CHE COSA SIGNIFICA UNA CASA SULL'ALBERO?
NON SOLO UN SOGNO O UN CAPRICCIO. ATTRAVERSO UNA CASA NEL BOSCO SI PUÒ RIVOLUZIONARE L’IDEA DI ABITARE, TROVANDO UNA NUOVA – MA IN REALTÀ ANTICA – RELAZIONE CON IL MONDO
Mettere il proprio corpo in una condizione spaziale e sociale nuova, diversa. Attraverso un luogo che rappresenta la possibilità di viaggiare stando fermi, spostarsi con l’immaginazione in una struttura che ricorda le navicelle per i viaggi interstellari, ma che è realizzata totalmente in legno naturale. A metà tra la biofilia e la tecnologia avanguardistica. Con la Capanna nel bosco, Azzurra Muzzonigro – architetto - e Leonardo Caffo – filosofo –, autori del progetto sviluppato con la piattaforma di ricerca di Waiting Posthuman Studio in collaborazione con Landscape Choreography, intendono indagare lo statuto di uomo come specie in relazione con gli altri abitanti della Terra, le piante e gli animali. Intendono dare uno spunto per ripensare il nostro modo di abitare, con il passo più leggero possibile, per rispettare la condivisione dell’ambiente tra la nostra specie e le altre.
«Questa capanna rappresenta la possibilità di allontanarsi dal virtuale e riappropriarsi di uno spazio fisico – spiega Azzurra Muzzonigro –, senza scomparire dalla realtà, ma trovando un rifugio sicuro in cui riscoprire le proprie fragilità. È un luogo ritagliato dal mondo in cui costruire i ponti che mettono in comunicazione le diverse parti di sé, che con la quotidianità frenetica rischiano di non parlarsi e perdersi». Un luogo in cui riscoprirsi, dunque, anche attraverso la ricreazione del legame con la natura e con un paesaggio ancestrale e primitivo, quello a cui una parte di noi resta indissolubilmente connessa anche quando non lo ricordiamo più. Il legno istituisce una comunicazione tra i diversi elementi, e ricolloca l’uomo in una posizione che non è superiore, ma in continuità con le altre creature. «È un materiale caldo che si mantiene duttile e non smette mai di trasformarsi – prosegue l’architetto -. Abbiamo costruito il prototipo in Brianza, un luogo che tenta di rimarginare una ferita ancora aperta: lo squarcio lasciato dalla tempesta che nel novembre 2018 ha abbattuto centinaia migliaia di alberi in Friuli e la cui coda ha colpito anche questo spicchio di bosco nel triangolo lariano». Il progetto è stato pensato durante il lockdown, un periodo che ci ha indotti inevitabilmente a rivalutare la nostra posizione nel mondo e il nostro rapporto che abbiamo con l’ambiente e le forze naturali. «In un momento in cui abbiamo sperimentato il significato profondo della parola “isolamento” – conclude Muzzonigro – siamo andati alla radice di un processo di esplorazione e comprensione dei nostri bisogni e di quelli del mondo. La capanna deriva da un’idea che avevamo elaborato in concomitanza con l’uscita del libro di Leonardo “Quattro capanne. O della semplicità” edito da Nottetempo, che attraverso la collana “Terra” sta raccontando un nuovo modo di vivere la relazione con la natura e le sue creature. Inizialmente era pensata come architettura effimera da realizzarsi in relazione al Salone del Libro di Torino, poi, dopo che il lockdown ha fatto saltare ogni certezza, abbiamo capito che il messaggio contenuto in questa casa era un concetto originario e più radicale e valeva la pena realizzarla comunque».