Bioarchitetto
L’EDILIZIA DEL SECOLO SCORSO PUÒ ESSERE RECUPERATA E RESA EFFICIENTE. BASTA CONCENTRARSI SUGLI ASPETTI CHIAVE E OPERARE LE CORRETTE VALUTAZIONI LEGATE AI MATERIALI E AL RICAMBIO D’ARIA
Una casa costruita alla fine degli anni Sessanta – certificata classe energetica E con un consumo di 176,4 kwh/m2, recentemente ammodernata a livello del tetto e degli infissi che oggi hanno triplo vetro e struttura in legno e alluminio. Il muro, oltre ai due strati di intonaco interno ed esterno, ha uno spessore di 30 cm costituito da blocchi di grande formato in laterizio alleggerito tipo Poroton 700. La superficie da rivestire con cappotto è di 470 metri quadrati. Sui 4 lati presenta numerose soglie esterne passanti in marmo, che al momento della sostituzione degli infissi non sono state tagliate – 15 finestre di cui 3 scorrevoli grandi e 5 porte finestre di cui 2 scorrevoli grandi –, e potenziali generatori di ponti termici.
La sostituzione degli infissi è un primo passo molto importante. Questa casa, però, ha una richiesta energetica spropositata: gli interventi su cui occorrerebbe concentrare le operazioni sono, quindi, moltissimi. In primo luogo, considerando il cappotto, i materiali migliori da tenere in considerazione sono quelli naturali – per esempio il sughero o la fibra di legno – perché offrono ottime prestazioni invernali, ma risultano molto efficienti anche in estate, mantenendo l’interno fresco e confortevole. Si tratta, infatti, di materiali pesanti dotati di una buona massa che con minore facilità lasciano entrare il flusso di calore. Al contrario, i materiali di origine petrolchimica presentano buone prestazioni invernali, ma non altrettanto elevate performance nei mesi più caldi. Per valutare con esattezza spessori e alti dettagli tecnici, però, occorrono dati più precisi, relativi all’esposizione solare e all’ambiente in cui la casa sorge, con tutte le specifiche della struttura. È necessario, perciò, consultare un esperto fornendo informazioni maggiori e più approfondite, così da valutare il caso specifico e poter comprendere quale possa essere la soluzione più
QUAL È IL MATERIALE PIÙ INDICATO PER L’ISOLAMENTO? QUALI LE EVENTUALI SOLUZIONI EDILI NON TROPPO INVASIVE O DISPENDIOSE PER GESTIRE I PONTI TERMICI? Antonio, domanda inviata a casanaturale@edizionimorellisrl.it
adeguata in questo particolare contesto. D’altra parte, il ponte termico dovrebbe essere ridotto o, ancora meglio, eliminato.
Per cui occorrerebbe una corretta gestione delle spallette delle finestre – sui quattro lati degli infissi –, così da ridurre la superficie disperdente. Il punto in cui potrebbe risultare più complesso limitare il problema del ponte termico è all’altezza del balcone. L’ideale sarebbe demolirlo, rivestire la superficie con il cappotto senza soluzioni di continuità e creare una terrazza staccata dalla parete con ancoraggi e l’eventualità di appoggi a terra. L’unico tratto su cui non è possibile intervenire corrisponde all’aggancio del tetto alla parete, in quanto, se l’intervento è recente, sostituirlo nuovamente richiederebbe un'operazione tutt’altro che sostenibile. In ogni caso, per limitare l’eventuale insorgenza di muffe occorre generare un ricambio d’aria interno che mantenga le superfici arieggiate e limiti l’umidità all’interno.
Con ogni probabilità, prima della sostituzione degli infissi, le finestre progettate negli anni Sessanta permettevano una ventilazione incontrollata tra interno ed esterno che arginava il problema. Peraltro, nel caso di pareti traspiranti progettate con materiali come legno, fibra di legno e calce, i rischi sarebbero di molto ridotti, ma all’epoca della realizzazione dell’edificio in questione le costruzioni di questo tipo erano molto rare. Nel momento in cui, quindi, si interviene sull’isolamento e sull’istallazione di nuove finestre a tenuta d’aria rendendo la casa pressoché “sigillata”, è importante dotare l'abitazione anche di un impianto di ventilazione controllata con recupero di calore, in grado di mantenere le condizioni di salubrità dell’aria e ridurre l’umidità interna.