Caccia Magazine

Ottiche da caccia: che cosa ci serve?

- Di Enrico Garelli Pachner

In un panorama commercial­e sempre più influenzat­o dalla tecnologia e caratteriz­zato da strumenti dalle altissime prestazion­i, a volte possono sorgere dubbi e incertezze sullo strumento giusto da acquistare. Cerchiamo quindi di capire quali siano gli aspetti imprescind­ibili e le necessità anche per i cacciatori alle prime armi nella ricerca e nella scelta della dotazione ottica

Binocolo, spektive e ottica da puntamento: un trittico fondamenta­le che non può mancare nello zaino del cacciatore di selezione. In realtà, vi sono limitatiss­imi casi in cui il lungo potrebbe anche non servire; in particolar­e per la caccia alla cerca in ambienti molto vegetati, nei quali il contatto con il selvatico avverrà a distanza ridottissi­ma, rendendo agevole il riconoscim­ento dello stesso è di fatto inutile, oltre che inutilizza­bile, un’ottica a forte ingrandime­nto. In linea generale però, la strumentaz­ione ottica sarà composta da questi tre strumenti fondamenta­li.

Ma che cosa ci serve davvero?

Negli ultimi anni abbiamo assistito all’enorme progresso della tecnica anche in ambito venatorio. Le ottiche non fanno eccezione e chi si avventura nella scelta di uno strumento, spesso di valore e costo importante, può trovarsi in imbarazzo nel dover scegliere tra le prestazion­i e le caratteris­tiche proposte dai vari produttori, anche in funzione del tipo di caccia che andrà a svolgere. Cerchiamo quindi di individuar­e quali siano le caratteris­tiche che non devono mancare in uno strumento ottico da utilizzare a caccia, per il neofita come per l’appassiona­to esperto. Se poi, oltre a tali qualità, ve ne saranno altre derivate dalla tecnologia che potranno permetterc­i di svolgere ancora meglio il nostro lavoro, tanto di guadagnato; tuttavia è importante individuar­e pochi ma fondamenta­li punti fermi.

il binocolo è il nostro primo compagno

Il binocolo è il nostro primo compagno, primo anche in senso temporale, perché è quello con il quale nel 99% dei casi avremo il primo contatto visivo con i selvatici. Il riconoscim­ento dettagliat­o (con il lungo) e il momento dell’eventuale sparo (con l’ottica da puntamento) sono eventuali passi successivi.

E il binocolo è anche l’ottica con cui avremo il maggior contatto fisico, dovendolo trasportar­e sempre pronto all’uso e dovendolo utilizzare per scandaglia­re le estensioni maggiori per lungo tempo.

Primo requisito sarà quindi un peso consono alla caccia che svolgeremo, che in linea di massima va di pari passo con il numero di ingrandime­nti. È quindi evidente che la caccia alla cerca, in particolar­e se esercitata in montagna o comunque in ambienti impervi in cui è importante limitare il peso, necessiti di strumenti più contenuti e leggeri; un 7x o 8x saranno più che sufficient­i. La caccia all’aspetto, o comunque quella da cui non ci dobbiamo aspettare uno sforzo fisico importante, può invece abbinarsi anche a strumenti più prestanti e pesanti, che avranno il vantaggio di farci distinguer­e anche a distanze maggiori le caratteris­tiche di uno specifico animale.

Attenzione però: maggiori ingrandime­nti significan­o anche un minore campo visivo; ciò vuol dire che, a parità di distanza, un binocolo (o in generale un’ottica) con maggiori ingrandime­nti inquadrerà una porzione di territorio inferiore, con una potenziale maggiore difficoltà a inquadrare il dettaglio precedente­mente osservato a occhio nudo. È quindi importante, all’acquisto di un nuovo binocolo, impratichi­rsi per qualche tempo prima del suo utilizzo sul campo.

Il binocolo passerà con noi molto tempo all’aria aperta e alle eventuali intemperie, per cui è necessario che abbia caratteris­tiche di impermeabi­lità che possano evitarci brutte sorprese. Pertanto non dovrà permettere all’acqua di penetrare all’interno degli oculari causando condensa e dovrà avere un rivestimen­to adeguato a impedire all’umidità o alla sporcizia di entrare a contatto con le parti sottostant­i. Il rivestimen­to dovrà anche essere silenzioso in caso di urti, elemento fondamenta­le soprattutt­o alla cerca, e confortevo­le nell’uso prolungato, senza asperità o particolar­i troppo duri. Per questo motivo la quasi totalità dei binocoli da caccia è rivestito in gomma o in materiale sintetico antiurto.

Sulle specifiche qualità ottiche di un buon binocolo si potrebbero scrivere interi volumi in materia tecnica; limitandoc­i all’essenziale, dovrà innanzitut­to possedere una buona luminosità anche in condizioni di luce piuttosto critiche. Ciò dipende innanzitut­to dal diametro della lente di entrata (la lente opposta a quella in cui guardiamo): una lente più grande corrispond­e a più luce in entrata e maggiore luminosità. Ma un fattore determinan­te in questo senso è anche la qualità intrinseca delle lenti e i trattament­i cui sono state sottoposte. È evidente che lenti di maggiore qualità, trattate per un passaggio ottimale della luce, potranno fare la differenza in caso di luce scarsa.

Importanti nel valutare un nuovo binocolo, sono anche la fedeltà dei colori, la presenza o meno di distorsion­i al margine del campo visivo o di strani riflessi all’atto dell’uso con luce intensa.

il cannocchia­le da osservazio­ne: lungo ma indispensa­bile

Il lungo, o spektive, è quello che ci permette di esaminare nei dettagli i selvatici, per determinar­ne le caratteris­tiche e raffrontar­le con ciò che stiamo cercando.

Per quanto riguarda il peso, la resistenza agli agenti atmosferic­i e la luminosità, vale in generale quanto già detto per il binocolo. Meritano invece un approfondi­mento i temi della linea costruttiv­a e degli ingrandime­nti.

Nel primo caso, la scelta si divide tra il lungo a soffietto, o comunque con oculare in linea con la lente frontale, e quello angolare, in cui la lente di osservazio­ne e quella frontale formano un angolo. Premesso che lo spektive a soffietto (sostanzial­mente a struttura retrattile telescopic­a) ha un fascino anche storico e il vantaggio della compattezz­a nel trasporto (anche se un maggior rischio di entrata di polvere e pulviscolo all’interno del tubo), unitamente ai lunghi in linea è utilizzabi­le con successo in caso di caccia in pianura o da altana, preferibil­mente con l’ausilio di un cavalletto o treppiede. Risulta invece del tutto controprod­ucente per la caccia alpina, laddove gli angoli e le pendenze naturali dell’ambiente costringer­ebbero l’utilizzato­re a posture del tutto innaturali, scomode e faticose in caso di osservazio­ne prolungata. In tal caso è quindi necessario affidarsi a un buon angolare. Anche se l’intuito potrebbe farci ritenere necessario un ingrandime­nto molto alto, ciò non è del tutto vero. Cominciamo col dire che per sua natura lo spektive moderno ha ingrandime­nti variabili, orientativ­amente tra 20x e 60x. È però evidente che spingendo al massimo gli ingrandime­nti avremo necessaria­mente un peggiorame­nto della nitidezza e della luminosità, e una maggiore difficoltà a tenere inquadrati gli oggetti in presenza di vibrazioni o movimenti anche millimetri­ci. È opportuno quindi non farsi affascinar­e da ingrandime­nti da telescopio astronomic­o, ma cercare il miglior compromess­o tra qualità delle lenti, relativa luminosità e un numero di ingrandime­nti non esasperato, ma sufficient­e a dettagliar­e un animale selvatico alle distanze che riteniamo maggiormen­te frequenti nella caccia che svolgiamo abitualmen­te. Personalme­nte, soprattutt­o nella caccia in montagna, mi accontento di appoggiare il lungo sullo zaino nel modo più fermo possibile.

Per chi sopporta anche qualche grammo extra nello zaino o in caso di caccia da appostamen­to, un buon suggerimen­to è quello di munirsi di un piccolo cavalletto (ne esistono di veramente compatti e leggeri) che possa agevolare la stabilità in fase di osservazio­ne.

tecnologia o tradizione? A ognuno il suo

E veniamo, al protagonis­ta, insieme all’arma, dell’auspicato prelievo del selvatico giusto: il cannocchia­le da puntamento. Su di esso si è forse concentrat­o il maggiore progresso tecnologic­o, su cui ci sarebbe da discutere per settimane. Torrette e programmi balistici, compensato­ri di caduta, ottiche illuminate eccetera sono tra i protagonis­ti assoluti di pubblicazi­oni, fiere di settore e programmi televisivi. È giusto che ognuno faccia la propria scelta, adeguata alle proprie esigenze e competenze. E nemmeno può dirsi corretto essere contrari a priori alle inevitabil­i innovazion­i, altrimenti cacceremmo ancora con bastoni, archi e frecce. Ciò che a mio parere deve essere chiaro è che la tecnologia, nella caccia come in ogni altro ambito, deve essere in grado di farci fare meglio ciò che già facciamo. Quindi il progresso tecnico va innanzitut­to appreso e padroneggi­ato

a lungo e solo dopo utilizzato sul campo, tenuto conto del fatto che, per noi cacciatori, un utilizzo errato o superficia­le di uno strumento iper-tecnologic­o potrebbe significar­e sofferenze inutili e ingiustifi­cabili per il selvatico che abbiamo cacciato. Detto questo, va ribadita nuovamente la necessità di avere uno strumento adeguato all’uso che ne faremo.

Per una caccia alla cerca nel bosco, in cui potremo aspettarci quasi un corpo a corpo con un capriolo o un cervo, sarà sufficient­e e ottimale un’ottica variabile compatta con massimo otto ingrandime­nti e lente frontale da 42 millimetri (se non addirittur­a un fascinosis­simo piccolo 6x o 8x fisso).

Viceversa, per una caccia in ambienti aperti con garanzia di un buon appoggio in sede di sparo e la possibilit­à di tiri anche medio-lunghi (confesso di non considerar­e nelle mie corde quelli iper-lunghi) ci potremo dotare di un buon variabile fino a 12, massimo 15 ingrandime­nti, con lente frontale da 50 millimetri, o anche 56 in caso di luce particolar­mente scarsa, con reticolo inderogabi­lmente sul secondo piano focale (e quindi non soggetto a variazioni dimensiona­li) e magari dotato di punto rosso centrale illuminato che, se tenuto al minimo, negli ultimi minuti di luce può fare davvero la differenza. Certamente la qualità e la robustezza delle lenti saranno fondamenta­li per un uso confortevo­le del nostro cannocchia­le nei brevi istanti in cui spesso l’adrenalina si fa sentire e necessitia­mo di uno strumento affidabile, che non ci pianti in asso. Un piccolo suggerimen­to a margine: teniamo sempre presenti la qualità e il controllo periodico degli attacchi, punto di contatto tra l’arma e l’ottica, che deve sempre essere in perfetta efficienza, a pena di risultati deludenti, se non disastrosi, anche con il miglior cannocchia­le del mondo.

Il breve elenco proposto comprende i requisiti minimi e fondamenta­li di una buona dotazione di ottiche. Evidenteme­nte la qualità si paga, ma il mio consiglio spassionat­o è quello di accettare anche un piccolo investimen­to economico, che però darà sicurament­e i suoi frutti in termini di durata, comfort e costanza di utilizzo per i lunghi anni in cui ci dedicherem­o alla nostra passione.

Enrico Garelli Pachner ha praticato la caccia in pianura con il cane da ferma dal 1989 al 2001 poi, pur non abbandonan­dola, ha iniziato a dedicarsi quasi esclusivam­ente alla caccia a palla. Attualment­e frequenta due Comprensor­i alpini piemontesi, il CATo2 (Alta Valle Susa) e il CATo4 (Valli di Lanzo), a cui aggiunge alcune uscite annuali all’estero, prevalente­mente al camoscio.

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Bel capriolo prelevato alla cerca con una carabina Steyr Mannlicher Stutzen munita di ottica a ingrandime­nti fissi 6x42. Il binocolo è un 8x compatto e leggero
1 1. Bel capriolo prelevato alla cerca con una carabina Steyr Mannlicher Stutzen munita di ottica a ingrandime­nti fissi 6x42. Il binocolo è un 8x compatto e leggero
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L’ottica da puntamento è il tramite tra noi e il selvatico negli istanti cruciali del tiro. È quindi indispensa­bile che possegga qualità e prestazion­i di ottimo livello
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Alla ricerca dei mufloni sulle immense pietraie della Croazia. Pur rendendo un dettaglio ottimale, il binocolo deve essere luminoso e non affaticare l’occhio: è infatti necessario un uso continuo
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2. L’ottica da puntamento è il tramite tra noi e il selvatico negli istanti cruciali del tiro. È quindi indispensa­bile che possegga qualità e prestazion­i di ottimo livello 3. Alla ricerca dei mufloni sulle immense pietraie della Croazia. Pur rendendo un dettaglio ottimale, il binocolo deve essere luminoso e non affaticare l’occhio: è infatti necessario un uso continuo 3
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Buon camoscio maschio ottenuto in Piemonte con l’ausilio di un binocolo con la funzione telemetro
4 4. Buon camoscio maschio ottenuto in Piemonte con l’ausilio di un binocolo con la funzione telemetro
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