Coltivare l’arte
UNA CASA E UNO SPAZIO DI RICERCA PER UNA COPPIA DI ARTISTI E PERFORMER. DA UN PROCESSO DI DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE DELLA VECCHIA ABITAZIONE DI UN CONTADINO
Kainua è il nome dell’antica città etrusca che sorgeva nei pressi dell’attuale cittadina di Marzabotto. Ca’ è un richiamo ai toponimi tipici dei casolari montani. Inua è una parola della lingua Inuit che significa “l’essenza di tutte le cose” – un concetto spirituale che accomuna tutti gli esseri e che è principio di armonia tra tutti i viventi. La casa in pietra e legno che sorge in provincia di Bologna abbraccia un’identità dalle molteplici suggestioni che trova espressione nel nome datole dai proprietari:
Ca’ Inua. Costruita in pietra e legno, la struttura si erge in un tutt’uno con la montagna, di cui assume su di sé l’austerità e le linee primitive: un oggetto solitario che esprime l’energia primigenia e la geologia del paesaggio montuoso. In questo contesto dalla profonda portata spirituale e di contatto con la natura, la costruzione non è solo una casa, ma è pensata per ospitare uno spazio di ricerca per il collettivo artistico Panem et Circenses nato dall’esperienza di una coppia di performer che utilizzano il tema del cibo per raccontare il legame umano con la natura. Dopo aver lavorato a Berlino e in altre località estere, stufi della vita cittadina, i due hanno deciso di trasferirsi in campagna con la loro bambina. Qui, hanno recuperato la vecchia abitazione e il fienile di un contadino che lo studio di progettazione Ciclostile Architettura si è occupato di riprogettare con una demolizione-ricostruzione.
«Abbiamo analizzato il contesto e la tecnologia costruttiva tradizionale dell’appennino – spiega l’architetto Alessandro Miti –. A questa ricerca abbiamo abbinato un approfondimento delle culture tradizionali orientali e da questa unione è nato un progetto che ha come principale obiettivo il recupero del materiale già usato». A seguito della demolizione, le pietre che già costituivano le pareti della vecchia casa rurale, sono state pulite e risistemate per realizzare il muro del piano terra, elemento di congiunzione tra la nuova struttura e il fienile ristrutturato. A integrazione, gli architetti hanno inserito un blocco in pannelli X-lam rivestito con larice bruciato secondo la tecnica giapponese Shou sugi ban – che gli conferisce il caratteristico colore brunito –, applicata e controllata per rendere il materiale più resistente. All’interno, il rivestimento è interamente realizzato in legno e integrato da un isolante in fibra di legno altamente efficiente abbinato a un impianto ad aria alimentato dai pannelli fotovoltaici localizzati sul tetto del fienile. Solo nei periodi più freddi si rende necessaria l’integrazione di una stufa a legno Lacunza. La distribuzione spaziale è pensata per offrire ampie aperture rivolte verso sud, dove si trova la zona giorno al piano terra, mentre le camere sono al piano superiore. Verso nord, invece, le aperture sono più ridotte e lasciano entrare la luce del sole per illuminare i locali di servizio.
Illuminata dai raggi che penetrano attraverso le grandi vetrate di Infinito – schermati nelle ore estive più calde dallo sbalzo che gli architetti hanno inserito tra il primo e il secondo livello – la casa è dotata di lampade per l’illuminazione artificiale fornite da Zangra. La zona giorno è strutturata secondo una scansione di piani a diverse altezze realizzate con scalini in legno in continuità con le pareti, mentre il rivestimento in piastrelle di grandi dimensioni è fornito da Ergon.
Tra le pareti in legno di abete, anche parte del mobilio è realizzato su misura in maniera artigianale in continuità con la struttura. In bagno, accanto al legno, le piastrelle Ce.si., scelte con piccole misure, sono utilizzate a pavimento e a parete. I toni neutri del grigio e le linee minimali dei sanitari Pozzi-ginori creano un ambiente pulito e semplice che rende moderne anche le venature del legno.