SOGNI, INCUBI E LIBERTÀ: IL CONFRONTO TRA LE ARCHISTAR
5800 centri con meno di 5mila abitanti e 2300 in stato di abbandono. Questi i numeri che Boeri dava a La Repubblica lo scorso 20 aprile. Perché non cogliere, allora, l’opportunità data dall’esperienza della pandemia per riqualificarli e ripopolarli? Secondo l’architetto milanese, in un’epoca in cui occorrerà portare tutto verso l’esterno e ripensare spazi e distanziamenti, i piccoli borghi possono rappresentare una possibilità di oasi felice. A patto di poter sfruttare fondi nazionali e vantaggi fiscali. A patto di avere una sanità diffusa e kit di pronto soccorso in ogni casa. Come già diceva il 18 aprile, sempre a La Repubblica, l’architetto Massimiliano Fuksas, dopo aver firmato insieme a medici, ricercatori e informatici una lettera inviata al Presidente Sergio Mattarella con cui, in quattro punti, si spiega come affrontare un nuovo mondo dove dovremo convivere con le pandemie.
Pochi giorni dopo, il 26 aprile, anche Mario Cucinella fa sentire la sua voce sul Quotidiano, sottolineando come i centri rurali e montani non debbano essere un rifugio dove fuggire, ma una nuova occasione oggetto di un piano nazionale. Secondo l’architetto, il lockdown e i suoi strascichi renderanno i grandi spostamenti più complessi: sarà il momento migliore per riscoprire i luoghi più prossimi, dove ci sono le nostre radici e, forse, anche il nostro futuro.