A colloquio
Boeri, Cucinella, Fuksas. E poi The Telegraph, The Local e The Times. Archistar e stampa nazionale e internazionale rilanciano i borghi italiani, da abitare e visitare. Uncem coinvolge i Comuni montani e lancia la rete delle Università italiane e imprese, in una nuova collaborazione per il futuro dei territori
Marco Bussone è il presidente di Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), associazione che riunisce 3850 Comuni per 10 milioni di abitanti. Il 22 aprile, ha risposto con una lettera alle parole dell’architetto Stefano Boeri apparse su La Repubblica. Per poi partecipare a tavole rotonde online con, tra gli altri, Symbola, Legambiente, Istituto di Architettura Montana, Confcooperative, Caire e diverse Università italiane in dialogo con l’architetto milanese e Massimiliano Fuksas. A poche settimane dal confronto, spiega a Casa Naturale quali possono essere le strategie future nate da queste collaborazioni. Come la collaborazione tra le archistar e i diversi enti può portare a una riqualificazione dei piccoli centri? L’autorevolezza di architetti come Boeri e Fuksas può
sostenere insieme a noi l’impegno degli Amministratori dei borghi e la richiesta di attuazione della strategia delle Green Communities, della legge sui piccoli Comuni, del Codice forestale e dell’aumento delle risorse del Fondo nazionale per la Montagna. Deve incoraggiare la valorizzazione dei servizi ecosistemici e la revisione organica del Testo unico degli Enti locali. Servono atti concreti e politiche a beneficio di chi vive e lavora, o vuole farlo, nelle aree rurali e montane.
Come è possibile attuare queste procedure?
Bisogna ripartire da fondi e strategie. Elaborare un programma nazionale che usi i fondi europei per riprogrammare questi territori e permettere a chi vuole insediarsi di avere risorse ad hoc. Studiare una fiscalità differenziata per queste aree. Forte dei fondi e di investimenti privati (anche a venire), l’Associazione coordina l’azione dei Comuni con le Regioni, anche grazie a un patto con Confindustria sempre più stretto.
Per i prossimi mesi sono previsti intensi flussi turistici. Che ruolo avranno nella riqualificazione?
Esiste un limite di turisti ospitabili dalle aree montane. Poi, la chiave per una riqualificazione e una rivitalizzazione reale non è nelle villeggiature e neanche nelle forme di assistenzialismo. Servono soluzioni sussidiarie e di collaborazione tra città e comuni rurali. Partendo da una mappatura delle case in vendita o in affitto e da un’analisi dei trasferimenti e delle motivazioni degli spostamenti, si possono potenziare le offerte dei territori, anche grazie ai bonus per le riqualificazioni. È fondamentale fornire strumenti per lo smartworking che risolvano il divario digitale e consentano di essere connessi ovunque. Istituire scuole e percorsi formativi per i ragazzi. In modo da trasformare quello che può essere turismo
temporaneo in vero abitare.
Con Fuksas dicevamo nella diretta del 24 aprile che occorre ripensare la sanità con comunità di cura che si fanno operanti, medici di base che non si allontanano e infermieri presenti.
Serve un nuovo senso del territorio che aiuti anche gli enti locali a collaborare per il sostegno delle comunità e delle attività.
Che tuteli l’ambiente e ne promuova le risorse.
Verso quale direzione si muoverà lo sviluppo dei piccoli centri?
La pandemia passerà ricollocando i territori. Ma la crisi climatica resterà reale e concreta. Dovremo prendere le mosse dal Green New Deal europeo ripensato e ripartire dalle green communities, collaborando all’interno di una stessa comunità e anche tra centri diversi per un futuro virtuoso.