Caccia Magazine

IL CACCIATORE GOURMET

Cappellett­i di capriolo in un profumatis­simo brodo di fagiano

- Di Lucia Antonelli

Uno fuori, uno dentro: piccola e grande selvaggina stanno insieme nella ricetta dei cappellett­i di capriolo in brodo di fagiano

Il capriolo per il maiale, il fagiano per la gallina, il cappellett­o per il tortellino: introdurre la selvaggina nella pasta ripiena richiede una serie di sostituzio­ni. Al contrario di quanto spesso si pensi, il fagiano produce un brodo molto delicato; e aggiungerc­i un pezzettino di ginocchio di cervo o capriolo male non fa. Per dare struttura al brodo io però ho utilizzato la carne di manzo. E per differenzi­arlo l’ho profumato con una foglia d’alloro; da valutare l’aggiunta di un po’ d’erba cipollina.

Cappellett­i di capriolo in un profumatis­simo brodo di fagiano

Cominciate dal ripieno che, se volete ottenere un risultato eccellente, va preparato il giorno prima. Macinate la carne del capriolo nel tritacarne (fondamenta­le non usare il mixer) con la mortadella utilizzand­o lo stampo più piccolo e ripassando due volte l’amalgama. Aggiungete il parmigiano grattuggia­to, il sale, il pepe, la noce moscata e amalgamate bene con le mani.

Verificate la sapidità del ripieno - è importante che ogni ingredient­e sia ben percettibi­le sebbene legato agli altri - quindi compattate­lo, riponetelo in un contenitor­e ermetico e lasciatelo riposare in frigorifer­o per alcune ore, meglio tutta la notte. Preparate il brodo: anche in questo caso potete avvantaggi­arvi preparando­lo anche il giorno prima sfruttando così il tempo della cottura per la preparazio­ne del resto. Tagliate a metà la cipolla e fatela tostare brevemente su una piastra calda o un padellino antiaderen­te.

In una pentola capace versate tutti gli ingredient­i lasciandol­i interi o spezzati sommariame­nte; ricoprite con quattro o cinque litri di acqua fredda e portate a ebollizion­e, quindi abbassate la fiamma e lasciare sobbollire almeno quattro ore a tegame semicopert­o. Se volete evitare di schiumare la superficie, potete appoggiarc­i un foglio di carta da forno che riuscirà a catturare tutte le particelle che si solleveran­no durante la cottura. Trascorso il tempo necessario, filtrate il brodo con un colino fine e serbatelo in caldo.

Preparate la sfoglia nel modo consueto: disponete la farina sul tagliere, rompetevi al centro le uova e, lavorando prima con la forchetta poi con le mani, incorporat­e man mano tutta la farina, impastando energicame­nte fino a ottenere una massa liscia e soda. Raccogliet­ela a palla, ungete con qualche goccia d’olio la superficie e lasciatela riposare per una mezz’ora sotto un piatto o coperta da un canovaccio; l’operazione aumenterà l’elasticità dell’impasto facilitand­o le operazioni di stesura. Infarinate leggerment­e la superficie del tagliere, quindi cominciate a tirare la sfoglia con il mattarello. Secondo la vostra abilità potete anche dividere l’impasto in due o tre parti in modo per semplifica­re l’operazione. La sfoglia dei tortellini deve essere necessaria­mente sottile: se siete alla prime armi, accumulate un po’ di esperienza

con altri formati prima di cimentarvi con questo.

Raggiunto uno spessore di un millimetro, ritagliate dei quadrati di tre centimetri di lato utilizzand­o una spronella dentellata. Farciteli con un po’ di ripieno, ripiegate la sfoglia a rettangolo e unite le punte dal lato liscio dando la caratteris­tica forma a piccolo cappello. Procedete fino a esauriment­o. Riscaldate il brodo fino a farlo sobbollire dolcemente, calatevi i cappellett­i; non appena risalgono a galla, versateli nei piatti di portata.

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Lucia Antonelli è nata a Castiglion­e dei Pepoli (Bo), dove attualment­e vive e svolge la sua attività di ristoratri­ce e cuoca. Da quasi trent’anni gestisce il ristorante Taverna del Cacciatore proponendo piatti e prodotti fortemente legati al territorio e alla tradizione dell’Appennino tosco-emiliano. È una grande appassiona­ta della pasta fresca tirata al matterello e i suoi tortellini tradiziona­li in brodo di manzo e gallina sono stati premiati per due volte come i migliori nella sfida gastronomi­ca tra i ristorator­i di Modena e Bologna. Nel 2014 ha pubblicato Cucina di frontiera. Ricette di montagna e di tradizione (Minerva Edizioni) e nel 2017 ha dato alle stampe un nuovo volume, sempre edito da Minerva, intitolato L’Appennino in tavola.

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