Spazio verde
Nel torinese una tecnica di coltivazione al 100 % home made replica il metodo naturale delle foreste per nutrire il terreno. Una soluzione innovativa e sostenibile per l’orto, il giardino, il frutteto ma anche per le piante da appartamento e terrazzo
Si chiama Ramaglie ed è un progetto basato su una tecnica di coltivazione innovativa e a km 0 attraverso l’utilizzo di cippato di rami freschi. Una soluzione virtuosa e sostenibile che porta la firma di due giovani torinesi, Marta Mariani e Luca Cappuzzo. Hanno ripreso il metodo di Jacky Dupety, noto agricoltore francese che ha importato questa tecnica direttamente dal Canada. L’obiettivo è replicare il metodo naturale delle foreste, che si rigenerano e vivono grazie alle foglie e ai rametti che, cadendo sul terreno, lo proteggono e, decomponendosi, lo nutrono. La lavorazione del cippato è fatta tutta in casa. Marta e Luca, infatti, utilizzano unicamente le ramaglie fresche di arbusti autoctoni tipici della flora piemontese, dal frassino al salice, dal carpino, al tiglio, al nocciolo, che coltivano personalmente nei terreni dell’azienda agricola Knot Garden di Luca Cappuzzo nel torinese. «Non utilizziamo rami secchi e neanche scarti delle potature - ci spiega
Marta Mariani -. Innanzitutto, perché le ramaglie fresche sono molto più nutrienti e, in secondo luogo, perché, se le coltiviamo direttamente noi e non le reperiamo da altri, siamo certi che non siano stati utilizzati diserbanti, insetticidi o concimi chimici».
Gli arbusti vengono tagliati o
potati in modo da selezionare i rami migliori che, a loro volta, sono poi triturati grazie a un cippatore. Il cippato prodotto artigianalmente viene fatto riposare all’interno di un bosco nella tenuta di Cappuzzo fino a quando non è pronto (in media tra le due settimane e un mese), in modo che venga colonizzato da microrganismi e funghi, ricchi di sostanze nutritive.
Una volta concluso questo processo viene impacchettato e consegnato ai clienti.
Il cippato di ramaglie fresche può essere utilizzato come semplice pacciamatura, alla base di piante già esistenti, oppure miscelato al terriccio di coltivazione. In entrambi i casi, grazie alla sua decomposizione, rende più fertile il terreno, ne aumenta la produttività e favorisce la crescita delle piante. Facilita infatti la proliferazione di microrganismi nutrienti e il conseguente riequilibrio naturale del luogo. Non solo. Il cippato protegge il terreno dalle erbe infestanti e dagli agenti atmosferici e funge da preziosa riserva idrica contrastando la siccità durante i mesi più caldi, con una sensibile diminuzione del fabbisogno idrico del terreno. «Il nostro cippato può essere utilizzato in qualsiasi stagione – prosegue Marta Mariani – nell’orto di casa, nel proprio giardino o direttamente all’interno dei vasi. Solitamente facciamo una prima posa con una grande quantità e poi rintuzziamo a seconda delle singole necessità e delle condizioni del luogo. Ad esempio, più l’ambiente è umido e più ce n’è bisogno, ma in media possiamo dire che la durata del cippato posato è di circa un anno – un anno e mezzo». ramaglieingiardino@gmail.com