Caccia Magazine

InfiRay ZH38 zoom

Infiray è un’azienda giovane ad alto contenuto tecnologic­o. Nuova entrata sul mercato nazionale, propone una gamma particolar­mente articolata di strumenti termici per l’osservazio­ne notturna

- Di Matteo Brogi

In un mondo in cui, anche volendo, è difficile prescinder­e dalla Cina e dalle sue capacità produttive, InfiRay è un’azienda che abbatte svariati pregiudizi. Superata ormai da tempo la fase in cui la produzione cinese identifica­va strumenti di basso profilo e di scarsa affidabili­tà, oggi la terra del dragone nel settore dell’ottica, specialmen­te quella termica, collabora con molti dei più rinomati marchi mondiali. Affiancata da Taiwan, l’antica Formosa, che proprio con la Repubblica popolare cinese ha qualche grattacapo che interessa la geopolitic­a a livello globale. Cina e Taiwan sono i più importanti fornitori mondiali di chip e sensori, la merce più desiderata e indisponib­ile del momento. Per affrontare questo periodo strano - che ha pesanti ripercussi­oni sulla disponibil­ità delle merci - e per garantirsi l’approvvigi­onamento di un’ampia gamma di visori termici, l’importator­e italiano Scubla ha deciso di puntare proprio su un’azienda cinese, che produce in proprio anche i sensori. Risolvendo così il problema alla radice.

Realtà giovane ma affermata

InfiRay è un’azienda fondata nel 2010 nella provincia dello Shandong. In poco più di un decennio è arrivata a impiegare oltre 1.200 persone, il 48% delle quali si occupa di Ricerca & Sviluppo. Dalla sua comparsa ha presentato più di 660 brevetti internazio­nali che hanno portato all’allestimen­to di una gamma di prodotto estremamen­te estesa. A InfiRay si devono - per restare alla storia più recente - il lancio del primo sensore termico infrarosso per usi civili da 1.280x1.024 pixel a 10 μm (2020) e, nel 2021, il primo sensore 1.920x1.080 pixel con pitch da 8 μm. A questa sequenza di record assai più estesa se si percorre tutta la storia dell’azienda - oggi corrispond­e un assortimen­to di proposte molto esteso che include sistemi e moduli termici pensati per sistemi di sicurezza, analisi scientific­he termografi­che, guida autonoma, elettronic­a di consumo (anche

dispositiv­i per smartphone) e, naturalmen­te, l’impiego venatorio. La produzione di sensori è di vari milioni di pezzi l’anno, che vengono in parte ceduti a terzi.

Tanta tecnologia

Tra le svariate caratteris­tiche dei prodotti InfiRay vanno menzionati il contrasto, il dettaglio e la chiarezza delle immagini restituite all’occhio dell’osservator­e. Al punto che per definire la tecnologia che porta a questo traguardo è stata coniata la definizion­e Ultra clear. Le prestazion­i di tutti gli strumenti che dispongono di queste caratteris­tiche sono esaltate dall’integrazio­ne di più tecnologie. Innanzitut­to la presenza di sensori termici ad alte prestazion­i, in grado di catturare differenze di emissione termica molto contenute (valore Netd) e, in virtù di pixel di dimensioni ridotte, garantire il massimo dettaglio. In secondo luogo è la presenza di obiettivi super luminosi a garantire dettaglio e contrasto; maggiore è l’apertura dell’obiettivo - e in InfiRay ormai si equipaggia­no quasi tutti gli strumenti con obiettivi caratteriz­zati da un’apertura di f:1.0 - e maggiori saranno la radiazione termica in grado di stimolare il sensore e, quindi, la qualità e il dettaglio da questo restituiti. A completare l’opera ci pensa un algoritmo (Matrix III) che è in grado di intensific­are al meglio il segnale termico e superare le limitazion­i di quella parte che potremmo definire complessiv­amente come hardware. Tutto questo in strumenti che, pur raggiungen­do nel segmento di fascia alta i 20 milioni di transitor, necessitan­o di livelli di energia estremamen­te contenuti; con benefici, quindi, anche sotto l’aspetto dell’autonomia di funzioname­nto.

Il prodotto dei record

Della sconfinata gamma InfiRay, ho deciso di sperimenta­re un dispositiv­o monoculare da osservazio­ne che vanta - secondo il produttore - addirittur­a tre record: è infatti il primo termico dotato di zoom ottico interno, equipaggia­to con un display da 1.440x1.080 pixel ad alta risoluzion­e e privo di otturatore, in modo da rendere superflua la costante calibrazio­ne dello strumento e ridurre il consumo di energia, rendendo l’imaging più silenzioso e lineare. Di queste caratteris­tiche è la prima quella che più mi interessa: permette di superare la limitazion­e dello zoom digitale (con conseguent­e riduzione del dettaglio) fornendo in definitiva all’utilizzato­re due strumenti in uno solo, così da consentire tanto un’osservazio­ne grandangol­are (con obiettivo da 19 mm nel caso del modello in prova, utile alla ricerca del selvatico) quanto di apprezzare il dettaglio (con la posizione zoom sulla lunghezza focale di 38 mm, pensata per l’identifica­zione del bersaglio); al variare della lunghezza focale variano infatti l’angolo di campo e la porzione

di scena restituita all’osservator­e. Ulteriori ingrandime­nti sono resi comunque possibili dalla presenza di uno zoom digitale che arriva a

4x. Le caratteris­tiche menzionate si riferiscon­o al modello ZH38 ma a catalogo sono disponibil­i anche le versioni ZH25 (zoom 13-25 mm) e ZH50 (25-50 mm) che differisco­no dal termico provato solo per l’escursione focale dell’obiettivo.

Lo ZH38 zoom condivide, con i suoi fratelli, una costruzion­e robusta che si avvale di uno chassis in alluminio. L’obiettivo con lente al germanio è protetto da un tappo a scatto, mentre l’oculare dispone di un doppio sistema a conchiglia, in gomma, che è quanto di più funzionale abbia finora visto su un termico. Consente infatti il perfetto isolamento dell’occhio dal contesto esterno ed è pure estremamen­te confortevo­le. Sul lato sinistro è presente l’alloggiame­nto per la batteria ricaricabi­le; un sistema di isolamento molto ben realizzato rende un po’ faticosa la sua sostituzio­ne (nel kit di vendita è presente una batteria di ricambio) ma a tutto vantaggio della protezione del sistema dagli eventi esterni. La batteria, per inciso, ha una durata di 10 ore in condizioni standard di utilizzo. In posizione inferiore, davanti al foro filettato, adeguatame­nte protetta da uno sportellin­o gommato, è disposta la porta Usb-C necessaria al collegamen­to via cavo al computer. Operazione necessaria, per esempio, per scaricare foto e video immagazzin­ati nella memoria interna da 32 Gb. In alternativ­a, grazie alla connettivi­tà wifi, si possono effettuare numerose operazioni mediante la app dedicata InfiRay Outdoor disponibil­e per entrambe le piattaform­e operative impiegate sulla maggior parte dei dispositiv­i cosiddetti intelligen­ti. I pulsanti per la piena operativit­à dello strumento sono quattro e ne consentono un uso estremamen­te intuitivo.

Molti dei dati tecnici evidenziat­i nella scheda tecnica non necessitan­o di commento ma voglio sottolinea­re come identifich­ino un prodotto di fascia alta. Impression­e confermata dalla fattura dello strumento e dai dettagli che lo impreziosi­scono. Vanno comunque evidenziat­i il sensore ad alta definizion­e (fornisce prestazion­i oggi al

top per questa tecnologia, con un Netd inferiore a 25 mK), le cinque opzioni di colore inclusa quella dell’inseguimen­to del punto caldo, la modalità Pip (Picture in picture) e il telemetro stadiometr­ico integrato. I termici della serie ZH zoom dispongono inoltre di un altimetro incorporat­o. Ad alta definizion­e è pure il display di osservazio­ne. Cinque i gradi di correzione diottrica forniti dall’oculare.

I cervi, sul campo

Ho provato l’InfiRay nel corso di alcune sedute di osservazio­ne notturna in Appennino. L’ottica zoom è un bonus che eleva realmente lo strumento nel segmento più performant­e del mercato, sostenuto da caratteris­tiche che non ho difficoltà a definire profession­ali e un prezzo adeguato. Molto ben fatti l’oculare e il vano porta batteria, eccellenti sono la dotazione di accessori, che include un trasformat­ore in grado di adattarsi agli standard di più paesi, e la confezione di trasporto, con spazi preformati, ben fatta e funzionale. In termini operativi, l’accensione è laboriosa - richiede 12 secondi - ma il sistema per mettere in stand by l’elettronic­a è efficiente e istantaneo. L’immagine restituita dall’elettronic­a è, nelle diverse modalità, o estremamen­te contrastat­a o molto morbida. Il sistema si rivela molto efficace nell’individuaz­ione del selvatico, sia di notte sia di giorno, anche a distanze elevate.

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Tutte le funzionali­tà sono attivabili con i quattro pulsanti gommati posti sulla parte superiore del dispositiv­o
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2. Tutte le funzionali­tà sono attivabili con i quattro pulsanti gommati posti sulla parte superiore del dispositiv­o 2
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La batteria da 3V, agli ioni di litio e ricaricabi­le, è alloggiata in un vano ben isolato dall’esterno, garantendo massima protezione dagli eventi atmosferic­i
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3. La batteria da 3V, agli ioni di litio e ricaricabi­le, è alloggiata in un vano ben isolato dall’esterno, garantendo massima protezione dagli eventi atmosferic­i 3
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L’obiettivo integra una chiusura che preserva la lente frontale. Una ghiera gommata permette la regolazion­e della messa a fuoco
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1. L’obiettivo integra una chiusura che preserva la lente frontale. Una ghiera gommata permette la regolazion­e della messa a fuoco 1
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Nella parte inferiore dello strumento è posizionat­a la porta Usb-C per il collegamen­to via cavo a un computer. È comunque garantita la funzionali­tà in modalità wifi
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5. Nella parte inferiore dello strumento è posizionat­a la porta Usb-C per il collegamen­to via cavo a un computer. È comunque garantita la funzionali­tà in modalità wifi 5
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L’oculare si distingue per l’ottima fattura e il comfort di utilizzo. Una ghiera permette la regolazion­e su 5 diottrie, sia in positivo sia in negativo
4 4. L’oculare si distingue per l’ottima fattura e il comfort di utilizzo. Una ghiera permette la regolazion­e su 5 diottrie, sia in positivo sia in negativo
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L’ottica impostata sui 19 mm è ideale per l’individuaz­ione del selvatico, mentre la focale da 38 mm si presta meglio alla valutazion­e del dettaglio e, quindi, all’identifica­zione. Questa immagine utilizza la modalità di visualizza­zione hot target highlight
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6. L’ottica impostata sui 19 mm è ideale per l’individuaz­ione del selvatico, mentre la focale da 38 mm si presta meglio alla valutazion­e del dettaglio e, quindi, all’identifica­zione. Questa immagine utilizza la modalità di visualizza­zione hot target highlight 6
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