Ethic food
Da diversi anni la dieta chetogenica viene considerata tra le più interessanti sia per dimagrire sia per contrastare alcune patologie. La sua versione “veg” è anche sostenibile per l’ambiente
Un secolo di vita e, da qualche anno, una nuova direzione, vegetale e sostenibile. È questa la storia della dieta chetogenica, nata negli anni Venti del Novecento e confinata, almeno inizialmente, a un ambito prettamente neurologico: si erano scoperti infatti i suoi benefici terapeutici nei confronti dei bambini epilettici che non rispondevano ai farmaci.
Il suo nome proviene dalle molecole chiamate “corpi chetonici”, che derivano dalla demolizione del grasso degli alimenti o da quello immagazzinato sotto forma di adipe in eccesso.
«La dieta chetogenica mima quello che succede nel digiuno, però senza digiunare – spiega la biologa nutrizionista, esperta in alimentazione vegetale, Roberta Bartocci –. È una dieta molto ricca di grassi e scarsa in carboidrati, in grado di condizionare il metabolismo e di sopprimere il senso della fame. Si dimostra, per questo, molto più efficace nel far perdere grasso rispetto a una comune dieta ipocalorica, e utile per contrastare l’infiammazione sistemica e per migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono di alcune specifiche patologie». Riscoperta negli anni ’60 la dieta chetogenica ha vissuto una sua seconda vita. Sono aumentati in modo esponenziale gli studi scientifici che ne hanno riconosciuto la versatilità, a cominciare naturalmente dai benefici legati al dimagrimento. Dovendo utilizzare alimenti proteici, la dieta chetogenica prevede da sempre un’alta percentuale di carne, pesce e uova oltre che di cibi pronti, come pane e biscotti senza zuccheri.
Una necessità che comporta però un negativo impatto sull’ambiente. «È un peccato che una dieta con così tanti benefici sul benessere degli individui abbia poi ripercussioni negative sull’ambiente che ci circonda – prosegue Bartocci –.
Per questo motivo ho iniziato a pensare a una possibile alternativa solo con alimenti vegetali. Mi sono messa in cucina, ho sperimentato, ho studiato delle pianificazioni e ho visto che questo si può fare». Gli alimenti vegetali alternativi sono numerosi. Dai lupini al tofu, dal tempeh ai semi di zucca e ai semi di canapa. Senza dimenticare le numerose verdure, come spinaci, cime di rapa, sedano, cetriolo, zucchine e asparagi. Da qui si possono costruire menù totalmente vegetali, che consentono di mandare l’organismo in chetosi e, nello stesso tempo, di non inquinare.