Tappeti e tessuti eco
LA QUALITÀ DEI FILATI E DEI COLORI CONFERISCE A UN TESSUTO LA SUA BELLEZZA. PRIMA DI ACQUISTARE OCCORRE, PERÒ, VERIFICARE L’IMPATTO AMBIENTALE DEI CAPI E LA SALUBRITÀ DELLE SOSTANZE CON CUI SONO REALIZZATI
Trame materiche, che solleticano il palmo della mano. Trame lisce e sottili, che scivolano delicatamente tra le dita.
Molti e di diverso tipo sono i tessuti naturali dalla lunga tradizione – di origine animale o vegetale – che oggi tornano a essere ampiamente utilizzati, soprattutto alla luce della scoperta delle microplastiche derivate dai tessuti sintetici in poliestere che infestano le acque degli oceani. «Canapa, lino e cotone sono tessuti molto semplici da trattare – spiega Fulvio Luparia, fondatore del Laboratorio Luparia, specializzato nella tintura e nella pittura dei tessuti –. Più si manipolano e più diventano belli, ed è più facile recuperarne e rigenerarne il filato, che acquisisce maggiore fascino. La canapa, poi, è unica in natura per elasticità e versatilità, ed è caratterizzata da una peluria che la rende molto particolare». Quest’ultima ben si presta, inoltre, alle tinture.
Per questo processo occorre selezionare la tipologia di colore più adatta, che sia salubre a livello delle sostanze usate per ricavare i pigmenti e sostenibile dal punto di vista ambientale e culturale. «Guado, scotano, reseda, campeggio e indaco – prosegue l’esperto – sono alcuni dei nomi esotici e suggestivi che identificano le piante e i pigmenti che si usano per dar colore ai tessuti in maniera naturale. È estremamente difficile, però, dipingere e stampare un supporto tessile con colori completamente naturali perché il protocollo vigente rende difficile il fissaggio. Oltre al fatto che molte di queste sostanze non appartengono alla nostra cultura e arrivano da lontano. Esistono, invece, moltissime colorazioni sintetiche di cui sono assicurate la natura anallergica e l’ecosostenibilità».