Plasmate dalla natura
Immerse nella macchia mediterranea, sorgono villette dalle linee eleganti, in rapporto simbiotico con la natura rigogliosa
La sensibilità del progetto per l’ambiente e il territorio è la chiave di lettura di Hebil Bay villas, un intervento realizzato in Turchia, sulla costa settentrionale della penisola di Bodrum e frutto di un concorso vinto dallo studio italiano Angus Fiori architects, in collaborazione con i londinesi Alhadeff architects. «L’aspetto più difficile del progetto è stato far comprendere il nostro approccio ai committenti locali – spiega l’architetto Fiori-, più propensi a immaginare il volume architettonico in contrapposizione con il contesto naturale, piuttosto che in un’ottica di avvicinamento rispettoso». La location, una lingua di terra costiera dall’orografia dinamica, immersa nella macchia mediterranea con vista mare, è perfetta per la realizzazione di villette di lusso, di tre tipologie, costruite in perfetta armonia con il paesaggio e in parte nascoste dalla rigogliosa vegetazione. «Già dalla fase progettuale, la
prima preoccupazione è stata quella di trovare il più corretto inserimento ambientale dei nuovi volumi – continua il tecnico -, a partire dallo studio del suolo e delle pendenze dei terreni. Ogni casa ha una precisa collocazione, che si adatta naturalmente alla conformazione del terreno, alla presenza di rocce e ad alberi preesistenti, senza dare priorità alla vista panoramica – conclude -, poiché le pareti sono alleggerite da moltissime finestre, che inquadrano scorci mozzafiato». Grande cura è stata riservata al progetto del verde, curato dallo studio Sdarch, Trivelli & associati che ha seguito la scelta delle essenze tipiche della zona, quali ulivi, lecci e alberi del pepe e ha ideato i percorsi interni, con contenimenti posati a secco, mediante l’utilizzo di pietre locali, con l’obiettivo di mitigare la presenza antropica e limitare il più possibile la movimentazione di terra. L’involucro edilizio, con struttura portante in cemento armato, è costituito
da blocchi di poroton declinati in due diverse stratigrafie, l’una isolata con cappotto termico da 10 centimetri, l’altra, che si configura come facciata ventilata - ideale per una maggiore protezione dal surriscaldamento estivo -, è isolata da 5 centimetri di lana di vetro. Entrambe le pareti si distinguono per la presenza di ancoraggi meccanici posati a secco, studiati ad hoc, per sostenere il materiale di finitura, la pietra Hatay, tipica del luogo e di origine calcarea. In questi territori, la colonnina di mercurio raggiunge temperature molto elevate, pertanto la necessità è quella di difendersi da un caldo eccessivo, piuttosto che dal freddo. Una pompa di calore è sufficiente a raffrescare gli ambienti e ad aiutare le strutture a smaltire più velocemente il caldo e l’umidità nei giorni in cui le temperature sono troppo elevate. Per raffrescare naturalmente gli interni, i progettisti hanno optato per l’inserimento di sistemi di ombreggiamento, come ampi portici e pannelli frangisole. «Non è stato necessario installare un impianto di ventilazione meccanica controllata - specifica l’architetto Fiori -, poiché le ville, a doppia altezza, sono dotate di un lucernario apribile, che veicola aria e umidità verso l’esterno. Basta aprire le porte - continua -, per attivare la naturale ventilazione, che segue i venti prevalenti, che soffiano da est a ovest». Grazie all’effetto camino, la pompa di calore funziona raramente, abbattendo di molto i consumi elettrici. www.fiori.mi.it