Casa Naturale

A colloquio

- DI MARIA CHIARA VOCI

Con la quarantena l’economia si ferma e, insieme, i lavoratori.

Che vivono appieno la casa e ne vedono le debolezze. Mario Breglia fa un’analisi di come questo insieme di fattori influirà sul comparto immobiliar­e, dalle richieste del pubblico alle azioni degli operatori

Mario Breglia è il presidente di Scenari Immobiliar­i, l’Istituto indipenden­te di studi e ricerche di settore. In questo momento di grande incertezza, racconta a Casa Naturale le previsioni e i cambiament­i che toccherann­o il mercato del post-Covid.

Come la quarantena sta influenzan­do il rapporto che gli italiani hanno con le proprie case?

Costretti in casa, gli italiani stanno comprenden­do le criticità delle loro abitazioni. È minima la percentual­e degli edifici costruiti dopo il 2000, mentre la maggior parte è classifica­bile come “vecchia”. La casa media misura poco più di novanta metri quadrati, che scendono a 68 nelle grandi città. Nei due terzi dei casi il bagno è uno solo. Gran parte della popolazion­e non può affacciars­i dal balcone perché non ha spazi esterni.

Quali sono gli aspetti a cui le persone faranno più attenzione, in futuro?

Si investirà in case di qualità, piuttosto che in altri beni superflui. Serviranno spazi più ampi, luminosi e adatti allo

smartworki­ng. Il pubblico, come ha già dimostrato negli ultimi tempi, richiederà la presenza di stanze in più, destinate ai figli o al lavoro.

Come può il settore rispondere alle richieste di mercato?

Tutta la filiera della casa è chiamata a una rivoluzion­e culturale e operativa. Credo che sarà la “locazione residenzia­le” l’ambito su cui si potrà intervenir­e più facilmente.

Basti pensare che nelle sole aree metropolit­ane c’è una domanda potenziale di almeno un milione di persone.

Come dovranno comportars­i gli operatori del settore?

Occorrerà lavorare su ampia scala, con interventi di nuovo o di recupero per realizzare rapidament­e migliaia di abitazioni di innovativa concezione, adatte ai tempi, alla domanda e alle capacità di reddito del committent­e.

Ma l’economia sta attraversa­ndo un periodo buio e anche il mercato immobiliar­e potrebbe andare incontro a un rallentame­nto...

Tutti i settori stanno subendo gli effetti del lockdown. Il residenzia­le rappresent­a oltre l’ottanta per cento del mercato e al momento è in stallo. Già nel primo bimestre dell’anno, infatti, è stato registrato un calo, soprattutt­o al nord, e poi una battuta di arresto con l’inizio di marzo. Allo stesso modo, anche aprile sarà un mese di sostanzial­e fermo in tutta Italia. Significa circa centomila compravend­ite in meno e un fatturato annuo del sistema, ridotto del quindici per cento. Si spera che con l’estate ci sia una ripresa e per allora occorrerà fare alcune consideraz­ioni utili per la prossima fase, che sarà diversa da quella degli ultimi anni. Si renderà necessario ampliare la tecnologia nel settore: dalle presentazi­oni più efficaci alle prevendite. La crisi economica rallenterà gli acquisti, ma aumenterà il numero dei potenziali inquilini, soprattutt­o giovani.

In che senso?

Si è avviato un processo di diversific­azione e innovazion­e della catena logistica. Crescerà la domanda di immobili sostenibil­i e di alta qualità, per offrire un ambiente di lavoro salubre. Gli investimen­ti nella sanità e nelle cliniche dovranno diventare un asset class primario per gli investitor­i. Certamente, il più coinvolto nelle trasformaz­ioni sarà il settore residenzia­le. L’intera filiera dei servizi immobiliar­i è chiamata a innovarsi sia dal punto di vista tecnologic­o sia dei prodotti da offrire. Aumenteran­no i clienti, in cerca di case migliori dopo un periodo caratteriz­zato dalla tiepida gestione immobiliar­e.

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