Mobilità
Nel complesso scenario in cui tutti ci troviamo, definito da regole di distanziamento sociale, la mobilità attiva è una risorsa indispensabile. Per incentivarla e renderla più sicura, sono necessari interventi mirati e attuabili nel breve e nel medio periodo
Le nuove regole di distanziamento sociale e l’impatto che queste hanno sulla psicologia delle persone. Questi i fattori con cui occorrerebbe ripensare la mobilità urbana.
Diminuire l’impatto ambientale, sociale ed economico generato dai veicoli privati è sempre stato uno degli obiettivi primari delle politiche di promozione della mobilità attiva, rappresentata dall’andare a piedi, in bici o con altri mezzi green. Occorrerà considerare, però, diversi nuovi aspetti nella pianificazione di interventi attuabili nel breve periodo dopo il lockdown generato dal COVID-19 e la necessità di una “ripartenza”, sia nella sfera privata che pubblica. Ci si ritroverà di fronte, infatti, a una «mobilità diversa, unica, col concreto rischio di un ricorso massiccio all’automobile che vanificherebbe gli sforzi fatti negli ultimi anni in materia di mobilità attiva – sottolinea l’ingegnere Lorenzo Bertuccio, presidente di Euromobility –. Si consideri che dal 2017, col Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, molte città italiane, grandi e piccole, avevano avviato la redazione dei Piani Urbani di Mobilità Sostenibile».
Di fatto, la complessità dello scenario odierno impone azioni coordinate e inserite in un quadro di insieme che abbia una logica di integrazione, con un percorso di partecipazione tra amministrazioni, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste e cittadini. Azioni che dovranno considerare sia aspetti pragmatici sia la situazione psicologica delle persone, poiché «alle regole di distanziamento sociale, per via delle quali i bus a pieno regime non potranno riempire più del 30% dei posti disponibili, si aggiunge l’aumento del timore verso il prossimo e la paura del contatto».
Sebbene a livello nazionale siano già state attuate iniziative atte a far ripartire il settore della mobilità green
– tra cui il “bonus bici” –, le amministrazioni, a ogni livello, dovranno far fronte a un oggi che «rende problematica la comprensione di cosa cambierà e la possibilità di fare previsioni esatte. Anche le scelte progettuali prese
precedentemente sono state concepite sulla base di numeri e dati che sono cambiati e dovranno quindi essere rimodulate in base al riscontro a livello economico post virus e ai mutamenti della domanda di trasporto».
Certamente, questo scenario è anche un’occasione per sensibilizzare i singoli sulla mobilità attiva e fare acquisire a quest’ultima una quota importante nel quadro della mobilità nazionale. Al fine di renderlo possibile, sono necessari «sia incentivi economici, che dovranno essere diversificati in base alla variegata domanda e sottesi da nuove indagini di mercato, sia interventi di adeguamento delle città dal punto di vista della maglia viaria e della sicurezza»,
sottolinea l’ingegner Bertuccio. Allargare le zone 30, le aree pedonali, le ZTL e predisporre “case avanzate” – per una maggiore sicurezza dei ciclisti all’intersezione delle strade – sono alcune delle soluzioni per rendere più sicuro lo spostamento in bicicletta, monopattino o a piedi all’interno dei contesti urbani. Necessarie anche «modifiche al codice della strada, come già richiesto dalla FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) per migliorare alcuni aspetti inerenti alle ciclabili, come ad esempio la possibilità di andare in bici contromano, con segnaletica opportuna e interventi di moderazione del traffico».
Da considerare anche l’importanza che possono assumere lo smart working e la figura del Mobility Manager, introdotta dal “Decreto Ronchi” del 1998. Il lavoro da remoto «consente diversi vantaggi nell’organizzazione della mobilità: evitare spostamenti per le riunioni di lavoro, ad esempio, comporta una diminuzione della domanda di trasporto e una più facile gestione dei flussi di traffico». Per quanto riguarda il Mobility Manager, sia aziendale che scolastico, si tratta di una figura formata per organizzare gli spostamenti sistematici ed evitare assembramenti non consentiti, come spesso accade fuori dalle scuole. In generale, «si potrebbe anche pensare a strategie per far spostare la gente in orari diversi, riconfigurando gli orari stessi della città e far sì che non ci siano congestioni», conclude Bertuccio. www.euromobility.org