeree con la consapevolezza che l’obiettivo, sfuggente, gli sta davanti, sono tutte doti innate. Un temperamento, derivante dalla sua linea di sangue, che lo porta a spingersi laddove gli altri si arrendono; un carattere energico che lo induce a esercitarsi in uno sforzo dominato dalla passione e che prevale anche sullo sforzo fisico spesso portato fino al limite delle capacità; uno stile unico: ecco rappresentato quello che è per me il grande inseguitore.
Qual è l’unità di misura della seguita?
La seguita non si misura con la distanza percorsa, né tantomeno con il tempo della sua durata. Una seguita lenta e ordinaria o addirittura un rintraccio condotto in maniera intermittente e al piccolo galoppo potranno anche risultare lunghi, sia in termini di spazio sia di tempo, ma condurranno ad azioni del tutto piatte e inespressive ai fini estetici, oltre che inefficaci ai fini pratici. La lepre infatti, se viene inseguita lentamente, ha tutto il tempo di produrre doppie, raddoppi e cambi di direzione che finiscono per complicare in maniera crescente il lavoro dei segugi, dapprima prolungando infruttuosamente la seguita, poi interrompendola con un fallo incomprensibile. Al contrario, una seguita rapida e incalzante costringe la lepre a percorrere velocemente lunghi tratti rettilinei senza concederle il tempo necessario per produrre falli numerosi e complessi.
In questo modo l’azione risulta fluida e spettacolare. In pratica la validità di una seguita, è misurata dal rapporto tra lo spazio percorso e il tempo impiegato per percorrerlo.
Come si allestisce una muta capace di distinguersi nella fase dell’inseguimento?
Come in una squadra di calcio la muta inseguitrice non solo deve avere competenze specifiche dei singoli componenti, ma deve anche essere dotata di quel legante fiduciario che rende la loro unione sinergica, unitaria e virtuosa. Il ruolo del singolo cane, non importa se ricoperto da protagonista, comprimario o semplice gregario, deve essere compiuto in maniera altruista e sempre finalizzato al bene comune della squadra.
Il cane di testa è senza dubbio il pregiato protagonista della seguita. È il cane superiore e specialista di questa fase con la funzione esclusiva di tirare la volata ai suoi compagni, velocizzando oltremodo l’azione. Cane potente, veloce e grintoso, deve inseguire a testa alta per non perdere l’effluvio volatile lasciato in corsa dalla lepre. Per dare continuità e fluidità all’azione deve fare le sue scelte in frazioni di secondo e sbagliare il meno possibile per non cedere il suo ruolo a chi non ne ha capacità e competenza. La sua risoluzione dei falli avviene sempre in velocità, in un continuo lavoro dove
intuito, iniziativa e senso del selvatico fanno la differenza. Il cane di testa, infine, deve avere anche carisma e voce adeguati allo scopo, affinché gli altri lo riconoscano come un leader, almeno in questo frangente. Anche i comprimari, uno o due e solitamente dal metodo di centro avanzato, hanno grande importanza in seguita, fiancheggiando e sostenendo il grande inseguitore, soprattutto nei cambi di direzione, grazie al portamento della testa a mezz’aria. Il fanalino di coda del gruppo è costituito dai cani di centro. Nei tempi di persa questi si concentrano con naso a terra sul fallo per una sua risoluzione sulla traccia, pronti a ripassare generosamente il testimone ai velocisti, una volta indicato loro la nuova direzione di fuga e ripartire con loro.
Mi sembra di capire che, a suo avviso, il grande interprete di questa fase è da ricercarsi maggiormente nello specialista piuttosto che nei cani completi.
Tutti i segugi possono inseguire, indipendentemente dal loro ruolo nel gruppo, ma a mio avviso un cane in grado di esaltare ampiamente la fase di seguita della propria muta non può che essere uno specialista. Sui campi di calcio l’azione delle punte non è affidata a chiunque, ma ai fuoriclasse, specialisti capaci di guizzo, fantasia e iniziativa per concretizzare l’azione di gioco. Anche il raro e prezioso cane completo, cioè quello in grado di realizzare compiutamente tutte le fasi del lavoro, potrà svolgere una buona seguita, ma questi, oltre a diventare inevitabilmente il leader indiscusso del team, con il conseguente rischio di provocare spesso crisi d’identità ai suoi collaboratori, non potrà mai arrivare al medesimo livello di performance di uno specialista. Il lavoro di una squadra composta da elementi dotati di particolari com
petenze è qualcosa di decisamente più completo, strutturato e potente, poiché in questo caso siamo al cospetto di una compagine in cui il risultato finale è dato dall’unione sinergica di grandi forze.
Lei è appassionato di segugi italiani, nonché allevatore. Come sta il nostro cane in questa specifica fase?
Leggendo lo standard attuale di razza si scopre che il segugio italiano corre quando caccia, ammettendo implicitamente che la fase più rilevante è proprio quella della seguita. Eppure la stragrande maggioranza dei soggetti di razza che oggi vengono utilizzati a caccia o in verifiche zootecniche non sa inseguire in maniera competa.
Credo che questo dipenda da una serie di ragioni, ma soprattutto dalla conoscenza piuttosto superficiale che si ha di questa fase e conseguentemente dal tipo di segugio oggi largamente in uso: un cane di grande metodo classico sulla passata che primeggia solo nella fase di accostamento.
Dal punto di vista selettivo la seguita è il vero banco di prova del segugio, dove la complessità della fase esige la compresenza sinergica di doti, componenti biologiche e diverse funzionalità. Di un cane in fase di seguita valuteremo la sua struttura fisica, cioè la macchina che stiamo guidando; il suo sistema di apparati biologici, muscolatura e apparati vitali, cioè la sua cilindrata; la costellazione endocrina che definisce il temperamento, ossia il carburante; infine, ma non da ultimo, il server centrale che mette a sistema il tutto, il cervello, la capacità intellettiva di recepire e discernere gli stimoli esterni, attribuendo loro un significato cui dare risposte
rapide in termini di azioni. Sicuramente negli ultimi due decenni la razza è migliorata molto da questo punto di vista, anche grazie all’aggiornamento del regolamento Enci delle prove di lavoro che, una volta che ha aumentato i punteggi attributi alla fase di seguita, ha spinto la selezione in tal senso. Purtroppo però nelle verifiche zootecniche, in cui la durata media di un turno si aggira attorno ai 45 minuti, questa fase viene di solito valutata dal giudice solo negli ultimi cinque o dieci minuti, con la paradossale attribuzione di alti punteggi a prestazioni di pochi minuti. La seguita, invece, in quanto fase molto complessa, necessita di tempo per una corretta valutazione sia del singolo componente sia della muta complessiva. Altra incongruenza ai fini selettivi è che le valutazioni morfologiche dei singoli cani vengono fatte prima della sciolta, cioè staticamente, ottenendo solo una superficiale valutazione della predisposizione alle varie andature da lavoro. Una completa valutazione zootecnica ai fini selettivi di una razza come il segugio italiano dovrebbe invece avvenire solo a fine turno, quando dopo l’analisi biomeccanica si è concluso l’esame del movimento coerente alla preminente funzione dinamica di un cane da seguita.