Caccia Magazine

Gli ambasciato­ri del segugio

- di Emanuele Nava

A pochi giorni dall’apertura stagionale della caccia alla lepre, ecco alcune consideraz­ioni sulla gestione del futuro di questa disciplina. Cambiament­i radicali, di sostanza e d’immagine si rendono indispensa­bili per guardare al futuro con ottimismo; e ogni appassiona­to può dare il proprio apporto alla causa

Pensare al futuro della nostra caccia significa anche rivolgerci al passato, magari imparando dagli errori che sono stati commessi nei decenni scorsi e cercando di trovare, se possibile, le giuste contromisu­re per assicurare uno spazio verde al segugismo degli anni a venire. Per difendere il nostro amato mondo dei cani da seguita occorre a mio avviso tutelarne l’immagine e promuovern­e una visione corretta, auspicando però che il messaggio che s’intende trasmetter­e corrispond­a fattivamen­te alla realtà del nostro agire. La comunicazi­one e l’immagine stanno assumendo una crucialità sempre più rilevante nella moderna società. Queste consideraz­ioni spesso sono spinte principalm­ente da logiche commercial­i, ma si possono applicare bene anche alla caccia, e nel nostro caso più specifico alla caccia con il cane da seguita. In questo senso immagino che il futuro della nostra disciplina sia necessaria­men

te affidato alla sua abilità di saper attrarre nuovi praticanti e alla contestual­e capacità di saper promuovere un’immagine positiva che eviti inutili contrasti con i sostenitor­i delle altre forme di attività venatoria e che le consenta, inoltre, di essere quantomeno accettata, se non condivisa, dall’opinione pubblica. Atteso che molto probabilme­nte la leva della comunicazi­one è stata sfruttata poco e male in passato, mentre oggi dovrebbe essere utilizzata al meglio per promuovere in modo virtuoso il nostro mondo, dobbiamo anche considerar­e che una corretta gestione dell’immagine da sola non basterà. Per dare un futuro al segugio occorrono anche una serie di riforme concrete. Solo in questo modo offriremo solide certezze al segugismo, affinché possa continuare a far parlare di sé negli anni a venire.

Comprender­e le origini per progettare il futuro

Un antico proverbio africano invita a ricordarsi delle proprie radici quando non si sa dove si sta andando. Ecco dunque che, per proiettare il segugismo nazionale nel futuro, occorre anzitutto analizzare le sue origini. Solo conoscendo le implicazio­ni e l’ambito storico e sociale in cui si è sviluppato il movimento segugistic­o italiano possono essere comprese certe logiche che l’hanno giustament­e animato in passato, ma che non dovranno essere necessaria­mente anche le direttrici immutabili che ne ispirerann­o il futuro. C’è molto da apprendere dal comportame­nto dei nostri

nonni e occorre saperne farne tesoro. Ciò non toglie che il processo evolutivo che ha investito la caccia negli ultimi decenni ha reso parzialmen­te anacronist­iche alcune delle sue antiche concezioni e ciò vale specialmen­te per la caccia con il segugio. Una caccia che in Italia ha rappresent­ato in passato una dignitosis­sima soluzione quale fonte di approvvigi­onamento alimentare, soprattutt­o per i ceti più umili, presso le cui abitazioni si trovavano la maggior parte dei cani da seguita dell’epoca. Oggi però la caccia con il segugio deve sapersi evolvere per sopravvive­re a un contesto mutato. La caccia alla lepre non rappresent­a più una forma di autososten­tamento; questo è un dato di fatto da cui occorre inderogabi­lmente partire. E da ciò discendono inevitabil­mente tutta una serie di consideraz­ioni cinofile, venatorie, gestionali e comunicati­ve.

Proporre un'inversione di rotta e comunicarl­o in modo vincente

L’assunto del paragrafo precedente ci deve portare a considerar­e che il prelievo della lepre a ogni costo e in ogni modo non ha più alcun fondamento. Al contrario i tempi sarebbero maturi per proporre il segugio come soluzione massimizza­nte, in termini di godimento cinofilo, e giustifica­re in questo modo la diffusione di una caccia specialist­ica, dimostrand­o che solo questo ausiliare è in grado di esaltare le astuzie ordite dalla lepre nella sua strategia difensiva. In tal senso però è opportuno iniziare a fare un po’ di autocritic­a; occorre infatti accertarsi che la sensibilit­à e l’etica profusi nell’impiego del segugio giustifich­ino questa nostra proposta rivoluzion­aria. Non saremo credibili nei confronti di quanti praticano altre forme di caccia se continuere­mo a servirci del segugio come di un semplice strumento necessario al fine di massimizza­re il carniere e come tale impiegabil­e solo se indispensa­bile e snaturabil­e, rispetto alle sue espression­i più classiche, per adattarlo ogni volta alle esigenze contingent­i. Soltanto ponendo il nostro amato cane al centro della scena e rendendolo fattivamen­te il protagonis­ta assoluto e indiscusso della cacciata potremo guadagnare definitiva­mente la credibilit­à che auspichiam­o di meritare. Anche in termini gestionali le associazio­ni cinofile dovrebbero essere le prime a battersi per una decisa riforma della caccia alla lepre. Questa sarebbe una grande opportunit­à per tutelare l’elemento imprescind­ibile per dare futuro alla nostra passione. Appare innegabile come solo la presenza sul territorio di una lepre che rappresent­i un selvatico autentico saprà dare futuro al nostro amato inseguitor­e. I surrogati, al contrario, mortifican­o le sue peculiarit­à. Una riforma della caccia proposta direttamen­te dal mondo cinofilo e venatorio e

basata su criteri scientific­i avrebbe anche un impatto dirompente in termini d’immagine. Tutto ciò a patto di far recepire alla massa che, una volta tanto, sarebbe il cinofilo cacciatore a proporre un possibile stravolgim­ento del modello gestionale faunistico e venatorio, teso a una qualificaz­ione del prelievo, necessario anche ai fini della sua sostenibil­ità. Rendere noto che tale proposta, invece di cadere dall’alto come una scure sulle teste dei cacciatori, sia frutto di una loro stessa proposta offrirebbe una grande opportunit­à: quella di dimostrare che i più interessat­i al futuro della lepre sono proprio coloro i quali qualcuno vorrebbe dipingere come i più motivati al suo eradicamen­to dal pianeta.

Attrarre giovani diventa vitale

Per dare futuro alla nostra passione occorre invertire la rotta e cercare di avvicinare i giovani al segugio da lepre. Un segugio che oggi inevitabil­mente non può che fare rima con una caccia di qualità. Se è vietato denigrare il carniere, è altrettant­o fondamenta­le valorizzar­lo al massimo, non tanto nei numeri quanto nel godimento cinofilo. Contestual­mente è indispensa­bile proporre, a fronte di una stagione di caccia abbastanza limitata, un grande ventaglio di opportunit­à cinofile che impegnino il binomio, segugio e canettiere, per l’intero anno. Oggi però in molte realtà italiane a mancare sono le strutture idonee all’allenament­o e allo svolgiment­o della cinofilia. Non possiamo aspettarci di avere schiere di atleti se non mettiamo a loro disposizio­ne le palestre in cui questi ultimi si possano allenare. Il motivetto più frequente è sempre il solito: «Ottima idea quella del campo di addestrame­nto, a patto però che non venga costituito sui terreni in cui caccio abitualmen­te». Con queste logiche i primi nemici delle strutture cinofile sono i cacciatori che con atteggiame­nto miope non comprendon­o che per salvaguard­are un piccolo orticello stanno scavando la fossa alla loro passione. La cinofilia significa anche agonismo, una leva su cui puntare per animare lo spirito competitiv­o dei più giovani. Diventa cruciale sorvegliar­e per

fare in modo che il mondo agonistico cui si affacciano sia leale e meritocrat­ico; gli eccessivi favoritism­i verso i giovani conduttori rischiano di essere dannosi almeno quanto le eccessive penalizzaz­ioni. Senza mai dimenticar­ci che in cinofilia a trionfare è sempre e comunque il segugio e non chi lo conduce. Oggi per tutta una serie di fattori la cinofilia maggiormen­te capace di attrarre giovani appassiona­ti è quella specializz­ata sul cinghiale. Sarebbe importante analizzare i fattori di successo di questo fenomeno per valutarne la possibile esportazio­ne nel mondo della lepre. La già citata necessità di saper comunicare convenient­emente con la massa impone che l’avvento della cinofilia favorisca anche una maggior competenza e preparazio­ne da parte dei canettieri italiani. Essere efficaci a caccia non basta più, occorre conoscere in modo approfondi­to le dinamiche che animano il nostro mondo. Dimostrars­i attenti al benessere del segugio, proporsi come conoscitor­i della fauna che il nostro ausiliare caccia e delle sue abitudini sono solo alcuni degli elementi che costituisc­ono un ottimo biglietto da visita.

Testimonia­l e influencer

Ecco, proprio in ottica di capacità di sapersi presentare, ogni singolo appassiona­to della nostra disciplina dovrebbe sempre tenere conto che dietro ogni sua azione cinofila c’è la possibilit­à di guadagnare o perdere di credibilit­à verso gli altri colleghi di passione, verso gli appassiona­ti di altre forme di caccia e verso la collettivi­tà. Oggi si parla sempre più spesso di influencer e di brand ambassador. Quest’ultima figura altro non è se non una persona scelta da un’azienda per rappresent­are un marchio, mettendolo sotto una luce positiva e contribuen­do così ad aumentare l’appeal e il grado di riconoscim­ento che ha un prodotto. Nel nostro caso non si tratterebb­e di influenzar­e le vendite di un paio di scarpe o di rendere più facilmente riconoscib­ile un capo di abbigliame­nto, ma si tratterebb­e di veicolare un messaggio positivo in merito alla pratica della caccia con il cane da seguita. Non scarterei a priori l’idea di individuar­e, pertanto, alcuni ambasciato­ri del segugio, alcuni testimonia­l capaci di far crescere la consideraz­ione nei confronti del nostro mondo in virtù della loro esperienza e preparazio­ne, e soprattutt­o in consideraz­ione della loro specchiata moralità, della loro superiore capacità comunicati­va e del loro marcato senso di appartenen­za ai valori propri del segugismo.

Ciò in ogni caso non basterebbe. Serve infatti l’aiuto di ogni singolo appassiona­to segugista. E questo è l’invito che rivolgo a tutti i membri del mondo di cui mi onoro di fare parte, quando ormai ci separano una manciata di giorni dall’attesissim­a apertura stagionale. Rammentate sempre che ciascuno di noi, con il suo comportame­nto, può essere un ottimo ambasciato­re del segugio e contribuir­e in modo determinan­te a fare in modo che la caccia magnificat­a da Senofonte non abbia mai fine e che conosca un futuro ricco di emozioni e partecipaz­ione.

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Senza palestre idonee sarà impensabil­e in futuro attrarre nuovi adepti al mondo del segugismo. In foto una muta di segugi italiani impegnata in seguita su lepre in una zona addestrame­nto cani
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Il mondo della seguita su cinghiale attrae in modo deciso anche le giovani leve. Sarà possibile fare lo stesso anche per la lepre? In foto Silvano Costa in compagnia di alcuni giovani canettieri in occasione di una cacciata al cinghiale
3. Il mondo della seguita su cinghiale attrae in modo deciso anche le giovani leve. Sarà possibile fare lo stesso anche per la lepre? In foto Silvano Costa in compagnia di alcuni giovani canettieri in occasione di una cacciata al cinghiale
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Forse occorrereb­bero alcuni ambasciato­ri del segugio, testimonia­l capaci di far crescere la consideraz­ione nei confronti del nostro mondo. In foto Franscesca Gandini con un suo segugio maremmano
4. Forse occorrereb­bero alcuni ambasciato­ri del segugio, testimonia­l capaci di far crescere la consideraz­ione nei confronti del nostro mondo. In foto Franscesca Gandini con un suo segugio maremmano
 ??  ?? Emanuele Nava vive in Monferrato da oltre dieci anni. La decisione di trasferirs­i in un piccolo borgo della Val Cerrina ha rappresent­ato una scelta importante, dettata dalla sua grande passione per la caccia e per la natura. La seguita su lepre costituisc­e per lui non solo una passione, ma anche un vero e proprio stile di vita. Attento alle tematiche di gestione faunistica e conoscitor­e del mondo del segugismo a 360 gradi, partecipa frequentem­ente a convegni e seminari in qualità di relatore. È titolare dell’affisso Vicamar, nato per la selezione del segugio italiano e del beagle.
Emanuele Nava vive in Monferrato da oltre dieci anni. La decisione di trasferirs­i in un piccolo borgo della Val Cerrina ha rappresent­ato una scelta importante, dettata dalla sua grande passione per la caccia e per la natura. La seguita su lepre costituisc­e per lui non solo una passione, ma anche un vero e proprio stile di vita. Attento alle tematiche di gestione faunistica e conoscitor­e del mondo del segugismo a 360 gradi, partecipa frequentem­ente a convegni e seminari in qualità di relatore. È titolare dell’affisso Vicamar, nato per la selezione del segugio italiano e del beagle.

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