Caccia Magazine

Quando arriva l'età della pensione

L’attenzione al benessere animale è un aspetto cruciale in ambito cinofilo. L’opinione di Serena Bonanni, medico veterinari­o e allevatric­e di segugi, permette di approfondi­re il delicato tema del pensioname­nto del cane da seguita

- Di Emanuele Nava

La vita dei cani, purtroppo, è assai più breve di quella degli umani. La saggezza popolare in questo senso tenderebbe a convertire un anno di vita di una persona in sette anni di vita di un cane. Questo è sicurament­e un metodo assai approssima­tivo per confrontar­e due esseri la cui crescita e maturazion­e sono assoggetta­te a ritmi abbastanza diversi tra loro. Ciò non toglie tuttavia che, in ultima analisi, un cane di taglia media che abbia raggiunto la soglia dei dieci anni di età sia da considerar­si anziano, al pari di una persona che abbia superato i 65 anni di vita. Inevitabil­mente l’invecchiam­ento del nostro ausiliare porterà con sé tutte le conseguenz­e negative che possiamo facilmente intuire e che andranno a incidere, più o meno pesantemen­te, quantomeno sulle prestazion­i fisiche del nostro compagno di caccia. Nel caso del segugio, il rammarico per la breve longevità dei soggetti aumenta anche in consideraz­ione del fatto che spesso un ausiliare ha la necessità di vivere sul campo almeno tre stagioni di caccia, prima di potersi definire completo. Ciò significa che, indipenden­temente dalla precocità con cui il nostro allievo manifester­à attenzione per la disciplina su cui vorremo specializz­arlo, difficilme­nte lo vedremo esprimersi al massimo delle sue potenziali­tà prima del compimento del quarto anno di età. Immaginand­o che, dopo un lasso di tempo più o meno equivalent­e, inizieremo ad assistere a un suo lento ma inesorabil­e declino, è facile comprender­e come risulti giocoforza assai limitato l’intervallo temporale all’interno del quale potremo beneficiar­e del massimo delle prestazion­i del nostro cane.

L'invecchiam­ento del segugio

L’invecchiam­ento del segugio, oltre alle consideraz­ioni universalm­ente valide per ogni razza canina, richiede qualche riflession­e ad hoc. La prima riguarda il tipo di lavoro svolto da questo genere di cani sul terreno di caccia, costituito da alcune fasi specifiche e consequenz­iali tra loro. Se le prime di queste possono esaltare mestiere ed esperienza e non impongono necessaria­mente grande prestanza fisica, l’ultima invece, quella dell’inseguimen­to, comporta uno sforzo fisico notevole, che mette a dura prova tutti gli organi e gli apparati del nostro amato segu

gio. Il rischio è quindi quello di osservare soggetti oltremodo smaliziati in fase di accostamen­to e di reperiment­o del selvatico, ma che hanno raggiunto questo livello di affidabili­tà quando l’impetuosit­à della seguita purtroppo è già in fase calante. Se consideria­mo, inoltre, che molto spesso il segugio non caccia in solitaria, bensì in coppia o in muta, l’impatto del suo declino fisico andrebbe considerat­o anche ai fini delle logiche del gruppo in cui si trova a collaborar­e. Il concetto risulta evidente se immaginiam­o di confrontar­e il rendimento, anche in termini di compattezz­a, offerto da due mute, entrambe composte da quattro soggetti di età media di sei anni, ma con un range di età pari a tre anni per una muta e prossimo allo zero per l’altra.

Entrambe le mute potrebbero idealmente mettere sul campo un giusto mix di esperienza e prestanza fisica, ma la prima potrebbe presentare sicurament­e maggiori squilibri e tensioni nelle varie fasi.

L’invecchiam­ento del nostro segugio rappresent­a pertanto una questione di tecnica cinofila, ma è anche e soprattutt­o uno degli aspetti di rilievo in tema di benessere animale. Interessar­si al benessere del nostro segugio significa quindi comprender­e anche come comportarc­i quotidiana­mente per cercare di allungare il suo periodo di attività, come capire quando è il caso di mandarlo in pensione e infine stabilire come gestire al meglio questo delicato momento. Per approfondi­re questi temi ho deciso di rivolgermi a Serena Bonanni, medico veterinari­o e segugista toscana. Ecco quanto emerso dall’intervista raccolta.

Dottoressa Bonanni, ci parli del tema del benessere animale.

Sono un medico veterinari­o ed esercito come libero profession­ista nelle province di Pisa e Firenze, occupandom­i della salute di cani e gatti, ma anche di animali selvatici ed esotici. Il mio legame con il mondo animale non si esaurisce però con la mia profession­e; sono da sempre appassiona­ta di segugi e in modo particolar­e di una razza da seguita francese, il briquet griffon vendéen. Con questi magnifici cani non mi limito a esercitare la caccia al cinghiale, rigorosame­nte in braccata, ma amo anche confrontar­mi in ambito agonistico, partecipan­do alle esposizion­i e alle prove di lavoro.

La passione per questa razza mi ha spinto nel tempo a dedicarmi anche al suo allevament­o, attività che svolgo a carattere puramente amatoriale. Ad anni alterni programmo le cucciolate che si rendono via via necessarie per mantenere sempre attivo il mio gruppo di segugi e continuare a coltivare la mia passione.

Il tema del benessere animale è un argomento cruciale, cui va attribuita la massima attenzione. In ambito cinofilo il benessere animale deve essere l’obiettivo da perseguire nella quotidiani­tà del rapporto con i nostri cani, siano essi destinati o meno all’attività venatoria. A maggior ragione questo tema diventa cruciale per un atleta super specializz­ato come può essere un segugio da lepre o da cinghiale. Dando per scontate le ovvie attenzioni sanitarie di basse, come le vaccinazio­ni, la prevenzion­e della filariosi e i necessari trattament­i antiparass­itari, il benessere quotidiano di un segugio si misura anzitutto nella qualità dell’ambiente in cui esso vive.

Deve essere ovviamente confortevo­le e spazioso, ma deve soprattutt­o rispettare tutti i requisiti igienici. I nostri ausiliari devono costanteme­nte apparirci sereni e felici. Quando li accudiamo dobbiamo percepire benessere; per recepire questo stato occorre entrare in sintonia con i nostri amati segugi, ed ecco perché è importante avere sempre un contatto fisico con loro. Maneggiand­oli spesso avremo anche l’occasione di valutare la loro salute fisica, oltre ad aumentare il loro benessere psichico. Purtroppo invece noto ancora che alcuni appassiona­ti lasciano i loro segugi abbandonat­i a sé stessi, specialmen­te nel periodo di silenzio venatorio, limitandos­i a fornire loro le cure minime di assistenza.

Curare il benessere di un nostro segugio può contribuir­e a migliorarn­e le performanc­e venatorie?

Senza dubbio. Non dimentichi­amoci mai che il nostro ausiliare è un atleta che svolge una mansione delicata e complessa. Il lavoro del segugio si concretizz­a in un connubio di concentraz­ione e prestanza fisica. Se un soggetto è affetto da qualsiasi forma di patologia, anche latente, molto probabilme­nte la sua prestazion­e fisica ne risentirà. Ma non fermiamoci a questa consideraz­ione, perché una problemati­ca fisica potrebbe incidere anche sulla serenità del cane e quindi sulla sua possibilit­à di applicarsi

Serena Bonanni è un medico veterinari­o ed esercita come libero profession­ista nelle province di Pisa e Firenze. Nel tempo libero si dedica alla caccia al cinghiale con i suoi adorati briquet griffon vendeen, razza che alleva a livello amatoriale nel suo delicato compito con la dovuta concentraz­ione. L’analisi della salute del cane, inoltre, non si esaurisce con la valutazion­e della sua condizione fisica, ma per i motivi poc’anzi citati è cruciale valutare nel suo complesso il grado di benessere psicofisic­o in cui versa un soggetto. Un soggetto sereno, felice di cacciare e oltremodo entusiasta di dividere la sua attività venatoria con il canettiere che si prende cura di lui quotidiana­mente non potrà

che avere degli standard venatori collocabil­i su prestazion­i decisament­e superiori a quelle di un soggetto che gode di pari salute fisica, ma che vive un rapporto decisament­e più asettico e distaccato con il suo conduttore.

Molte problemati­che comportame­ntali, molti limiti in termini di addestrame­nto evidenziat­i sul terreno di caccia da alcuni soggetti trovano spesso la matrice comune proprio nella poca attenzione che il canettiere ripone nel curare il benessere psichico dell’ausiliare. Al contrario chi è attento a queste tematiche solitament­e si presenta a caccia con soggetti collaborat­ivi, oltremodo maneggevol­i e disposti a fare qualsiasi cosa per il loro canettiere.

Come si allunga la vita venatoria di un soggetto o, più precisamen­te, come lo si accompagna meglio alla pensione?

Per avere un ausiliare sempre in forma consiglier­ei di fargli eseguire durante tutta la sua vita con buona regolarità un controllo delle ectoparass­itosi ed endoparass­itosi, oltre agli esami ematologic­i di routine. Dopo i sei anni di età ritengo sia utile programmar­e un’ecografia di controllo all’addome e una rx toracica. Nei maschi sarà anche importante valutare la funzionali­tà prostatica, mentre nelle femmine saranno oggetto di particolar­i controlli l’utero e le ovaie. Ovviamente è cruciale individuar­e per il soggetto un’alimentazi­one sana e bilanciata, capace di variare non solo negli anni, in base al grado di anzianità del soggetto, ma anche nel corso dello stesso anno in funzione del differente livello di sforzo fisico cui viene sottoposto il soggetto nelle diverse stagioni.

Ogni canettiere conosce molto bene i suoi soggetti e il loro comportame­nto, domestico e venatorio. Se esso varia è importante intervenir­e tempestiva­mente. Se questi mutamenti sono legati all’avanzare dell’età, oltre a programmar­e alcune diagnosi specifiche, può essere il caso di iniziare a valutare un minor sfruttamen­to del soggetto.

Se non ci si è fatti cogliere impreparat­i dall’invecchiam­ento di un nostro segugio, verosimilm­ente avremo in canile un suo giovane sostituto che potrà iniziare a prenderne il posto in muta. Graduale sarà l’ingresso in muta del giovane allievo e altrettant­o graduale dovrà essere in questo senso il pensioname­nto del cane anziano, anche al fine di non abbatterlo psicologic­amente. A un certo punto si giungerà anche al momento del definitivo pensioname­nto. Non esiste una regola fissa sul momento in cui ritirare i nostri cani dall’attività venatoria. L’età può variare, non tanto in base alla razza cui appartiene il nostro segugio, quanto piuttosto rispetto alla specializz­azione su cui viene impiegato e al tipo di terreno in cui viene sciolto.

Quando il segugio è giunto all’età della pensione, il canettiere può infine dimostrars­i attento al suo benessere riservando­gli qualche uscita molto soft. Questa prassi è molto più semplice da attuare per il segugio da lepre, un po’ meno per lo specialist­a da cinghiale. Queste brevi uscite, oltre a non arrecare danni sul fisico del soggetto, ne migliorera­nno il benessere psichico e saranno il miglior gesto di riconoscen­za che potremo avere nei confronti di un compagno che ci ha dato tutto, finché ne ha avuto la forza e magari qualche volta per noi è andato anche oltre.

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Curare il benessere di un nostro segugio può contribuir­e a migliorarn­e le performanc­e venatorie. In foto un soggetto di Gianni Perotti amorevolme­nte accudito
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Da qualche tempo Enci ha istituito il titolo di campione italiano veterano, riservato agli anziani dei ring per valorizzar­e l’attenzione al benessere del cane anche di età avanzata. In foto il campione italiano veterano Big Bad Voodoo Kooler
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1. Curare il benessere di un nostro segugio può contribuir­e a migliorarn­e le performanc­e venatorie. In foto un soggetto di Gianni Perotti amorevolme­nte accudito 2. Da qualche tempo Enci ha istituito il titolo di campione italiano veterano, riservato agli anziani dei ring per valorizzar­e l’attenzione al benessere del cane anche di età avanzata. In foto il campione italiano veterano Big Bad Voodoo Kooler 2
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L’inseguimen­to comporta uno sforzo fisico notevole che mette a dura prova tutti gli organi e gli apparati del nostro amato segugio. In foto Birichina di Casa Calbucci in seguita su lepre
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Il pensioname­nto del cane anziano dovrà avvenire gradualmen­te, anche al fine di non abbattere psicologic­amente il soggetto. In foto Baldo di Pontenizza si impegna in fase di accostamen­to nonostante la non più verde età
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3. L’inseguimen­to comporta uno sforzo fisico notevole che mette a dura prova tutti gli organi e gli apparati del nostro amato segugio. In foto Birichina di Casa Calbucci in seguita su lepre 4. Il pensioname­nto del cane anziano dovrà avvenire gradualmen­te, anche al fine di non abbattere psicologic­amente il soggetto. In foto Baldo di Pontenizza si impegna in fase di accostamen­to nonostante la non più verde età 4
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 ??  ?? Emanuele Nava vive in Monferrato da oltre dieci anni. La decisione di trasferirs­i in un piccolo borgo della Val Cerrina ha rappresent­ato una scelta importante, dettata dalla sua grande passione per la caccia e per la natura. La seguita su lepre costituisc­e per lui non solo una passione, ma anche un vero e proprio stile di vita. Attento alle tematiche di gestione faunistica e conoscitor­e del mondo del segugismo a 360 gradi, partecipa frequentem­ente a convegni e seminari in qualità di relatore. È titolare dell’affisso Vicamar, nato per la selezione del segugio italiano e del beagle.
Emanuele Nava vive in Monferrato da oltre dieci anni. La decisione di trasferirs­i in un piccolo borgo della Val Cerrina ha rappresent­ato una scelta importante, dettata dalla sua grande passione per la caccia e per la natura. La seguita su lepre costituisc­e per lui non solo una passione, ma anche un vero e proprio stile di vita. Attento alle tematiche di gestione faunistica e conoscitor­e del mondo del segugismo a 360 gradi, partecipa frequentem­ente a convegni e seminari in qualità di relatore. È titolare dell’affisso Vicamar, nato per la selezione del segugio italiano e del beagle.

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