Marocchi First DL calibro 28: numero uno
Il suo nome sottolinea il fatto che potrebbe appassionare così tanto da risultare l’inizio di una serie: ecco messo alla prova il Marocchi First DL calibro 28
Quasi tutti i cacciatori dispongono in rastrelliera di un calibro 12 o di un 20, più che sufficienti per le esigenze venatorie. Ma quel piccolo sogno di tentare l’avventura con un calibro più piccolo può essere realizzato con (relativamente) poca spesa. Ecco perché è bene lasciarsi intrigare dal Marocchi First DL in calibro 28, fucile sovrapposto peraltro realizzato in tutti i calibri (dal 12 al .410) in bascule proporzionate (quella del 28 anche per il .410). First significa primo, quasi a voler sottolineare che il fucile potrebbe appassionare così tanto da risultare l’inizio di una serie. La bascula, in Ergal per un maggior contenimento del peso, presenta una finitura di una gradevole colorazione grigia che non genera eccessivi riflessi anche se colpita da luce incidente. La decorazione è forse non particolarmente innovativa ma tutto sommato gradevole; sui due lati di bascula si notano infatti un’ampia zona lasciata libera da incisioni, la scritta “Marocchi” in corsivo situata in basso, un leggero bordino e alcuni festoni floreali a far da cornice sotto la porzione visibile delle canne e nei pressi della porzione metallica della croce dell’astina. I perni cerniera sono lisci, non incisi. Il petto di bascula appare leggermente più elaborato: presenta infatti una quaglia dorata in un riquadro. Sopra si trovano la scritta “Made in Italy” e il simbolo aziendale “Marocchi”. Sotto, contornato dai festoni floreali, in un ovale è inserita la scritta “First 28” identificativa del modello e del calibro. Le incisioni sono opera della ditta Decor di Marcheno (Bs) ed eseguite evidentemente a laser. Secondo quanto dichiarato da Marocchi, la bascula viene sottoposta a lucidatura manuale e successivamente incisa. Viene poi nichelata con questa speciale finitura; l’incisione è rifinita con inchiostro di colore nero profondo. Dal punto di vista estetico tutto ciò risulta assolutamente accettabile: non si lascia al cacciatore un fucile basic senza alcuno spunto decorativo.
Per una balistica efficace
La minuteria è brunita, a contrasto di colore con la bascula; la zona della codetta ospita secondo prassi il cursore della sicura, con incorporato il selettore di canna. Per quanto il fucile sia ovviamente improntato all’economicità, la zona non è affatto mal realizzata. Anzi: il comando appare di dimensioni minute e comunque è facilmente azionabile grazie alla godronatura nella parte posteriore e al rilievo nella parte anteriore. È apprezzabile anche il livello con qui questa parte è complessivamente rifinita, particolarmente al livello di incassatura. Non ci si possono aspettare risultati eclatanti, ma la prova è ampiamente superata. C’è qualche piccola imperfezione, assolutamente perdonabile visto che si tratta di un prodotto industriale di primo prezzo.
Più macchinoso il cambio di canna, non segnalato dalla presenza di puntini rossi; si notano soltanto (a fatica) una O che indica Over (sopra) e una U che indica Under (sotto).
Bastava un risalto colorato per migliorare il tutto.
Il ponticello è un ovale più allargato nella porzione anteriore: ciò permette un agevole ingresso del dito deputato allo sparo, anche quando è protetto da un guanto durante il periodo invernale. Il monogrilletto appare un poco massiccio, ma rassicurante nella sua conformazione. La chiave di apertura è ben fatta; esile, elegante nella sua semplicità, non presenta incisioni di sorta (meglio). Pur non essendo zigrinata su nessuno dei due lati, la palmetta offre una buona presa alla falange del pollice e risulta di forme gradevoli. Come accade per numerosi modelli di fucile sovrapposto, il numero di matricola dell’arma fa capolino non appena si aziona la chiave di apertura verso destra.
La calciatura è realizzata in legno di noce di onesta gradazione; non conosco l’attribuzione aziendale, ma non si sbaglia a dire che si tratta di un noce standard con qualche leggerissima venatura e dalla piacevole colorazione scura. È un legno su cui fare sicuro affidamento, senza timore di arrecare danni irreparabili in caso di contatto con rami, spini e quanto si dovesse frapporre fra noi e il selvatico. La finitura è a olio naturale, sempre piacevole. L’impugnatura è a pistola, di forma piuttosto allungata che si fonde con la pala del calcio; su un esemplare di minute dimensioni come il calibro 28 avremmo visto bene anche una più esile impugnatura all’inglese, ma è pur vero che il cacciatore italiano predilige la pistola. Lo zigrino è laserato con passo fine (1 millimetri) e offre un grip corretto; la porzione che interessa il palmo risulta di forma classica, mentre una sottile porzione in alto assomiglia a una bugnatura. L’astina termina con un accenno di becco d’oca: ciò rende l’arma sempre più vezzosa, specialmente in un calibro piccolo. Da rimarcare come lo zigrino si estenda sulla stragrande maggioranza della superficie lignea; in pratica si fa prima a descrivere le zone che non lo presentano che non quelle dove è posizionato. La mano debole non ha quindi problema alcuno nel trovare la giusta posizione e il giusto grip per l’imbracciata e la fucilata. Lo sgancio dell’astina è affidato a un comando ad auget, lungo e brunito. Il comando appare ben rifinito, ben incassato, e lo spazio a disposizione del dito che lo
aziona sufficientemente comodo. Il calciolo è in gomma piena molato a zero, spesso circa 15 millimetri; sembra assolutamente in grado di fare il proprio lavoro, ossia di smorzare il rinculo. Vale sempre e comunque l’aurea regola non scritta di adoperare la cartuccia giusta per il giusto calibro: nel calibro 28, in una camera di scoppio standard da 70 millimetri si possono arrivare a tirare delle vere e proprie bombe da 30 grammi ma onestamente non ne vedo il significato venatorio, se non in particolari esigenze occasionali. Oltre che nella bella balistica, il piacere di cacciare con un calibro 28 è insito nel porto leggero, nella facilità di imbracciata e nel rinculo moderato.
Nel complesso gradevole
Data la fascia di prezzo, appare ovvio non potersi aspettare chissà quali soluzioni tecniche. Tuttavia, la classica chiusura a tassello basso su ramponi non passanti il fondo di bascula, la cosiddetta chiusura gardonese, è alla ribalta da decenni e lo sarà ancora per molto tempo viste le ottime prerogative di affidabilità, robustezza e il favorevolissimo rapporto tra qualità e prezzo. Per un fucile da battaglia, senza fronzoli, va più che bene.
Gli estrattori sono automatici e funzionano in modo corretto.
Sul fondo della bascula si nota qualche segno di lavorazione dovuto al passaggio delle macchine utensili, ma niente che ci possa far perdere il sonno durante l’utilizzo sul campo di caccia. Fra i due percussori si nota una piastrina (in acciaio suppongo) di irrobustimento, al fine di evitare qualsiasi possibile e ipotetico danno all’Ergal per la combustione delle polveri da sparo delle cartucce.
Sul fondo della bascula si apprezzano le due slitte deputate al caricamento dei cani sotto l’azione del puntone della croce all’apertura del basculante.
I tubi, lunghi 71 centimetri, sono accoppiati al monobloc (finito a bastoncino) e sono provvisti di bindellini laterali pieni; la bindella superiore, spessa 6 millimetri, è rabescata antiriflesso, ventilata a ponticelli piuttosto larghi (se ne contano dieci sull’esemplare in prova) e termina con un mirino in fibra ottica di colore rosso correttamente dimensionato.
Le canne sono cromate internamente e dispongono di un set completo da cinque strozzatori interni lunghi 5 centimetri. È sempre più raro trovare la dotazione completa: è apprezzabile lo sforzo di Marocchi che permette al cacciatore di sfruttare pienamente l’arma. Il peso delle canne si aggira sui 1.150 grammi; la loro foratura in anima è di 13,9 millimetri.
Gli strozzatori sono accuratamente lavorati all’interno per eliminare ogni rugosità che potrebbe ostacolare il passaggio dei pallini e del borraggio; sono costruiti con lo stesso acciaio delle canne per evitare salti di elasticità fra le canne e gli strozzatori. Il set di strozzatori è contenuto in una scatolina di plastica, che ospita anche la chiave per il montaggio e lo smontaggio.
La chiave è in metallo con impugnatura di plastica, semplice ma abbastanza efficace; può essere impiegata sia per il calibro 12, sia per il 20, sia per il 28 e qualche volta tende a scappare per via di soli due punti di contatto con lo strozzatore. Ma ancora una volta non c’è niente che ci possa realmente turbare.
si brandeggia che è un piacere
Ho avuto modo di testare il Marocchi First DL calibro 28 a diverse distanze e con diverse strozzature, sempre con l’intento di assaporare la sua balistica offerta dall’arma simulando qualche situazione venatoria plausibile. Anche se viene immediatamente e spontaneamente accostato alla piccola selvaggina migratoria, nelle mani giuste, con il giusto manico, la cartuccia corretta e soprattutto il giusto ragionamento balistico il 28 può lasciare grandi soddisfazioni ai cacciatori. Per questo motivo ho sparato a 20 metri con lo strozzatore *** e a 35 metri con lo strozzatore *. Le due rosate sono decisamente valide (non guardate la disposizione dei pallini rispetto al cerchio di riferimento, perché evidentemente la fucilata è stata troppo bassa: colpa mia; guardate piuttosto la distribuzione dei pallini fra loro, performanti nei confronti di molti selvatici). Non contento, ho impegnato il bersaglio cartaceo anche con lo strozzatore cilindrico sparando alle due canoniche distanze da anni settate per la caccia alla beccaccia, vale a dire 12 e 18 metri. Anche in questo caso il risultato potrebbe sorprendere solo chi non conosce il calibro. Il Marocchi First DL calibro 28 si porta a casa dall’armeria dietro un esborso economico di 1.493 euro. Per un fucile comprato in Italia da un’azienda italiana, con la possibilità di usufruire di tutto quello che comporta questa affermazione, la cifra mi sembra abbordabile.
La dotazione è essenziale e prevede la scatola di cartone, il set degli strozzatori e la chiave; in opzione la prova del Giglio di Francia per lo sparo delle munizioni steel e la valigetta in tecnopolimero.
Il fucile spara piuttosto bene, si brandeggia che è un piacere grazie al peso di
2.650 grammi, viene bene in mira grazie alle canne di 71 centimetri; la dotazione degli strozzatori è completa. Da farci un pensierino se state cercando qualcosa nel settore.