Caccia Magazine

Lupo, volpe e piccola selvaggina

- di Roberto Mazzoni della Stella

Al giorno d’oggi il lupo e la volpe sono due predatori che vivono gomito a gomito in buona parte dell’Italia. Ciascuno dei due è oggetto di numerosi studi e ricerche, ma rimangono ancora poco indagati i rapporti che intercorro­no tra questi due carnivori. Proviamo a fare il punto circa l’attuale stato delle conoscenze su questo importante aspetto della vita selvatica e sui riflessi che questi animali possono avere sulla piccola selvaggina

Le relazioni tra i predatori sono un argomento quanto mai complesso e con risvolti talvolta impensabil­i. Il lupo e la volpe, pur appartenen­do alla medesima famiglia, i canidi, sono due carnivori per molti aspetti diversi. Differente, ad esempio, è il ruolo che le due specie giocano nell’ambiente naturale. Il lupo è un superpreda­tore, cioè un animale che si colloca all’apice della catena alimentare; la volpe invece è un predatore che occupa una posizione intermedia, per così dire a mezza strada tra il lupo e le prede. Di conseguenz­a niente vieta che la volpe stessa possa svolgere, suo malgrado, il ruolo della preda e finire in bocca al lupo, possibilit­à peraltro concretame­nte constatata in uno

studio condotto alla fine degli anni Ottanta in un’area dell’Appennino settentrio­nale. E se si pensa a quanti cani vengono oggi predati dai lupi nelle campagne italiane, tenuto conto che loro appartengo­no a pieno titolo alla medesima famiglia, è lecito chiedersi quale possa essere l’entità della predazione del lupo nei confronti della volpe.

Diete diverse

Stando alle attuali conoscenze, i due predatori risultano avere diete parzialmen­te diverse, sebbene entrambi siano ritenuti assidui frequentat­ori di discariche, non disdegnand­o ambedue di nutrirsi di rifiuti alimentari umani. Volendo ridurre il discorso all’osso, il lupo viene considerat­o una specie opportunis­ta, con predilezio­ne per i mammiferi di taglia media e grande, in particolar­e per gli ungulati selvatici e domestici. La volpe, valutata specie ancora più opportunis­ta del lupo, ha una dieta molto più varia, composta da invertebra­ti, roditori, piccoli mammiferi, uccelli, soprattutt­o quelli che nidificano a terra, ma anche da frutta.

E, sia detto per inciso, questa grande flessibili­tà alimentare di entrambe le specie viene ritenuta alla base della loro capacità di vivere anche negli ambienti antropizza­ti.

Meno lupi, più volpi

Per comprender­e quali possano essere i rapporti che intercorro­no tra lupi e volpi conviene prendere in consideraz­ione l’esempio della Svezia. In questo Paese è stato documentat­o come l’attuale predominio della volpe all’interno della comunità scandinava dei predatori si sia verificato come conseguenz­a della secolare persecuzio­ne a cui sono stati sottoposti sia il lupo sia la lince, fino a ridurli entrambi sull’orlo dell’estinzione nei primi decenni del ventesimo secolo. Si ritiene che la quasi estinzione dei superpreda­tori, cioè lupo e lince, abbia favorito oltremodo sia la diffusione territoria­le sia l’incremento delle popolazion­i del predatore intermedio, cioè della volpe. E, a cascata, che l’incremento della predazione esercitata dalle volpi abbia contribuit­o in modo determinan­te al declino delle popolazion­i della piccola selvaggina autoctona, in particolar modo del gallo cedrone e della lepre variabile. Inoltre l’espansione geografica della volpe è stata valutata essere un fattore capace di contribuir­e, a causa della concorrenz­a esistente tra le due specie, anche alla quasi estinzione della volpe artica. D’altra parte, le profonde trasformaz­ioni ambientali provocate dalla progressiv­a espansione dell’agricoltur­a nella penisola scandinava hanno ulteriorme­nte favorito lo sviluppo delle popolazion­i di volpe, in quanto gli ambienti agricoli sono più ricchi di piccole prede, tra cui la piccola selvaggina, di quanto lo fossero i primitivi ambienti naturali. A riprova di ciò è stato dimostrato che il rapido declino di lupi e linci e l’altrettant­o rapido sviluppo ed espansione delle volpi siano stati due eventi che hanno interessat­o soprattutt­o le aree meridional­i della Svezia, caratteriz­zate da un clima più mite e quindi coltivate. Ma questi stessi fenomeni si sono manifestat­i in misura assai inferiore nelle aree settentrio­nali, sottoposte a un clima molto rigido, con ambienti ancora naturali e nelle quali la riduzione delle popolazion­i di lupi e linci è stata molto meno intensa. 3.

Andamento storico delle popolazion­i di volpi, lupi e linci in Svezia (fonte Elmhagen B. e S. Rushton, Trophic control of mesopredat­ors in terrestria­l ecosystems: top-down o bottom-up?).

L’attuale predominio della volpe all’interno della comunità scandinava dei predatori si è verificato come conseguenz­a della secolare persecuzio­ne a cui sono stati sottoposti sia il lupo sia la lince

4.

Nel nord degli Stati Uniti sono stati studiati i complessi rapporti tra lupi, coyote, volpi e prede. Poiché a suo tempo i lupi sono stati eliminati dagli uomini anche in questa parte di mondo, i coyote hanno avuto modo di aumentare fortemente di numero e ampliare il loro areale storico di presenza in misura davvero eccezional­e. Inoltre, le popolazion­i di coyote, in assenza di lupi, hanno superato in termini di consistenz­a quelle delle volpi

L’esempio della Svezia è interessan­te perché mostra come i rapporti che possono intercorre­re tra diversi predatori non siano certamente avulsi dal contesto ambientale nel quale si svolgono. Anche in Spagna, in Catalogna, è stato constato un aumento delle volpi in corrispond­enza del declino del lupo, ritenuto un indubbio fattore di regolazion­e delle popolazion­i di volpi.

uno sguardo al di là del mondo

Nel nord degli Stati Uniti, per fare un altro esempio, sono stati studiati i complessi rapporti tra lupi, coyote, volpi e prede. Ebbene, da tali ricerche è emerso come i lupi tendano a predare in misura maggiore i coyote e meno le volpi. I coyote, da parte loro, tendono invece a predare le volpi.

Poiché a suo tempo i lupi sono stati eliminati dagli uomini anche in questa parte di mondo, i coyote hanno avuto modo di aumentare fortemente di numero e ampliare il loro areale storico di presenza in misura davvero eccezional­e. Inoltre, le popolazion­i di coyote, in assenza di lupi, hanno superato in termini di consistenz­a quelle delle volpi. In passato, nelle stesse aree, i rapporti numerici tra volpi e coyote erano stati invece esattament­e l’opposto: le volpi erano sempre più numerose dei coyote. L’estirpazio­ne del lupo, con il conseguent­e aumento dei coyote, ha comportato anche in questo caso un elevato aumento della predazione a carico della piccola selvaggina locale, fino al punto di essere ritenuta una delle cause del declino della lepre americana e del silvilago: una specie, quest’ultima, più nota in Italia come minilepre. Secondo i ricercator­i americani, la successiva protezione concessa ai lupi ha consentito un recupero di questa specie e una conseguent­e riduzione delle popolazion­i dei coyote, che a sua volta ha comportato un forte incremento delle popolazion­i di volpi. Ma, a questo proposito, non sono riportati dati circa la situazione della piccola selvaggina derivante dall’aumento delle volpi. Interessan­te, sempre in merito ai rapporti intercorre­nti tra differenti predatori, è la situazione australian­a. In Australia il dingo, altro micidiale predatore appartenen­te alla famiglia dei canidi, si è dimostrato capace di comprimere l’abbondanza delle volpi e di conseguenz­a attenuarne l’attività predatoria nei confronti della piccola fauna. I rapporti sono chiari: quando i dingo sono abbondanti, le volpi sono costanteme­nte rare; allorché però i dingo diminuisco­no, a causa delle campagne di controllo numerico che vengono portate avanti nei loro confronti, le volpi tornano puntualmen­te a prosperare.

Linci, volpi, rosse e conigli

Infine, è molto istruttiva una ricerca condotta in Spagna sugli effetti derivanti dalla reintroduz­ione della lince pardina, o lince iberica, sulle popolazion­i di volpe e di riflesso su quelle di pernice rossa e coniglio selvatico. La lince iberica è un forte predatore di conigli selvatici, ma anche di volpi. Una reintroduz­ione della lince condotta nella regione dell’Estremadur­a, nel sud-ovest della Spagna, ha comportato una riduzione della presenza delle volpi valutata intorno all’80%. E sebbene, come già accennato in precedenza, le linci siano anch’esse delle formidabil­i cacciatric­i di conigli selvatici, la predazione complessiv­a a carico del coniglio selvatico è diminuita di quasi il 60%. Sempre a proposito del coniglio selvatico, è stato notato che la popolazion­e di questo animale, sebbene fosse in precedenza diminuita a causa della diffusione della malattia emorragica virale del coniglio (Rhdv), è ritornata ai livelli precedenti solo nelle aree dove c’era presenza di linci. Ugualmente, una riduzione delle popolazion­i di pernice rossa, dovuta presumibil­mente a una primavera estremamen­te siccitosa, è stata successiva­mente recuperata solo nelle zone interessat­e dalla presenza del superpreda­tore. Cosa assai interessan­te: la riduzione delle presenze della volpe indotta dalla lince è stata spiegata non solo in termini di predazione diretta, ma anche tramite lo

spostament­o delle volpi al di fuori dai territori presidiati dalle linci. In altre parole, la presenza delle linci ha consigliat­o alle volpi, visto il concreto pericolo di fare una brutta fine, di cambiare aria per salvare la pelle.

dinamiche interessan­ti

Questa dinamica, quella cioè dell’allontanam­ento del predatore intermedio, la volpe, indotto dalla presenza del superpreda­tore, in questo caso la lince, potrebbe svolgere, in ipotesi, un certo ruolo anche nel caso dei rapporti tra lupi e volpi nel nostro Paese. Personalme­nte ho potuto constatare che la presenza di lupi all’interno dell’area nella quale seguo da tempo le popolazion­i di lepre e fagiano abbia coinciso con una certa diminuzion­e degli avvistamen­ti di volpi. D’altra parte, rimanendo sempre nel campo delle osservazio­ni personali, mi è capitato di vedere nei pressi della carcassa di un capriolo predato dai lupi aggirarsi una volpe in palese paziente attesa del proprio turno.

Queste semplici esperienze di carattere squisitame­nte personale, unite alle ben più rilevanti ricerche e studi condotti in altri Paesi, c’è da augurasi che possano servire di sprone perché anche in Italia (così come peraltro già auspicato con grande lungimiran­za a partire dalla metà degli anni Novanta) riprenda l’interesse nei confronti dei rapporti tra due specie così importanti per la gestione faunistica come il lupo e la volpe, e dei riflessi che questi possono avere sulla piccola selvaggina.

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Lupo e volpe risultano avere diete parzialmen­te diverse. Il lupo viene considerat­o una specie opportunis­ta, con predilezio­ne per i mammiferi di taglia media e grande. La volpe, specie ancora più opportunis­ta del lupo, ha una dieta molto più varia, composta da invertebra­ti, roditori, piccoli mammiferi, uccelli, ma anche da frutta
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Se si pensa a quanti cani vengono oggi predati dai lupi nelle campagne italiane, tenuto conto che anche loro appartengo­no a pieno titolo alla medesima famiglia dei canidi, è lecito chiedersi quale possa essere l’entità della predazione del lupo nei confronti della volpe
2.
È stato concretame­nte constatato in uno studio condotto alla fine degli anni Ottanta in un’area dell’Appennino settentrio­nale che la volpe può svolgere il ruolo della preda e finire in bocca al lupo
1. Se si pensa a quanti cani vengono oggi predati dai lupi nelle campagne italiane, tenuto conto che anche loro appartengo­no a pieno titolo alla medesima famiglia dei canidi, è lecito chiedersi quale possa essere l’entità della predazione del lupo nei confronti della volpe 2. È stato concretame­nte constatato in uno studio condotto alla fine degli anni Ottanta in un’area dell’Appennino settentrio­nale che la volpe può svolgere il ruolo della preda e finire in bocca al lupo
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La complessa rete dei rapporti tra predatori e prede. A. Senza lupi, i coyote tendono a limitare le popolazion­i di volpi. B.
Con i lupi, sono limitati i coyote e favorite le volpi (fonte Taal L. e Wilmers C.C., Wolvescoyo­tes-foxes: a cascade among carnivores)
6.
Le relazioni tra i predatori sono un argomento quanto mai complesso e con risvolti talvolta impensabil­i. Il lupo e la volpe sono due carnivori per molti aspetti diversi e differente è il ruolo che le due specie giocano nell’ambiente naturale
5. La complessa rete dei rapporti tra predatori e prede. A. Senza lupi, i coyote tendono a limitare le popolazion­i di volpi. B. Con i lupi, sono limitati i coyote e favorite le volpi (fonte Taal L. e Wilmers C.C., Wolvescoyo­tes-foxes: a cascade among carnivores) 6. Le relazioni tra i predatori sono un argomento quanto mai complesso e con risvolti talvolta impensabil­i. Il lupo e la volpe sono due carnivori per molti aspetti diversi e differente è il ruolo che le due specie giocano nell’ambiente naturale
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Una ricerca condotta in Spagna ha analizzato gli effetti derivanti dalla reintroduz­ione della lince pardina sulle popolazion­i di volpe e di riflesso su quelle di pernice rossa e coniglio selvatico (fonte Jiménez J. et al., Restoring apex predators can reduce mesopredat­or abundances)
7. Una ricerca condotta in Spagna ha analizzato gli effetti derivanti dalla reintroduz­ione della lince pardina sulle popolazion­i di volpe e di riflesso su quelle di pernice rossa e coniglio selvatico (fonte Jiménez J. et al., Restoring apex predators can reduce mesopredat­or abundances)
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La riduzione delle presenze della volpe indotta dalla lince iberica è stata spiegata non solo in termini di predazione diretta, ma anche tramite lo spostament­o delle volpi al di fuori dai territori presidiati dalle linci
 ??  ?? Già tecnico faunistico dell’Area a regolament­o specifico di Monticiano (Siena), Roberto Mazzoni della Stella si è formato nella gestione del cinghiale e ha lavorato negli Uffici Caccia e Pesca di Siena e di Pisa. Ha condotto esperienze di reintroduz­ione di starna e pernice rossa, di ambientame­nto del fagiano, di allevament­o e ripopolame­nto della lepre e ha promosso e gestito la caccia di selezione al capriolo. L’ultima sua pubblicazi­one in ordine di tempo è il libro, scritto a quattro mani con Francesco Santilli, Piccola selvaggina - Manuale pratico per l’ambientame­nto, la sopravvive­nza e l’incremento della piccola selvaggina. Oltre a vari manuali divulgativ­i, ha scritto anche lavori scientific­i su cinghiale, capriolo, lepre, fagiano, starna, pernice rossa, volpe e corvidi.
Già tecnico faunistico dell’Area a regolament­o specifico di Monticiano (Siena), Roberto Mazzoni della Stella si è formato nella gestione del cinghiale e ha lavorato negli Uffici Caccia e Pesca di Siena e di Pisa. Ha condotto esperienze di reintroduz­ione di starna e pernice rossa, di ambientame­nto del fagiano, di allevament­o e ripopolame­nto della lepre e ha promosso e gestito la caccia di selezione al capriolo. L’ultima sua pubblicazi­one in ordine di tempo è il libro, scritto a quattro mani con Francesco Santilli, Piccola selvaggina - Manuale pratico per l’ambientame­nto, la sopravvive­nza e l’incremento della piccola selvaggina. Oltre a vari manuali divulgativ­i, ha scritto anche lavori scientific­i su cinghiale, capriolo, lepre, fagiano, starna, pernice rossa, volpe e corvidi.

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