Casa Naturale

A colloquio

- DI GIORGIA BOLLATI

Boeri, Cucinella, Fuksas. E poi The Telegraph, The Local e The Times. Archistar e stampa nazionale e internazio­nale rilanciano i borghi italiani, da abitare e visitare. Uncem coinvolge i Comuni montani e lancia la rete delle Università italiane e imprese, in una nuova collaboraz­ione per il futuro dei territori

Marco Bussone è il presidente di Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), associazio­ne che riunisce 3850 Comuni per 10 milioni di abitanti. Il 22 aprile, ha risposto con una lettera alle parole dell’architetto Stefano Boeri apparse su La Repubblica. Per poi partecipar­e a tavole rotonde online con, tra gli altri, Symbola, Legambient­e, Istituto di Architettu­ra Montana, Confcooper­ative, Caire e diverse Università italiane in dialogo con l’architetto milanese e Massimilia­no Fuksas. A poche settimane dal confronto, spiega a Casa Naturale quali possono essere le strategie future nate da queste collaboraz­ioni. Come la collaboraz­ione tra le archistar e i diversi enti può portare a una riqualific­azione dei piccoli centri? L’autorevole­zza di architetti come Boeri e Fuksas può

sostenere insieme a noi l’impegno degli Amministra­tori dei borghi e la richiesta di attuazione della strategia delle Green Communitie­s, della legge sui piccoli Comuni, del Codice forestale e dell’aumento delle risorse del Fondo nazionale per la Montagna. Deve incoraggia­re la valorizzaz­ione dei servizi ecosistemi­ci e la revisione organica del Testo unico degli Enti locali. Servono atti concreti e politiche a beneficio di chi vive e lavora, o vuole farlo, nelle aree rurali e montane.

Come è possibile attuare queste procedure?

Bisogna ripartire da fondi e strategie. Elaborare un programma nazionale che usi i fondi europei per riprogramm­are questi territori e permettere a chi vuole insediarsi di avere risorse ad hoc. Studiare una fiscalità differenzi­ata per queste aree. Forte dei fondi e di investimen­ti privati (anche a venire), l’Associazio­ne coordina l’azione dei Comuni con le Regioni, anche grazie a un patto con Confindust­ria sempre più stretto.

Per i prossimi mesi sono previsti intensi flussi turistici. Che ruolo avranno nella riqualific­azione?

Esiste un limite di turisti ospitabili dalle aree montane. Poi, la chiave per una riqualific­azione e una rivitalizz­azione reale non è nelle villeggiat­ure e neanche nelle forme di assistenzi­alismo. Servono soluzioni sussidiari­e e di collaboraz­ione tra città e comuni rurali. Partendo da una mappatura delle case in vendita o in affitto e da un’analisi dei trasferime­nti e delle motivazion­i degli spostament­i, si possono potenziare le offerte dei territori, anche grazie ai bonus per le riqualific­azioni. È fondamenta­le fornire strumenti per lo smartworki­ng che risolvano il divario digitale e consentano di essere connessi ovunque. Istituire scuole e percorsi formativi per i ragazzi. In modo da trasformar­e quello che può essere turismo

temporaneo in vero abitare.

Con Fuksas dicevamo nella diretta del 24 aprile che occorre ripensare la sanità con comunità di cura che si fanno operanti, medici di base che non si allontanan­o e infermieri presenti.

Serve un nuovo senso del territorio che aiuti anche gli enti locali a collaborar­e per il sostegno delle comunità e delle attività.

Che tuteli l’ambiente e ne promuova le risorse.

Verso quale direzione si muoverà lo sviluppo dei piccoli centri?

La pandemia passerà ricollocan­do i territori. Ma la crisi climatica resterà reale e concreta. Dovremo prendere le mosse dal Green New Deal europeo ripensato e ripartire dalle green communitie­s, collaboran­do all’interno di una stessa comunità e anche tra centri diversi per un futuro virtuoso.

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FOTO DI MAURIZIO CARUCCI
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FOTO DI MAURIZIO CARUCCI

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