VERDE, ORIZZONTALE, UMANO
Nell’ambito del nuovo progetto milanese firmato dal suo studio, Kengo Kuma traccia il profilo di un’architettura più salubre e benefica e auspica una generale trasformazione del costruito, a partire dalle piccole idee
Sarà completato nel 2024 “Welcome, feeling at work”, l’ufficio biofilo – dall’architettura organica orientata secondo linee orizzontali – progettato dallo studio di architettura Kengo Kuma & Associates per Europa Risorse. In occasione dell’inaugurazione dei lavori per la struttura disegnata da Yuki Ikeguchi, partner dello studio, abbiamo chiesto al professionista giapponese di calare le caratteristiche di questo progetto all’interno dell’attuale panorama architettonico e sociale.
Alla luce dell’emergenza da Covid-19 e della conseguente crescita nella ricerca del paesaggio naturale, com’è cambiata l’architettura? Come possono gli architetti rispondere alle nuove necessità?
«Credo che un’architettura “coscienziosa” come quella che sta sviluppandosi punterà a contrastare la sensazione di chiusura dovuta a edifici dai confini netti e rigidi, strutturati in una maniera per cui chi li abita rischia di sentirsi in trappola. Parlando per me stesso, io continuerò a progettare seguendo questo principio guida».
Quale impatto psicologico è determinato da una
costruzione sviluppata in orizzontale al confronto con una verticale?
«Sia gli edifici che scelgono una dimensione orizzontale, sia quelli che invece sono pensati in prospettiva verticale hanno un effetto sulla mente delle persone e anche sul loro corpo. Personalmente credo che una struttura dal numero di piani ridotto e che si sviluppi su una superficie maggiore, possa mantenerci più vicini alla terra e assicurarci, così, un benessere più duraturo».
Spesso gli architetti immaginano edifici con spazi aperti e stanze in continua comunicazione con l’esterno. Come può questa predilezione per ampie finestre e superfici trasparenti conciliarsi con l’atavico bisogno umano di privacy e protezione che, secondo le teorie del feng shui e del design biofilico, emerge, in particolare, nel momento della concentrazione nel lavoro o nell’espressione del sé?
«La connessione con l’ambiente esterno è molto importante per la percezione del corpo e della mente umana: l’apertura verso ciò che c’è fuori di per sé fa bene. A farne perdere il legame con il benessere sono i grattacieli e altre strutture alienanti, caratterizzate da vetrate spesse e rigide che, a quelle altezze, devono garantirne la sicurezza. Questo può creare grande stress alle persone che vivono o lavorano all’interno. Bisognerebbe, invece, tenere presente che la sensazione di comfort nasce quando si è immersi in uno spazio progettato a misura d’uomo; pensiamo ai gatti che camminano per le strade mantenendo un lato del corpo protetto e uno aperto all’esterno, restando in stretto contatto con ciò che li circonda. Potremmo focalizzarci maggiormente sulla natura degli esseri viventi e, in questo caso, ridisegnare le città in chiave più umana. Così che queste diventino più verdi, con edifici realizzati con materiali e superfici dalle caratteristiche naturali, che non siano troppo rigide o spigolose, né troppo spesse».
Molti, infatti, sono i progetti che stanno sviluppandosi per rendere gli spazi abitati più verdi e vivibili all’aria aperta. Come è possibile adattare e riqualificare le strutture esistenti in maniera sostenibile e riadattiva?
«Potremmo riproporre l’approccio del “bricolage” per rendere il costruito più green con aggiunte di piante o di materiali naturali. Alterare in piccole misure l’esistente e, al contempo, pensare un’architettura più astratta, parte di un più ampio paesaggio sostenibile».
Come può un intervento essere il motore che dà avvio a una più profonda, e attuale, trasformazione del concetto di città e di vita comunitaria?
«Attraverso un solo progetto è possibile ottenere un grande effetto sul resto della struttura urbana. Che tipo di procedura o di direttive questo debba seguire dipende di caso in caso, ma anche il più piccolo lavoro funziona come l’agopuntura: uno stimolo unico è in grado di generare conseguenze su tutto il corpo».