Spazio verde
Vivere circondati dal bosco regala emozioni. Ma cosa significa, per un privato, manutenere un bosco e controllarne lo stato di salute?
«Icampi e le foreste offrivano allora due paesaggi completamente opposti. I campi, senza l’uomo, erano divenuti orfani, come colpiti in sua assenza da una maledizione. I boschi, invece, liberi dall’uomo, in salvo, si erano ravvivati come prigionieri tornati in libertà». Così scriveva Borìs Pasternàk nel Dottor Zivago. Se la natura, quando libera dalla stretta umana, esplode rigogliosa, bisogna riconoscere l’importanza di una corretta manutenzione e pulizia dell’ambiente. Per proteggerlo, occorre pianificare un programma di controllo e di cura puntuale. Nel caso di boschi gestiti a livello nazionale, questo è seguito e garantito da diversi organi istituzionali che si occupano di redigere l’agenda degli interventi. Quando, invece, i territori coperti da alberi si trovano all’interno di una proprietà privata, è compito di chi li possiede assicurarsi della buona salute di terreno e piante. «Le operazioni da seguire nella manutenzione del bosco sono le stesse per i terreni di proprietà pubblica come privata – spiega Fabio Di Gioia, agronomo esperto –. Il sistema burocratico di gestione cambia, ma il ciclo vegetativo e produttivo delle piante è lo stesso, per cui occorre osservare i medesimi procedimenti. È fondamentale controllare, con l’aiuto di un esperto, lo stato di salute delle piante ogni 3 o 4 anni per evitare che eventuali malattie sviluppate da un albero possano essere trasmesse agli altri e verificare la stabilità delle piante stesse, a maggior ragione in zone limitrofe alle abitazioni. E consegnare all’ente incaricato della gestione dei boschi una dichiarazione che certifichi la qualità degli alberi».
Un tronco che rischia di cadere, infatti, può rappresentare un pericolo molto serio nel mezzo di una foresta – perché può contribuire al propagarsi di un incendio –, ma allo stesso modo può abbattersi su una casa e costituire un problema per chi la abita. “Tamburellare” sul tronco può essere un primo buon indicatore: se il legno “suona” in maniera piena, significa che la pianta sta bene; se il suono è sordo, occorre operare ulteriori test perché questa potrebbe essere malata o addirittura morta. Ma i boschi non sono solo un insieme di alberi: sono sistemi complessi in cui anche il terriccio e il sottobosco giocano un ruolo chiave. «È importante tenere sotto controllo l’insorgenza di arbusti e operare le giuste potature, almeno una volta all’anno e in particolare prima della stagione secca – prosegue l’agronomo –. Se serve, in un bosco naturale e particolarmente fitto si può attuare la procedura del ceduo, per cui si tagliano alla radice piante che possono dar fastidio o che hanno bisogno di essere rinnovate. O dove il bosco è più rado si opera “la fustaia”, con potature mirate verso rami secchi o malati». Perché queste operazioni siano gestite al meglio, chi possiede una parte di bosco o anche qualche albero deve rivolgersi solo a un esperto forestale e a un arboricoltore che valuti la stabilità delle piante attraverso prelievi del tessuto vegetale interno.
«In caso si voglia operare un rimboschimento – conclude Di Gioia – si possono acquistare le specie desiderate nei vivai forestali, ma bisogna assicurarsi che il ph del terreno sia tra il livello neutro e subacido perché possa ospitare piante di questo tipo. Gli alberi da frutto necessitano di un terreno neutro o alcalino».