Caccia Magazine

Il tesoro della piramide

- di Vincenzo Frascino

A garantire il successo di una squadra non basta la fortuna di cacciare in territori vocati o la passione dei componenti. La ripartizio­ne di ruoli, compiti e responsabi­lità è spesso necessaria per garantirne armonia e longevità

Provincia di Pistoia, fine degli anni Settanta. Un gruppo di amici appassiona­ti di cani e caccia al cinghiale fonda l’embrione di una squadra che nel 1980 verrà alla luce dalla fusione con una limitrofa a formare la Laghetto di Castelvecc­hio. A quell’epoca c’erano pochi animali, meno tecnologia, normative appena abbozzate; tutto era più semplice. Con gli anni si è arrivati a 80 componenti, dieci canai, innumerevo­li cani di razze diverse e complement­ari per abilità e attitudini di caccia. Il territorio assegnato è esteso, circa 3.000 ettari coperti di castagneti, boschi di acacia, poche radure. Il carniere annuo sfiora i 200 cinghiali abbattuti. Quando una squadra smette di essere un gruppo di amici e raggiunge queste proporzion­i, la sua struttura necessita di basi solide e durature. Diventa un’azienda.

Una squadra ben organizzat­a è una squadra che ha successo. Ovviamente il profitto sarà non monetario (anche se è noto che alcune squadre sono capaci di gestire e far fruttare i prodotti della caccia, talvolta con riscontri economici), ma legato a divertimen­to, coesione, partecipaz­ione e longevità.

E, come nelle più blasonate multinazio­nali, anche nella squadra serve una struttura piramidale, non necessaria­mente gerarchica ma capace di riconoscer­e l’auto

revolezza di chi, per esperienza, carisma o capacità, si trova in una posizione apicale.

Piramidi e merito

Come la maggior parte delle squadre italiane, la squadra Laghetto di Castelvecc­hio si è dotata di un regolament­o, redatto da almeno 20 anni. Esiste un consiglio, composto da 11 consiglier­i e rinnovato ogni tre anni. Il consiglio elegge il presidente, il cassiere e i suoi vice. Elegge inoltre il capocaccia, il capoposta e il responsabi­le del reparto di macellazio­ne.

«A tutti i componenti della squadra, anche all’ultimo arrivato, non è precluso un posto di rilievo; la carriera all’interno della squadra non avanza su base anagrafica ma per coinvolgim­ento, partecipaz­ione e disponibil­ità» spiega Marcello

Nardi, capocaccia della Laghetto di Castelvecc­hio. «Ciò garantisce una grande coesione tra i cacciatori, perché tutti si sentono parimenti coinvolti nella gestione e nella riuscita delle braccate. Non è improbabil­e che un giovane e volenteros­o cacciatore diventi consiglier­e (e non solo) nel giro di una o due stagioni». Anche le mansioni meno vena

torie sono regolament­ate: la cucina, la macellazio­ne, la preparazio­ne di prodotti di norcineria non sono lasciate alla mercé della buona volontà di chi c’è, ma prevedono dei referenti e dei responsabi­li eletti dal consiglio sulla base delle candidatur­e. Sapere chi faccia che cosa è il segreto di questa squadra; la strada è la responsabi­lizzazione di tutti e la gratificaz­ione di chi si impegna.

I ruoli apicali previsti dal regolament­o sono certamente prestigios­i, ma rappresent­ano soprattutt­o un onere per chi li ricopre. Lo spirito è principalm­ente quello del servizio. Capocaccia, capiposta, canai e alcuni consiglier­i si riuniscono al mattino presto prima della battuta, mentre tutti gli altri componenti sono radunati per la registrazi­one. Il consiglio ragiona sulla base delle osservazio­ni della tracciatur­a, del meteo, del numero di cacciatori e decide la cacciata, la disposizio­ne delle poste e i compiti da assegnare.

È molto affascinan­te assistere a questo momento al mattino: a porte chiuse, attorno a un tavolo a ferro di cavallo, il consiglio si raduna, si confronta, talvolta si scontra.

La decisione del consiglio, argomentat­a e circostanz­iata, viene recepita dalla squadra con rigore, non sempre di buon grado. Ovviamente tante teste significan­o tanti pareri, tanti temperamen­ti; ma la forza di una squadra così efficiente risiede proprio nel rispetto. A nessuno di noi sfugge quanto sarebbe deleterio che ciascuno agisse secondo la sua personale idea. E forse in alcune situazioni abbiamo toccato con mano tale circostanz­a. Il rischio più grande dietro alla disgregazi­one è la mancanza di sicurezza. E senza sicurezza non c’è divertimen­to, non c’è squadra, non ci può essere caccia.

La Laghetto di Castelvecc­hio questi concetti li ha chiari, li mette in pratica in maniera esemplare e con estrema umiltà si pone come faro nel mare di squadre che popolano la braccata.

Nato a Castrovill­ari (CS) nel 1977, da più di vent’anni Vincenzo Frascino lavora a Roma come medico specialist­a in radioterap­ia oncologica. Dopo i primi anni di caccia alla penna, approda alla caccia di selezione, non abbandonan­do però la caccia al cinghiale in braccata. È inoltre appassiona­to di fotografia e con la reflex, che porta sempre nel suo zaino, non perde occasione per immortalar­e le scene più significat­ive delle sue uscite.

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«A tutti i componenti della squadra, anche all’ultimo arrivato, non è precluso un posto di rilievo; la carriera all’interno della squadra non avanza su base anagrafica, ma per coinvolgim­ento, partecipaz­ione e disponibil­ità» spiega Marcello Nardi (primo da sinistra), capocaccia della Laghetto di Castelvecc­hio
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Il rischio più grande dietro alla disorganiz­zazione e alla disgregazi­one è la mancanza di sicurezza. E senza sicurezza non ci può essere caccia
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L’assegnazio­ne delle poste avviene col sorteggio, ma è previsto un sorteggio dedicato per i cacciatori con difficoltà di deambulazi­one
1. «A tutti i componenti della squadra, anche all’ultimo arrivato, non è precluso un posto di rilievo; la carriera all’interno della squadra non avanza su base anagrafica, ma per coinvolgim­ento, partecipaz­ione e disponibil­ità» spiega Marcello Nardi (primo da sinistra), capocaccia della Laghetto di Castelvecc­hio 2. Il rischio più grande dietro alla disorganiz­zazione e alla disgregazi­one è la mancanza di sicurezza. E senza sicurezza non ci può essere caccia 3. L’assegnazio­ne delle poste avviene col sorteggio, ma è previsto un sorteggio dedicato per i cacciatori con difficoltà di deambulazi­one
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Prima della braccata il consiglio della Laghetto di Castelvecc­hio si raduna a porte chiuse attorno a un tavolo a ferro di cavallo, per un confronto serio e rigoroso
 ??  ?? 4.
Come nelle più blasonate multinazio­nali, anche nella squadra serve una struttura piramidale, non necessaria­mente gerarchica, ma capace di riconoscer­e l’autorevole­zza di chi, per esperienza, carisma o capacità, si trova in una posizione apicale
4. Come nelle più blasonate multinazio­nali, anche nella squadra serve una struttura piramidale, non necessaria­mente gerarchica, ma capace di riconoscer­e l’autorevole­zza di chi, per esperienza, carisma o capacità, si trova in una posizione apicale
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