LEGNO SEMPRE E COMUNQUE? DIPENDE…
Qualunque edificio deve essere progettato conoscendo quale sarà la tecnologia costruttiva utilizzata. Ogni tecnica, infatti, esprime le proprie peculiarità in termini di misure e geometrie. Mauro Frate, da sempre fautore dell’edilizia in legno, spiega i vantaggi di questo materiale. Ma avverte: la scelta va affrontata con un giusto piglio critico e non a tutti i costi.
Cosa caratterizza un edificio in legno e cosa, invece, lo snatura?
«Nulla e tutto. Nel senso che il legno va trattato come legno. Spesso si chiede a questo materiale di comportarsi come se fosse acciaio e viceversa. Si tratta di una vera e propria perversione.La progettazione implica una conoscenza profonda dei materiali, delle loro caratteristiche e dei loro limiti, non solo applicativi, ma anche funzionali».
Il legno è un'opzione tecnologicocostruttiva tra le tante o si declina in progetti ad hoc?
«La questione va posta in termini eticomorali. Occorre in modo irrinunciabile e non più procrastinabile iniziare a ragionare di “appropriate technology”. Il legno, come altri materiali, non può ovviamente rappresentare in ogni circostanza la soluzione ottimale.
Segnalo la sgradevole propensione delle aziende di settore a ingegnerizzare indiscriminatamente qualsiasi progetto venga loro sottoposto senza particolari valutazioni circa la pertinenza tecnica delle soluzioni architettoniche messe in campo. Comprendo la necessità delle aziende di inseguire le opportunità commerciali che si presentano, ma il rischio per il settore è quello di creare fraintendimenti dannosi, alle imprese come agli utenti, nel medio e lungo periodo. Il concetto di “tecnologia appropriata” offre, invece, alcune interessanti opportunità per la filiera territoriale, in quanto comprende scelte e applicazioni tecnologiche su piccola scala, alla portata delle economie locali, ad alta intensità di lavoro, di efficienza dal punto di vista energetico ed ecologico verso un’autonomia quasi totale».
Il rapporto con i materiali: scelte che parlano di noi o solo estetica?
«Sul piano del progetto ogni materiale dà il proprio contributo alla figuratività. Di fatto, il modo con cui l'individuo interpreta determinate configurazioni visive (insiemi di linee e colori) come segni di oggetti del mondo reale ha a che fare con l’indole di ciascun materiale. Che reca con sé un potenziale da esprimere. Di certo, costruire un edificio in legno senza che l’anima della struttura possa emergere e comunicarsi è il classico esempio di “inappropriate technology”. Ciò che va evitato».
Comfort e salubrità: concetti democratici o per una élite?
«Salubrità e comfort sono strumenti utili a rendere visibile e misurabile lo stato di salute di una comunità sotto l'aspetto del welfare. Nelle singole abitazioni rappresentano due concetti non istantaneamente sovrapponibili, ma è chiaro che sul lungo periodo la salubrità degli ambienti è il più pregnante concetto di comfort da perseguire. Il comfort, in particolare, è materia ampia tanto da non essere soggetta a stereotipazione. Personalmente mi infastidisce l’idea che troppo spesso la verifica si attui semplicisticamente attraverso la spunta di una lista di prestazioni di un qualche sistema di classificazione (rating system). In merito alla salubrità, il discorso è ancora più complesso e, anche in questo caso, affrontarlo in modo esaustivo implicherebbe la conoscenza di informazioni circa lo stato di salute dei futuri inquilini. Un tema assai soggettivo, che in taluni casi richiederebbe la collaborazione in cantiere di esperti medici».
Edifici in legno: moda o reale bisogno di sostenibilità?
«Probabilmente viviamo ancora in una fase in cui dobbiamo immaginare le soluzioni derivanti dall’applicazione dei paradigmi di sostenibilità come veri e propri strumenti educativi, esempi paradigmatici di comportamenti possibili: la strada da percorrere pare ancora molto lunga. Tempo fa un caro amico urbanista quando venne a sapere che realizzavo i miei edifici prevalentemente in legno mi derise definendomi prigioniero del medioevo.
Gli risposi che Sigfried Giedion in “Space, Time and Architecture”, caposaldo fra i trattati sull’architettura moderna, attribuisce all’invenzione e sviluppo del Balloon frame – primo sistema industrializzato di edilizia in legno – la conquista del Far West da parte dei coloni. Oggi la conquista per cui lottare è un futuro migliore per le nuove generazioni. La scelta di costruire un edificio in legno dovrebbe andare in questa direzione, trovando radici in un diverso atteggiamento verso l’ambiente e verso se stessi. Purtroppo, spesso non è così».
Il legno è un’opzione anche economicamente interessante?
«L’edilizia off-site richiede tempistiche molto inferiori rispetto ai metodi tradizionali, circa il 60% di tempo in meno. Questo si traduce in ottimizzazione dei processi e dei costi, aspetti interessanti per tutta la filiera.
Ciò è possibile perché l’approccio off-site prevede l’ibridazione dell’edilizia con la manifattura digitale e ciò non può che aggiungere qualità al risultato finale. Traguardare la questione, da questo punto di vista, rende accessibile la possibilità di una trasformazione dell’intera filiera del settore delle costruzioni. Spostando, cioè, in fabbrica ciò che oggi avviene in cantiere e usando la tecnologia digitale, capace di innervare in modo completamente nuovo i processi di progettazione, di esecuzione e di gestione del costruito. Questo approccio potrebbe permettere all’edilizia in legno di affermarsi definitivamente, con il vantaggio implicito di imporre una cultura della sostenibilità».
E, in merito alla relazione edificiocontesto-quartiere?
«Le trasformazioni territoriali si esprimono in forme sempre più rapsodiche e spesso parziali, come parte di un tutto preesistente in discontinua modificazione. Sempre più spesso le trasformazioni si esprimono come occasioni di “infill”, di revisione dell’attacco a terra o dell’attacco al cielo dell’edificio. Oppure come piccoli inserimenti in contesti di altissimo valore paesaggistico o storico. Oppure come sostituzione di parti in ambienti degradati, ma comunque densi e stratificati.
Dunque, ogni intervento deve essere pensato come tutt’uno con lo spazio che lo circonda, che deve inevitabilmente tenere conto della tecnologia costruttiva e dei materiali selezionati. Diversamente, non faremmo gli architetti».
Qui sopra, l’ultimo progetto dell’architetto Mauro Frate, incaricato di progettare un’abitazione immersa nelle verdi campagne di Parma. La struttura in legno senza collanti sarà rivestita con sughero a vista con effetto dogato. All’interno le pareti, che contengono anche l’impianto radiante per il riscaldamento e il raffrescamento, saranno rivestite con intonaco in argilla. Un tetto verde suggella la stretta interdipendenza tra edificio e ambiente. Questo sistema contraddistingue tutti gli edifici realizzati dall'azienda trentina BioHabitat.