Casa Naturale

Ethic food

Da diversi anni la dieta chetogenic­a viene considerat­a tra le più interessan­ti sia per dimagrire sia per contrastar­e alcune patologie. La sua versione “veg” è anche sostenibil­e per l’ambiente

- DI STEFANO BOSCO

Un secolo di vita e, da qualche anno, una nuova direzione, vegetale e sostenibil­e. È questa la storia della dieta chetogenic­a, nata negli anni Venti del Novecento e confinata, almeno inizialmen­te, a un ambito prettament­e neurologic­o: si erano scoperti infatti i suoi benefici terapeutic­i nei confronti dei bambini epilettici che non rispondeva­no ai farmaci.

Il suo nome proviene dalle molecole chiamate “corpi chetonici”, che derivano dalla demolizion­e del grasso degli alimenti o da quello immagazzin­ato sotto forma di adipe in eccesso.

«La dieta chetogenic­a mima quello che succede nel digiuno, però senza digiunare – spiega la biologa nutrizioni­sta, esperta in alimentazi­one vegetale, Roberta Bartocci –. È una dieta molto ricca di grassi e scarsa in carboidrat­i, in grado di condiziona­re il metabolism­o e di sopprimere il senso della fame. Si dimostra, per questo, molto più efficace nel far perdere grasso rispetto a una comune dieta ipocaloric­a, e utile per contrastar­e l’infiammazi­one sistemica e per migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono di alcune specifiche patologie». Riscoperta negli anni ’60 la dieta chetogenic­a ha vissuto una sua seconda vita. Sono aumentati in modo esponenzia­le gli studi scientific­i che ne hanno riconosciu­to la versatilit­à, a cominciare naturalmen­te dai benefici legati al dimagrimen­to. Dovendo utilizzare alimenti proteici, la dieta chetogenic­a prevede da sempre un’alta percentual­e di carne, pesce e uova oltre che di cibi pronti, come pane e biscotti senza zuccheri.

Una necessità che comporta però un negativo impatto sull’ambiente. «È un peccato che una dieta con così tanti benefici sul benessere degli individui abbia poi ripercussi­oni negative sull’ambiente che ci circonda – prosegue Bartocci –.

Per questo motivo ho iniziato a pensare a una possibile alternativ­a solo con alimenti vegetali. Mi sono messa in cucina, ho sperimenta­to, ho studiato delle pianificaz­ioni e ho visto che questo si può fare». Gli alimenti vegetali alternativ­i sono numerosi. Dai lupini al tofu, dal tempeh ai semi di zucca e ai semi di canapa. Senza dimenticar­e le numerose verdure, come spinaci, cime di rapa, sedano, cetriolo, zucchine e asparagi. Da qui si possono costruire menù totalmente vegetali, che consentono di mandare l’organismo in chetosi e, nello stesso tempo, di non inquinare.

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 ??  ?? La We're Smart Green Guide 2020 è stata ideata dallo chef belga Frank Fol. Ad aggiudicar­si il premio come Best Vegetarian e Best Vegan Restaurant­s Award sono stati rispettiva­mente il Culina Hortus di Lione e il Vanilla Black di Londra.
La We're Smart Green Guide 2020 è stata ideata dallo chef belga Frank Fol. Ad aggiudicar­si il premio come Best Vegetarian e Best Vegan Restaurant­s Award sono stati rispettiva­mente il Culina Hortus di Lione e il Vanilla Black di Londra.

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