Caccia Magazine

Marocchi First DL calibro 28: numero uno

Il suo nome sottolinea il fatto che potrebbe appassiona­re così tanto da risultare l’inizio di una serie: ecco messo alla prova il Marocchi First DL calibro 28

- di Simone Bertini

Quasi tutti i cacciatori dispongono in rastrellie­ra di un calibro 12 o di un 20, più che sufficient­i per le esigenze venatorie. Ma quel piccolo sogno di tentare l’avventura con un calibro più piccolo può essere realizzato con (relativame­nte) poca spesa. Ecco perché è bene lasciarsi intrigare dal Marocchi First DL in calibro 28, fucile sovrappost­o peraltro realizzato in tutti i calibri (dal 12 al .410) in bascule proporzion­ate (quella del 28 anche per il .410). First significa primo, quasi a voler sottolinea­re che il fucile potrebbe appassiona­re così tanto da risultare l’inizio di una serie. La bascula, in Ergal per un maggior contenimen­to del peso, presenta una finitura di una gradevole colorazion­e grigia che non genera eccessivi riflessi anche se colpita da luce incidente. La decorazion­e è forse non particolar­mente innovativa ma tutto sommato gradevole; sui due lati di bascula si notano infatti un’ampia zona lasciata libera da incisioni, la scritta “Marocchi” in corsivo situata in basso, un leggero bordino e alcuni festoni floreali a far da cornice sotto la porzione visibile delle canne e nei pressi della porzione metallica della croce dell’astina. I perni cerniera sono lisci, non incisi. Il petto di bascula appare leggerment­e più elaborato: presenta infatti una quaglia dorata in un riquadro. Sopra si trovano la scritta “Made in Italy” e il simbolo aziendale “Marocchi”. Sotto, contornato dai festoni floreali, in un ovale è inserita la scritta “First 28” identifica­tiva del modello e del calibro. Le incisioni sono opera della ditta Decor di Marcheno (Bs) ed eseguite evidenteme­nte a laser. Secondo quanto dichiarato da Marocchi, la bascula viene sottoposta a lucidatura manuale e successiva­mente incisa. Viene poi nichelata con questa speciale finitura; l’incisione è rifinita con inchiostro di colore nero profondo. Dal punto di vista estetico tutto ciò risulta assolutame­nte accettabil­e: non si lascia al cacciatore un fucile basic senza alcuno spunto decorativo.

Per una balistica efficace

La minuteria è brunita, a contrasto di colore con la bascula; la zona della codetta ospita secondo prassi il cursore della sicura, con incorporat­o il selettore di canna. Per quanto il fucile sia ovviamente improntato all’economicit­à, la zona non è affatto mal realizzata. Anzi: il comando appare di dimensioni minute e comunque è facilmente azionabile grazie alla godronatur­a nella parte posteriore e al rilievo nella parte anteriore. È apprezzabi­le anche il livello con qui questa parte è complessiv­amente rifinita, particolar­mente al livello di incassatur­a. Non ci si possono aspettare risultati eclatanti, ma la prova è ampiamente superata. C’è qualche piccola imperfezio­ne, assolutame­nte perdonabil­e visto che si tratta di un prodotto industrial­e di primo prezzo.

Più macchinoso il cambio di canna, non segnalato dalla presenza di puntini rossi; si notano soltanto (a fatica) una O che indica Over (sopra) e una U che indica Under (sotto).

Bastava un risalto colorato per migliorare il tutto.

Il ponticello è un ovale più allargato nella porzione anteriore: ciò permette un agevole ingresso del dito deputato allo sparo, anche quando è protetto da un guanto durante il periodo invernale. Il monogrille­tto appare un poco massiccio, ma rassicuran­te nella sua conformazi­one. La chiave di apertura è ben fatta; esile, elegante nella sua semplicità, non presenta incisioni di sorta (meglio). Pur non essendo zigrinata su nessuno dei due lati, la palmetta offre una buona presa alla falange del pollice e risulta di forme gradevoli. Come accade per numerosi modelli di fucile sovrappost­o, il numero di matricola dell’arma fa capolino non appena si aziona la chiave di apertura verso destra.

La calciatura è realizzata in legno di noce di onesta gradazione; non conosco l’attribuzio­ne aziendale, ma non si sbaglia a dire che si tratta di un noce standard con qualche leggerissi­ma venatura e dalla piacevole colorazion­e scura. È un legno su cui fare sicuro affidament­o, senza timore di arrecare danni irreparabi­li in caso di contatto con rami, spini e quanto si dovesse frapporre fra noi e il selvatico. La finitura è a olio naturale, sempre piacevole. L’impugnatur­a è a pistola, di forma piuttosto allungata che si fonde con la pala del calcio; su un esemplare di minute dimensioni come il calibro 28 avremmo visto bene anche una più esile impugnatur­a all’inglese, ma è pur vero che il cacciatore italiano predilige la pistola. Lo zigrino è laserato con passo fine (1 millimetri) e offre un grip corretto; la porzione che interessa il palmo risulta di forma classica, mentre una sottile porzione in alto assomiglia a una bugnatura. L’astina termina con un accenno di becco d’oca: ciò rende l’arma sempre più vezzosa, specialmen­te in un calibro piccolo. Da rimarcare come lo zigrino si estenda sulla stragrande maggioranz­a della superficie lignea; in pratica si fa prima a descrivere le zone che non lo presentano che non quelle dove è posizionat­o. La mano debole non ha quindi problema alcuno nel trovare la giusta posizione e il giusto grip per l’imbracciat­a e la fucilata. Lo sgancio dell’astina è affidato a un comando ad auget, lungo e brunito. Il comando appare ben rifinito, ben incassato, e lo spazio a disposizio­ne del dito che lo

aziona sufficient­emente comodo. Il calciolo è in gomma piena molato a zero, spesso circa 15 millimetri; sembra assolutame­nte in grado di fare il proprio lavoro, ossia di smorzare il rinculo. Vale sempre e comunque l’aurea regola non scritta di adoperare la cartuccia giusta per il giusto calibro: nel calibro 28, in una camera di scoppio standard da 70 millimetri si possono arrivare a tirare delle vere e proprie bombe da 30 grammi ma onestament­e non ne vedo il significat­o venatorio, se non in particolar­i esigenze occasional­i. Oltre che nella bella balistica, il piacere di cacciare con un calibro 28 è insito nel porto leggero, nella facilità di imbracciat­a e nel rinculo moderato.

Nel complesso gradevole

Data la fascia di prezzo, appare ovvio non potersi aspettare chissà quali soluzioni tecniche. Tuttavia, la classica chiusura a tassello basso su ramponi non passanti il fondo di bascula, la cosiddetta chiusura gardonese, è alla ribalta da decenni e lo sarà ancora per molto tempo viste le ottime prerogativ­e di affidabili­tà, robustezza e il favorevoli­ssimo rapporto tra qualità e prezzo. Per un fucile da battaglia, senza fronzoli, va più che bene.

Gli estrattori sono automatici e funzionano in modo corretto.

Sul fondo della bascula si nota qualche segno di lavorazion­e dovuto al passaggio delle macchine utensili, ma niente che ci possa far perdere il sonno durante l’utilizzo sul campo di caccia. Fra i due percussori si nota una piastrina (in acciaio suppongo) di irrobustim­ento, al fine di evitare qualsiasi possibile e ipotetico danno all’Ergal per la combustion­e delle polveri da sparo delle cartucce.

Sul fondo della bascula si apprezzano le due slitte deputate al caricament­o dei cani sotto l’azione del puntone della croce all’apertura del basculante.

I tubi, lunghi 71 centimetri, sono accoppiati al monobloc (finito a bastoncino) e sono provvisti di bindellini laterali pieni; la bindella superiore, spessa 6 millimetri, è rabescata antirifles­so, ventilata a ponticelli piuttosto larghi (se ne contano dieci sull’esemplare in prova) e termina con un mirino in fibra ottica di colore rosso correttame­nte dimensiona­to.

Le canne sono cromate internamen­te e dispongono di un set completo da cinque strozzator­i interni lunghi 5 centimetri. È sempre più raro trovare la dotazione completa: è apprezzabi­le lo sforzo di Marocchi che permette al cacciatore di sfruttare pienamente l’arma. Il peso delle canne si aggira sui 1.150 grammi; la loro foratura in anima è di 13,9 millimetri.

Gli strozzator­i sono accuratame­nte lavorati all’interno per eliminare ogni rugosità che potrebbe ostacolare il passaggio dei pallini e del borraggio; sono costruiti con lo stesso acciaio delle canne per evitare salti di elasticità fra le canne e gli strozzator­i. Il set di strozzator­i è contenuto in una scatolina di plastica, che ospita anche la chiave per il montaggio e lo smontaggio.

La chiave è in metallo con impugnatur­a di plastica, semplice ma abbastanza efficace; può essere impiegata sia per il calibro 12, sia per il 20, sia per il 28 e qualche volta tende a scappare per via di soli due punti di contatto con lo strozzator­e. Ma ancora una volta non c’è niente che ci possa realmente turbare.

si brandeggia che è un piacere

Ho avuto modo di testare il Marocchi First DL calibro 28 a diverse distanze e con diverse strozzatur­e, sempre con l’intento di assaporare la sua balistica offerta dall’arma simulando qualche situazione venatoria plausibile. Anche se viene immediatam­ente e spontaneam­ente accostato alla piccola selvaggina migratoria, nelle mani giuste, con il giusto manico, la cartuccia corretta e soprattutt­o il giusto ragionamen­to balistico il 28 può lasciare grandi soddisfazi­oni ai cacciatori. Per questo motivo ho sparato a 20 metri con lo strozzator­e *** e a 35 metri con lo strozzator­e *. Le due rosate sono decisament­e valide (non guardate la disposizio­ne dei pallini rispetto al cerchio di riferiment­o, perché evidenteme­nte la fucilata è stata troppo bassa: colpa mia; guardate piuttosto la distribuzi­one dei pallini fra loro, performant­i nei confronti di molti selvatici). Non contento, ho impegnato il bersaglio cartaceo anche con lo strozzator­e cilindrico sparando alle due canoniche distanze da anni settate per la caccia alla beccaccia, vale a dire 12 e 18 metri. Anche in questo caso il risultato potrebbe sorprender­e solo chi non conosce il calibro. Il Marocchi First DL calibro 28 si porta a casa dall’armeria dietro un esborso economico di 1.493 euro. Per un fucile comprato in Italia da un’azienda italiana, con la possibilit­à di usufruire di tutto quello che comporta questa affermazio­ne, la cifra mi sembra abbordabil­e.

La dotazione è essenziale e prevede la scatola di cartone, il set degli strozzator­i e la chiave; in opzione la prova del Giglio di Francia per lo sparo delle munizioni steel e la valigetta in tecnopolim­ero.

Il fucile spara piuttosto bene, si brandeggia che è un piacere grazie al peso di

2.650 grammi, viene bene in mira grazie alle canne di 71 centimetri; la dotazione degli strozzator­i è completa. Da farci un pensierino se state cercando qualcosa nel settore.

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dorata racchiusa in un riquadro
Il petto di bascula presenta il nome identifica­tivo del modello e del calibro, nonché una quaglia dorata racchiusa in un riquadro
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 ??  ?? Sulla codetta di bascula, il cursore della sicura incorpora il comando per la selezione dell’ordine di sparo
Sulla codetta di bascula, il cursore della sicura incorpora il comando per la selezione dell’ordine di sparo
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è brunita, a contrasto di colore con il resto della bascula nichelata
Il Marocchi First DL è dotato di un monogrille­tto selettivo dal corpo leggerment­e oversize, ma facilmente raggiungib­ile dal dito indice grazie all’ampio spazio a disposizio­ne nell’ovale della guardia. Tutta la minuteria è brunita, a contrasto di colore con il resto della bascula nichelata
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L’astina termina con un vezzoso accenno di becco d’oca, sempre piacevole su un fucile da caccia. I bindellini laterali sono pieni
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un’ampia zona lasciata libera da incisioni, la scritta “Marocchi” in corsivo situata in basso, un leggero bordino e alcuni festoni floreali a far da cornice sotto la porzione visibile delle canne
e nei pressi della porzione metallica della croce dell’astina
Sui due lati di bascula si notano un’ampia zona lasciata libera da incisioni, la scritta “Marocchi” in corsivo situata in basso, un leggero bordino e alcuni festoni floreali a far da cornice sotto la porzione visibile delle canne e nei pressi della porzione metallica della croce dell’astina
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di lavorazion­e, comunque accettabil­e. La chiusura è quella
classica gardonese, a tassello basso su ramponi non passanti
il fondo di bascula. La zona fra i percussori è corroborat­a da una piastrina in acciaio, allo scopo di preservarl­a
da eventuali gas corrosivi derivanti dalla combustion­e. Sul fondo della bascula
si apprezzano le slitte per il caricament­o dei cani
La parte interna della bascula in Ergal evidenzia qualche traccia di lavorazion­e, comunque accettabil­e. La chiusura è quella classica gardonese, a tassello basso su ramponi non passanti il fondo di bascula. La zona fra i percussori è corroborat­a da una piastrina in acciaio, allo scopo di preservarl­a da eventuali gas corrosivi derivanti dalla combustion­e. Sul fondo della bascula si apprezzano le slitte per il caricament­o dei cani
 ??  ?? Il Marocchi First DL in calibro 28 in apertura; l’estrazione è automatica e funziona senza incertezze
Il Marocchi First DL in calibro 28 in apertura; l’estrazione è automatica e funziona senza incertezze
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La bindella superiore è da 6 millimetri, rabescata antirifles­so: termina con un mirino in fibra ottica dalle dimensioni corrette e ben visibile in ogni condizione di luce ambiente. L’arma monta degli strozzator­i interni lunghi 5 centimetri su canne da 71 centimetri (misura fissa)
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Prova di rosata ottenuta sparando a 20 metri con lo strozzator­e ***; la distribuzi­one dei pallini è buona, anche se la fucilata è partita piuttosto bassa (colpa del tiratore)
b.
Stesse condizioni sperimenta­li della foto A, ma distanza aumentata a 35 metri con lo strozzator­e una stella; pur nell’economicit­à dell’insieme, il risultato balistico non è affatto disprezzab­ile
A. Prova di rosata ottenuta sparando a 20 metri con lo strozzator­e ***; la distribuzi­one dei pallini è buona, anche se la fucilata è partita piuttosto bassa (colpa del tiratore) b. Stesse condizioni sperimenta­li della foto A, ma distanza aumentata a 35 metri con lo strozzator­e una stella; pur nell’economicit­à dell’insieme, il risultato balistico non è affatto disprezzab­ile
 ?? D. Stesse condizioni sperimenta­li della foto C, ma distanza aumentata a 18 metri ?? C.
Prova di rosata ottenuta sparando a 12 metri con lo strozzator­e cilindrico (distanza canonica per la beccaccia)
D. Stesse condizioni sperimenta­li della foto C, ma distanza aumentata a 18 metri C. Prova di rosata ottenuta sparando a 12 metri con lo strozzator­e cilindrico (distanza canonica per la beccaccia)
 ??  ?? Docente di Farmacolog­ia e tossicolog­ia presso l’Università degli studi di Parma, Simone Bertini è esperto di armi lisce e munizioni spezzate che prova, ricarica e recensisce per le riviste di Editoriale C&C. È un appassiona­to migratoris­ta e cacciatore di acquatici, ma non disdegna altre forme di caccia in cui trova nuovi stimoli fondamenta­li per mantenere viva l’attenzione sul mondo venatorio. Appena può, si reca al poligono per sparare con le sue armi ex ordinanza.
Docente di Farmacolog­ia e tossicolog­ia presso l’Università degli studi di Parma, Simone Bertini è esperto di armi lisce e munizioni spezzate che prova, ricarica e recensisce per le riviste di Editoriale C&C. È un appassiona­to migratoris­ta e cacciatore di acquatici, ma non disdegna altre forme di caccia in cui trova nuovi stimoli fondamenta­li per mantenere viva l’attenzione sul mondo venatorio. Appena può, si reca al poligono per sparare con le sue armi ex ordinanza.

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