Il Randall e i suoi fratelli
Da più di ottant’anni Randall produce coltelli pregiati; ma ovviamente non sono gli unici che si ritagliano un posto di prestigio nel mercato internazionale
Il Randall è uno dei più noti coltelli del mondo. Bo Randall fondò l’azienda, che ha sede a Orlando, Florida, e che è oggi gestita con passione dai suoi eredi, nel lontano 1938. Mentre era nella sua casa di vacanze nel Michigan, vide un uomo che raschiava la chiglia di una barca con uno splendido coltello fatto a mano. Il coltello resisteva alle sollecitazioni più rudi; incuriosito da quello straordinario arnese, Randall venne a sapere che era stato fatto da William Scagel, capostipite dei moderni coltellinai, e che non era in vendita.
Tornato a Orlando, decise di farne uno altrettanto bello e resistente. Così in sole 20 ore, utilizzando la balestra di una vecchia auto e altri arnesi che aveva a disposizione, riuscì a produrre il suo primo coltello. Poco tempo dopo, durante una battuta di caccia, il coltello piacque tanto a un amico che Randall glielo regalò.
Accadde la stessa cosa nelle successive battute; e, constatato che sia i cacciatori sia gli sportivi chiedevano sistematicamente coltelli fatti ad arte, quello che era iniziato come un passatempo si trasformò in un’attività che durò tutta la vita.
Più di trenta modelli
I primi modelli furono ovviamente destinati al mercato della caccia e dell’outdoor, anche se il grande successo arrivò qualche anno dopo quando entrò prepotentemente nel mercato militare. La seconda guerra mondiale fece in modo strabiliante da cassa di risonanza, tanto che i Randall divennero in breve l’oggetto del desiderio dei collezionisti di tutto il mondo. L’azienda fu sommersa di ordini
in numero sempre crescente. E le lettere che riceveva da ogni angolo del pianeta riportavano un destinatario semplice ma significativo: Knife Man, Orlando. Il grande successo internazionale stimolò l’azienda a entrare in ogni tipo di mercato. Così incrementò le proposte per i coltelli skinner e da caccia, disegnò modelli per la subacquea, per la sopravvivenza e per il mondo della vela, fino a entrare anche nella neonata orbita delle missioni spaziali. I suoi coltelli divennero in breve i più apprezzati e conosciuti al mondo, citati in romanzi e novelle, utilizzati da agenti segreti, celebrità, personaggi politici e sovrani. Attualmente sono a catalogo più di trenta modelli, suddivisi nelle varie categorie sopracitate e disponibili con l’impugnatura in corno di cervo, in cuoio o in legno, nelle varie essenze pregiate. La sezione Skinning & Hunting, una delle più ricche, presenta ben undici modelli. Fra i più significativi si contano l’Alaskan Skinner, lo Yukon Skinner, il Bushmaster e il Gamemaster. Quando qualche anno fa stabilii di acquistarne uno, fui molto indeciso. La scelta infine cadde sull’Alaskan Skinner, dal nome molto evocativo, che mi pareva fra quelli più originali, con l’impugnatura rigorosamente in corno di cervo; fu disegnato nel 1952 da Tommy Thompson, una nota guida dell’Alaska, espressamente per la scuoiatura dei grandi animali, come l’alce e il grizzly. Tipico coltello da caccia molto adatto a tagliare e a sezionare la carne, è caratterizzato da una lama molto tozza detta drop point, cioè con la parte superiore non tagliente e convessa; si distingue così dalla lama clip point, il cui ultimo terzo è di solito concavo e tagliente. È il caso del modello Bowi, più adatto alla penetrazione.
La storia e la tradizione
Oltre al Randall sono ovviamente innumerevoli le Case che hanno proposto ottimi coltelli da caccia; numerose anche le tipologie cui si sono
poi ispirati via via i vari coltellinai. Una da sempre molto apprezzata è quella del coltello detto finlanè dese, nato centinaia di anni fa per la caccia e l’intaglio. Nella cultura scandinava il dono di un coltello stato, ed è ancora in una certa misura, un gesto ricco di significati simbolici. I genitori regalano al fi
glio un coltello quando questi raggiunge la maggiore età; il coltello va consegnato dalla parte dell’impugnatura in senso di fiducia. Nelle zone rurali è ancora comune che un bambino riceva il primo coltello attorno ai sei-sette anni e gli vengano quindi insegnati i primi rudimenti dell’intaglio. Ha lama solida a singolo filo, con tagliente leggermente curvo e dorso dritto. La sezione tipicamente romboidale, che affonda le proprie radici nei tempi antichi per via dell’abitudine dei fabbri di forgiare lame anche riciclando lime, permette di avere una lama solida e al tempo stesso leggera: il dorso è relativamente sottile, il punto più spesso all’attaccatura dei biselli. Il manico è solitamente cilindrico, a sezione ovale o a goccia, bombato e senza guardia.
È quasi sempre costruito in legno, solitamente di betulla, anche se sono molto utilizzati il salice, a volte il frassino o il ginepro. Il fodero, in cuoio bovino, è cucito sul retro e ha al suo interno un salvafilo in legno o in plastica per proteggere coltello e portatore; contiene quasi interamente il coltello, lasciandone scoperto solo il pomo e una piccola parte del manico. Nell’antichità il coltello da caccia nasce soprattutto per l’uccisione della selvaggina ferita. A questo proposito non si può dimenticare il Waidblatt, profondamente radicato nella cultura venatoria tedesca, con lama intorno ai 30 centimetri; in combinazione con un coltello Nicker viene conosciuto come Waidbesteck (molto utilizzato fra i coltelli moderni quello della Puma). Meno noto ma altrettanto affascinante è il grande coltello a serramanico in manico di corno di cervo, con lama intorno ai 23 centimetri bloccata in apertura da un fermo; era utilizzato nelle cacce reali di Casa Savoia, spesso in abbinamento con modelli simili ma più piccoli, decisamente più adatti al trattamento delle spoglie. Anche molti dei marchi americani producono coltelli combinati di pregiata fattura, uno per tutti il famoso Silver Stag con manici esclusivamente in corno di cervo americano. La Casa propone inoltre modelli customizzati, con manici personalizzati ricavati da corna fornite dal committente. Come insegna la storia di Randall, quasi tutti i grandi marchi di oggi sono nati da uomini abili e fantasiosi che hanno costruito quasi per gioco il primo coltello, con grande passione e grande amore. Ma il mondo è anche pieno di quei coltelli, a volte splendidi, che sono rimasti pezzi unici e che non hanno avuto né seguito né gloria, ma solo tanta polvere e tanta pioggia.
È a questi pezzi di vita, ma soprattutto agli uomini che li hanno costruiti, alle loro mani e ai loro occhi, che vorrei dedicare l’ultima immagine di questa brevissima rassegna; perché dietro a ogni oggetto costruito con il cuore c’è una storia unica, spesso silenziosa, che vivrà per sempre attraverso di lui.