Aumenta il bosco, non la biodiversità
«Negli ultimi decenni lo scenario boschivo italiano è aumentato molto – spiega Andrea Argnani, referente tecnico del Gruppo Produttori Professionali Biomasse per AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) –. Principalmente per motivazioni legate all’abbandono delle aree montane e alla minore necessità di terreni agricoli». Lo conferma anche la FAO, che certifica la controtendenza italiana nello scenario mondiale: a livello planetario, dagli anni Novanta a oggi, sono andati perduti circa 420 milioni di ettari di foresta. Ancora più grave: la diminuzione di biodiversità, la cui tutela dipende totalmente dal modo in cui interagiamo e utilizziamo le foreste. «I boschi monospecifici sono molto più fragili di quelli composti da diverse tipologie di alberi – prosegue Argnani –. La resilienza del bosco dipende dai tipi di piante, dal loro apparato radicale e dalla loro posizione, e dove la biodiversità è scarsa, questa è minore. Peraltro, in Italia, il bosco ha funzione protettiva e preserva ciò che c’è a valle da dissesti idrogeologici e altri disastri: dobbiamo tutelarle, quindi, anche per la nostra sicurezza». Per questo è fondamentale la gestione sostenibile della risorsa: dal taglio ragionato dei tronchi alla consapevolezza dell’intera filiera del comparto energetico e di quello della bioedilizia. «L’uso della legna nelle costruzioni è un importante sistema di stoccaggio della CO2, indispensabile per contrastare il cambiamento climatico; mentre i biocombustibili legnosi sono estremamente importanti per la lotta ai combustibili fossili che sono i primi responsabili delle emissioni dannose – conclude l’esperto –. Ma non solo, occorre sempre considerare il bosco nel suo insieme: non si tratta solo di alberi, ma di un sistema complesso all’interno del quale ci sono le piante che sono connesse tra loro e con altri vegetali ed elementi concatenati tra loro. Se si tolgono gli alberi, crolla tutto a cascata.
Questa è la gestione sostenibile che dobbiamo portare avanti».