Benessere interno
L’inquinamento domestico è pericoloso tanto quanto quello urbano. È quindi necessario prendere precauzioni al fine di assicurare una buona qualità dell’aria indoor in case o altri ambienti confinati. Un proposito per il quale la tecnologia è un alleato indispensabile.
La base di partenza è rappresentata dalla VMC (ventilazione meccanica controllata): un sistema per il ricambio dell’aria e l’abbattimento della CO2. «Può essere centralizzata, ma richiede canalizzazioni e interventi consistenti, o puntuale con recupero di calore – spiega Egisto Canducci, consulente di Mce Lab -. In entrambi i casi, la centrale di ventilazione si compone di due ventilatori, uno scambiatore di calore e una serie di filtri». A livello di funzionamento, «l’aria viziata viene estratta dall’ambiente, spinta nello scambiatore ed espulsa; controcorrente, nello scambiatore viene immessa aria esterna filtrata e ripulita dai vari inquinanti. Durante il transito viene recuperato fino al 95% del calore sottratto agli ambienti, così da non gravare sul bilancio energetico». La VMC, però, non depura l’aria da tutti gli agenti nocivi che proliferano negli spazi chiusi. Dagli acari alle polveri, dalle sostanze chimiche ai COV (Composti Organici Volatili), fino agli agenti biologici patogeni come virus, funghi o batteri. Per contrastare tali minacce, esistono tecnologie specifiche, che possono essere integrate – abbinate alla climatizzazione o alla
VMC e progettate in base alla metratura da servire –, o in versione stand-alone, che non necessitano di installazione. Se si considerano esclusivamente i COV, esistono filtri brevettati o sistemi al carbone attivo, in grado di assorbire le sostanze. Sono soluzioni efficienti per ridurre le concentrazioni di inquinanti nell’aria, ma è necessario che
La buona qualità dell’aria in ambienti chiusi è un requisito indispensabile, sia a livello di comfort che di salute. Grazie alle moderne tecnologie è possibile sanificare a fondo gli ambienti in cui si vive
siano sostituite con frequenza, così da evitare che diventino ricettacolo di virus esse stesse. Per gli agenti patogeni, invece, il discorso è più complesso e la varietà di soluzioni si dirama. Tra queste, il sistema della fotocatalisi indotta dalla luce ultravioletta, che ripulisce l’aria tramite una doppia reazione di ossido-riduzione. «Una soluzione efficace, nel caso in cui parliamo di sanificazioni di superfici pressoché statiche, ma molto difficile da applicare all’aria in forte movimento», come afferma Leopoldo Busa, esperto di qualità indoor e promotore del sistema di certificazione volontario Biosafe.
Seguono i sistemi che sfruttano processi di ionizzazione dell’aria, a plasma freddo o temperato. In questo caso, il plasma carica elettricamente le particelle d’aria a temperatura ambiente trasformandole in un gas ionizzato, il quale disaggrega sia i COV sia le membrane proteiche di virus e batteri. Alcuni depuratori d’aria ionici includono una piastra di raccolta elettrostatica, per gli inquinanti che cadono e si depositano sul pavimento.
Altre tecnologie rilasciano nell’aria sostanze in grado di espletare un’azione antimicotica e battericida, come nel caso del processo di ozonizzazione. Radicale libero costituito da un atomo libero di ossigeno, l’ozono si lega a ogni molecola e conseguentemente la disgrega, trasformandola in una non tossica.
In generale, l’efficacia di queste soluzioni non può che dipendere anche dalla tipologia di ambiente in cui vengono utilizzate.