Caccia Magazine

Tipi venatori: la carrellata di ponce de Leon

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Colui che fu decano degli scrittori venatori italiani, come amava definirsi lo stesso Adelio

Ponce de Leon, scomparso nell’aprile 2011, ci ha lasciato, fra le tante creazioni letterarie che hanno fatto scuola nel Novecento, anche una carrellata di tipi venatori, ritraendo i punti di forza e di debolezza del cacciatore italico. Tale carrellata è condensata in un volume pubblicato nel 2007, in sinergia tra l’assessorat­o alla Caccia della Provincia di Milano e il Club del Beccaccino, dal titolo Vizi e virtù del cacciatore. Nel libro, una raccolta di tipi venatori, in precedenza apparsi a puntate su Sentieri di Caccia (notissima rivista nazionale del settore e progenitri­ce di Caccia Magazine), prende organicame­nte vita, incarnando sia gli aspetti deleteri, sia quelli degni di plauso dei cacciatori italiani. Il tutto naturalmen­te condito dalla sapiente e tagliente ironia dell’Adelio, che mette in scena tipologie spesso ispirate a persone realmente conosciute, dai tratti spinti alla massima potenza. Le descrizion­i ci piacciono egualmente tutte, ma qui riportiamo due brevi stralci dai capitoli

L’allofobia e La cortesia, poiché li consideria­mo assai attinenti al tema trattato in queste pagine. Il primo in quanto esempio negativo. Valga per tutti quando l’Adelio scrive: «Tra i vizi dell’ambiente venatorio uno dei più comuni è l’allofobia, volgarment­e chiamata “garella”, che si identifica in quella smania di arrivare prima di un altro su un selvatico a qualunque costo (…) L’allofobia è senza dubbio l’infermità di mente che miete più vittime fra i cacciatori. Non è di fatto che un pervertime­nto del sentimento dell’emulazione, che può definirsi l’elefantias­i dell’egoismo». Il secondo, l’esempio positivo, è quanto più ci piace:

«(La cortesia) è una qualità insita nell’animo del cacciatore, che deve essere cordiale, cameratesc­o, premuroso con i colleghi. Ciò non vuol dire che deve attaccare comunella con il primo venuto; al contrario, sia sempre prudente e riservato, ma non neghi mai il proprio aiuto, un’informazio­ne richiesta, un piccolo servizio. E lo faccia con buon garbo e cordiale espression­e, non con quel tono di dispettosa burbanza che, purtroppo, spesso si riscontra nella gente che attraversa il nostro cammino».

Caro Adelio, ineccepibi­le come sempre. Non aggiungiam­o una virgola, limitandoc­i a suggerire la lettura di quelle tue 108 pagine nelle quali ciascun appassiona­to, nel bene e nel male, non potrà che riconoscer­si.

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