LA VOCE DELLA CCT
Rifondare l'intesa
L’assessorato regionale ha annunciato che il 2011 porterà con sé il nuovo piano faunistico-venatorio toscano: la Cct ha già pronte alcune proposte per rafforzare il legame tra caccia e agricoltura
« Entro l’anno porteremo in discussione in consiglio regionale la proposta del nuovo piano faunistico-venatorio regionale». Lo ha annunciato Stefania Saccardi, assessore all’Agricoltura e alla Caccia della Regione Toscana. Si apre dunque una fase delicata e di lungo respiro, nella quale si dovranno delineare le strategie gestionali per i prossimi anni e ristabilire, o meglio consolidare, un forte legame tra le ragioni della caccia e quelle del comparto agricolo. Da tempo la Confederazione Cacciatori Toscani non ha nascosto quest’esigenza, cercando di andare anche oltre e sforzandosi di individuare aspetti concreti su cui poggiare nel concreto l’intesa: è fondamentale rilanciare e potenziare il ruolo degli Ambiti territoriali di caccia.
In tal senso, la discussione del nuovo piano faunistico-venatorio andrà accompagnata da altri elementi di forte impatto sul piano politico, economico e gestionale. Il riferimento va:
• alla definizione delle linee di politica agricola comunitaria su cui rifondare un nuovo patto tra cacciatori e agricoltori;
• al completamento degli adempi
menti normativi della legge 3/94 recentemente aggiornata, con le necessarie modifiche al regolamento di attuazione 48/R;
• a una nuova governance del rapporto tra competenze della Regione, Atc e categorie, per sviluppare al massimo la sussidiarietà.
Una strategia per la biodiversità
La nuova pac 2021/2027, il Green New Deal, le nuove strategie Farm to Fork e sulla biodiversità aprono scenari e opportunità di rilevante interesse. La centralità della biodiversità, la salvaguardia degli elementi collegati al paesaggio, la tutela del suolo e delle acque, lo sviluppo dell’agricoltura biologica, l’arresto del consumo di suolo e dei cambiamenti climatici dovranno rappresentare solo alcuni dei punti condivisi per rifondare l’intesa tra cacciatori e agricoltori. Le risorse in campo e gli investimenti attivabili con ricadute dirette e apprezzabili sul comparto faunistico, sugli Atc e sugli istituti pubblici e privati saranno la conseguenza di questa nuova intesa.
Occorre pertanto una nuova progettualità di settore: ecco perché la Confederazione ritiene necessaria l’attivazione di un tavolo regionale permanente tra caccia, agricoltura e Atc; deve essere destinato a progettare, promuovere e monitorare le future misure comunitarie destinate al comparto, particolarmente rivolte all’impresa agricola.
Dai documenti ufficiali emerge che per l’Italia la futura dotazione finanziaria per la pac 2021/2027 ammonterà a circa 38,7 miliardi di euro. Sulla strategia per la biodiversità si presentano obiettivi estremamente ambiziosi che devono vederci attenti e propositivi:
• riduzione del 50% dei pesticidi chimici entro il 2030;
• riduzione del 20% dei fertilizzanti entro il 2030;
• destinazione di almeno il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica;
• riduzione del consumo di suolo;
• recupero e inversione di tendenza sull’abbandono delle terre marginali;
È inoltre opportuno che la Regione Toscana istituisca i necessari strumenti di supporto tecnicoscientifico che già oggi la nuova legge regionale prevede. Il riferimento va alla necessaria istituzione in tempi rapidi dell’Osservatorio faunistico-regionale e del comitato tecnico scientifico.
Non più solo gli ungulati
Sul nuovo piano faunistico-venatorio regionale corre l’obbligo di presentare alcune necessarie considerazioni.
Il ritardo con cui si procede alla stesura della nuova pianificazione faunistico venatoria regionale impone un’attenta riflessione su ciò che è accaduto negli ultimi cinque anni, caratterizzati dall’unica attenzione nei confronti degli ungulati e dei danni causati alle coltivazioni. Ciò ha portato a una certa disattenzione nei confronti del resto della gestione faunistica, soprattutto per ciò che riguarda la selvaggina nobile stanziale e in alcuni casi anche migratoria. Il nuovo piano faunistico-venatorio dovrà affrontare una serie di aspetti inderogabili, legati:
• alle politiche di indirizzo e gestione degli istituti pubblici zrc/zrc (a tal proposito occorrerà superare la logica dell’immodificabilità di tali istituti e legarne il mantenimento agli obiettivi attesi, ai risultati ottenuti e alla loro durata nel tempo);
• agli istituti privati (occorrerà definire meglio alcuni aspetti, come obiettivi gestionali e ambientali; modalità e qualità d’immissione delle varie specie in indirizzo; strumenti e tempi di verifica delle immissioni e dei risultati ottenuti parametrati sugli obiettivi programmati; eventuale istituzione di un meccanismo di premialità legato ai risultati).
Nelle aree protette occorrerà introdurre il principio della gestione e non solo della conservazione: si dovranno utilizzare gli strumenti destinati al controllo faunistico, attuabile dal personale abilitato, come elemento regolatore delle popolazioni faunistiche problematiche; si dovrà ragionare di responsabilità dei danni provocati dagli ungulati fuori dal perimetro dell’area protetta.
Più in generale, sulla gestione degli ungulati occorrerà riflettere sulla suddivisione e la vocazionalità dei territori individuati.
Sulla piccola selvaggina stanziale riteniamo che occorrano un vero e proprio salto di qualità, una serie di azioni tra loro collegate, la concentrazione di sforzi economici e investimenti; bisogna valorizzare gli ambienti vocati, contrastare i vari fattori limitanti, organizzare e sperimentare nuove forme di gestione e di coinvolgimento dei soggetti interessati, superare le tecniche di immissione e ripopolamento finora messe in campo.
Questi e altri obiettivi dovranno camminare con le gambe di una nuova governance istituzionale: si parte dalla riorganizzazione amministrativa territoriale, che comprende anche la funzionalità degli uffici territoriali regionali in forte collegamento con gli Atc.