Terapia forestale domestica: IL LEGNO
Immergersi tra gli alberi per ritrovare un equilibrio fisico e mentale. «Lo Shinrin-Yoku o Forest Bathing è una pratica nata in Giappone nel 1982 come parte di un programma sanitario nazionale per affrontare i disturbi legati allo stress e proteggere le foreste – spiega il Forest Therapy Institute –. Si tratta di un esercizio salutogenico di connessione con la natura per promuovere la salute che si prefigge di aumentare il benessere, attenuare lo stress e incoraggiare il rilassamento». Da qui nasce la Forest Therapy, che si applica come intervento basato sulla natura e rivolto a specifiche difficoltà di salute mentale e fisica. Attraverso il contatto con l’ambiente del bosco, con il verde e con gli alberi è possibile alleviare i disturbi e, più in generale, migliorare il proprio stato di salute. Quando non è possibile spostarsi in una foresta, anche la casa può rappresentare uno spazio di benessere. Se si utilizza, nelle sue diverse forme, il legno. Ma perché questo mantenga tutte le sue caratteristiche benefiche occorre che siano rispettate alcune condizioni. Negli ultimi anni si è formata nell’immaginario collettivo la superficiale convinzione che “legno” sia sinonimo di “qualità di prodotto”. In realtà un qualsiasi tronco, prima di poter far parte di un edificio, viene segato, piallato, autoclavato, impregnato, a volte incollato e pressato, oppure accoppiato ad altri materiali, spesso anche di sintesi chimica. Così che il risultato può essere un materiale che, pur avendo l’aspetto originale e naturale, è stato mutato nelle sue caratteristiche intrinseche e può rilasciare nell’ambiente sostanze tossiche. Biohabitat, in collaborazione con
Biosafe, ha verificato la consistenza emissiva di due diverse tipologie di legno da costruzione: un generico X-lam con colle a basso contenuto di formaldeide e un pannello in legno massiccio Biohabitat assemblato con cavicchi in faggio, senza colle. VOC e, in particolare terpeni, aldeidi e isocianati: queste le sostanze ricercate. È superiore del
90% il tasso di emissione di formaldeide dell’X-lam rispetto a quello del pannello Biohabitat. Tra le aldeidi solo una è più presente in quest’ultimo: l’acetaldeide, sottoprodotto di fermentazione metabolica che certifica un’attività microbica nel legno, indice dell’assenza di trattamenti chimici di conservazione. Più elevata nel pannello Biohabitat, invece, la concentrazione di terpeni: lavorato a temperatura ambiente e totalmente privo
di colle, questo continua a produrre emissioni benefiche che possono diventare elementi essenziali per ristabilire un equilibrio multisensoriale salubre all’interno di un ambiente indoor. In particolare, il pannello Biohabitat emette significative quantità di α-pinene, β-pinene e limonene, mentre nel pannello xlam le percentuali sono praticamente trascurabili. Infine, a seguito di ulteriori prove di laboratorio, nel pannello Biohabitat è stata registrata una bassissima presenza di formaldeide, (in quantità simili a quella presente anche nel legno in natura) abbondantemente presente nei prodotti incollati a base di legno, e non sono state rilevate tracce di isocianati, sostanze dannose emesse dalle colle poliuretaniche. Sulla base dei dati acquisiti la parete in legno massiccio ha ottenuto il sigillo di qualità ambientale Biosafe.