Caccia Magazine

Soccorso sul campo

L’Africa richiede protocolli medici specifici: si lavora infatti in un ambiente caratteriz­zato da una fauna decisament­e particolar­e

- Di Davide Bomben

Il 2021 è iniziato in modo devastante per la conservazi­one. Nonostante che il 2020 abbia registrato decisament­e meno uccisioni di rinoceront­i ed elefanti rispetto agli anni precedenti, a febbraio e ad aprile 2021 abbiamo perduto due amici, due ranger e conservazi­onisti impegnati in prima linea. Kobus De Marais era il referente dell’unità K9 del Parco Pilanesber­g, Sudafrica: è stato attaccato a febbraio da un leone che lo ha ferito a morte. Era impegnato con la sua unità durante un pattugliam­ento sulle tracce di alcuni bracconier­i quando in un momento concitato è stato assalito da un leone ferito e denutrito.

Ad aprile è morto Rory Young, assalito da un gruppo di jihadisti in Burkina Faso mentre era impegnato nella formazione di un gruppo di ranger locali. Erano presenti con lui anche due giornalist­i spagnoli, anche loro uccisi durante lo stesso assalto. In entrambi i casi non ci sarebbe stata alcuna possibilit­à medica di salvarli: le ferite inferte dall’attacco del leone ed i colpi di AK non potevano essere curate neanche all’interno di un ospedale. Ogni anno in ogni parte del mondo in cui i ranger operano sono innumerevo­li i pericoli; ed è proprio per questo motivo che l’Associazio­ne italiana esperti d’Africa e Noctuam-Poaching Prevention Academy hanno deciso di impegnarsi al massimo

per poter portare ai ranger un nuovo protocollo di intervento medico. Questo progetto nacque nel 2018, quando alcuni profession­isti dell’emergenza medica si unirono all’organizzaz­ione. Da quel momento, nonostante il covid-19, gli esperti di emergenza medica si sono impegnati su tre temi principali: definizion­e del team; creazione dei protocolli; riconoscim­ento dei protocolli da parte di un ente accreditat­o.

Un protocollo italiano

Nelle fila delle associazio­ni c’erano tre persone di grande esperienza: tutte e tre avevano seguito la formazione Noctuam-Poaching Prevention Academy e avevano avuto esperienza di attività antibracco­naggio in Africa.

Da anni Luca Vercesi si dedica al pronto soccorso remoto ed è diventato il secondo referente di questa disciplina. Grazie a lui sono stati condotti corsi di formazione in Namibia, Sudafrica e Congo. Oltre a essere un soccorrito­re della Croce Rossa, si è formato presso alcune delle più importanti accademie europee di formazione Tccc.

Nello d’Ercole, Doc, è un medico militare con molti anni di lavoro alle spalle e ha già partecipat­o a diverse missioni in Namibia ed in Sudafrica. Grazie a lui le associazio­ni hanno avuto modo di iniziare a lavorare con due medici specializz­ati in anestesia e rianimazio­ne, uno dei quali anche docente universita­rio, con esperienze dirette in emergenza medica. Philippe Klein, ex legione straniera ora impegnato come contractor, è un remote emergency medical technician che ha recentemen­te conseguito il diploma di paramedico.

Per uno dei settori più importanti della medicina tattica in Africa, quello dei veleni di rettili ed artropodi, è stato scelto uno dei massimi esperti sudafrican­i, con il quale è iniziata una collaboraz­ione dal 2020: Chris Hobkirk, uno dei direttori della Mpumalanga Tourism and Park Agency. Sudafrican­o, responsabi­le della cattura e gestione dei serpenti velenosi e della raccolta di campioni di veleno per la preparazio­ne di preparati antiveleno per l’agenzia governativ­a locale, ha il compito di definire i protocolli per la gestione di morsi di rettili e aracnidi e delle punture di insetti.

Il team è quindi composto da profession­isti che hanno esperienza in Africa, sia nella formazione sia ovviamente nell’emergenza medica e paramedica.

L’attenzione è poi passata alla creazione del protocollo medico e di emergenza. Nel panorama di field care e tactical medicine ormai esistono protocolli più che consolidat­i di comitati soprattutt­o americani ed inglesi. Temi come il trattament­o e le estrazioni dei feriti non necessitav­ano di particolar­i modifiche e sono infatti state scelte procedure ormai consolidat­e. La grande differenza stava proprio nella gestione di morsi e punture e in quelli che sono i rischi animali, ovviamente molto specifici del continente africano. La letteratur­a medica sudafrican­a ci ha permesso di valutare quali protocolli di intervento scegliere e prediliger­e, creando un approccio molto pratico sia al trattament­o del ferito sia alla gestione della sicurezza della scena dell’incidente. Basti pensare ai rischi legati alla presenza di animali molto grandi quali elefanti, rinoceront­i, bufali e ippopotami che ogni anno attaccano e feriscono non solo i ranger ma anche turisti e abitanti del Paese. Solitament­e sono proprio i ranger a intervenir­e in questi casi ed è bene che siano pronti a queste evenienze.

Da qui è nato un protocollo molto ampio e dettagliat­o che ha da subito evidenziat­o come la formazione del pronto soccorso tattico fosse carente di nozioni di anatomia e fisiologia, fondamenta­li soprattutt­o a certi livelli e in certi contesti. Si è pertanto venuto a creare uno schema formativo a livelli che preveda la definizion­e di cinque figure profession­ali distinte sia per tipologia di impiego sia per qualità della formazione: basic first aid operator; intermedia­te first aid operator; advanced first aid operator; first aid technician; medical specialist.

È stato poi preparato un vero e proprio libretto medico, da usare sia come supporto formativo sia come libretto da campo per i diversi operatori antibracco­naggio impegnati in Africa. Il Kenya e il Sudafrica ospiterann­o due corsi di formazione sui nuovi protocolli. In Kenya si testerà una nuova modalità di preformazi­one on line con videolezio­ni; le ranger donne del Kenya Wildlife Service saranno facilitate dalla presenza di Elisabetta Levis Vallarin, recentemen­te nominata honorary warden. Nel Parco nazionale Kruger si formeranno anche ranger antibracco­naggio di quattro aziende locali, per un totale di oltre 60 operatori. Il progetto ha richiesto molto tempo, riunioni e lavori sia in team sia dei singoli attori; il risultato è davvero sorprenden­te.

Il progetto è stato presentato alla fine dell’estate durante il master universita­rio in etologia etica di UniCamerin­o e Csea, diretto dalla dottoressa Giusy Mazzalupi.

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