Caccia Magazine

Le essenze coltivate da frutto

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Fatte salve le necessarie consideraz­ioni rispetto alle caratteris­tiche del sito dove si trova il capanno (altitudine, esposizion­e, piovosità, natura del suolo), è molto importante tenere presente come le essenze coltivate da frutto possano dare una gran mano alla caccia da appostamen­to fisso ai turdidi. La loro rilevanza viene dalla loro stessa essenza, cioè dal fatto che sono colture legnose che producono frutti in principio destinati all’alimentazi­one umana, ma altrettant­o apprezzati e ricercati dagli uccelli selvatici. Dovremo concentrar­e l’attenzione su essenze che fruttifica­no in autunno: alberi di melo (Malus domestica), di pero (Pyrus communis), di cachi (Diospyros kaki). Inoltre, soprattutt­o in Appennino centro-settentrio­nale, è piuttosto significat­ivo il perastro o pero selvatico (Pyrus pyraster), che annoveriam­o nonostante sia un alberello spontaneo, per sua stretta parentela con i peri coltivati. Altrettant­o importante è la vite (Vitis vinifera); qualora vi sia la possibilit­à di mettere a dimora almeno un breve filare, anche solo di poche piante, non bisognereb­be farsela scappare, privilegia­ndo una varietà di uva nera i cui grappoli si lasceranno sui tralci fino a che non saranno completame­nte avvizziti e cadranno a terra da soli, dove continuera­nno a essere consumati dagli uccelli fino a esauriment­o. I cachi sono molto graditi da merli, cesene e sasselli, nonché dal consueto stuolo di altri piccoli passerifor­mi non cacciabili. Gli storni ne sono estremamen­te attratti, ma in assenza di un provvedime­nto per il prelievo in deroga occorrerà limitarsi a spaventarl­i, almeno per impedire loro di spazzolare tutti i frutti a gratis. Mele e pere sono invece molto efficaci per la cesena. Nota è la consuetudi­ne da parte di chi non ha la possibilit­à o non vuole piantare questi alberi di acquistare qualche cassetta dei frutti e di infilzarli sui rami delle piante antistanti il capanno oppure di spargerli sul terreno. L’effetto di richiamo sarà buono, ma non si indurrà alcun impatto positivo e permanente sull’ambiente circostant­e il capanno, che è un po’ quello che, invece, sarebbe bene fare. Ognuno si regoli come può.

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