A prova DI PICCHIO
Una casa in legno nel bosco può essere oggetto di un pericolo inaspettato. Come prevenire il rischio senza danneggiare una specie protetta
Scandole, lamelle, tegole in legno. Tra una venatura e l’altra, buchi di varia grandezza.
Se si osservano le pareti e le coperture in materiale naturale delle case in spazi più o meno verdi, non di rado si possono scorgere alcuni fori. Intorno: la quiete di una radura e il cinguettare degli uccelli. Apparentemente non sembra esserci traccia di una causa logica, ma che cos’è che provoca le aperture?
Forse sono proprio questi volatili a ricoprire un ruolo chiave.
«Da tempo riceviamo chiamate allarmate di coloro che abitano nelle zone periferiche e non sanno come risolvere il problema di un cappotto sfondato – spiega Marco Dinetti, Responsabile Ecologia urbana della Lipu –. I buchi sulla superficie delle case in legno rappresentano un fenomeno in crescita che compromette le strutture. A provocarlo sono delle piccole creature: i picchi. Negli ultimi anni le segnalazioni sono in aumento probabilmente perché le popolazioni di questi uccelli stanno crescendo a causa della riforestazione del territorio e possono essere attirate dal calore delle abitazioni, ma non conosciamo con esattezza l’origine di questo cambiamento».
Protetti dalla legge 157 del 1992, in Italia sono nove le specie di picchi. Per cercare cibo e insetti annidati nel legno, per creare rifugi a fine autunno e nidi a inizio primavera e mandare messaggi attraverso il rumore, questi uccelli puntellano i tronchi con il becco e scavano cavità dal diametro che raggiunge i
7 o gli 8 centimetri. Quando questi tronchi non ci sono, o comunque i picchi trovano altre superfici adatte, si rivolgono alle abitazioni.
«A chi ci contatta – prosegue l’esperto – cerchiamo di rispondere con consigli pratici, oltre a ciò che si trova in letteratura. In particolare, stiamo sviluppando a Parma un progetto con Crédit Agricole Italia per la tutela dell’asilo
aziendale all’interno di Green Life, sede del gruppo bancario. Si tratta di una struttura realizzata in legno all’interno di un parco di 12 ettari nel quartiere Cavagnari. La banca ci ha contattati a inizio 2020 per una ricognizione: abbiamo trovato circa 100 fori. Dopo una fase di controlli abbiamo appurato che CD dondolanti danno fastidio ai picchi con la luce. È un deterrente artigianale, ma efficace». Nel mentre, è scattato il lockdown della primavera scorsa. Pur dopo quattro mesi di scarsa presenza da parte delle persone, al ritorno in loco la superficie era in uno stato migliore di quanto immaginato. «La soluzione che abbiamo architettato si è dimostrata vincente – conclude Dinetti –. Poiché gli uccelli sono neofobici e hanno paura delle novità, vengono allarmati da emettitori di richiami, “spaventapasseri” o altri dispositivi, ma se si accorgono che questi non costituiscono un pericolo si abituano. Quindi non bisogna lasciare mai i deterrenti troppo a lungo in uno stesso posto».
Questo tipo di approccio può essere utilizzato anche nel caso di presenza “problematica” di altri uccelli, come gazze e piccioni. Può essere anche adottato l’inserimento di nidi artificiali come diversivo, in modo che gli animali non si vedano costretti a creare nuovi buchi. In generale, è buona norma evitare di abbattere alberi grandi e maturi che possono garantire ospitalità e nutrimento a picchi e altri uccelli. www.lipu.it www.credit-agricole.it
Gli esperti della Lega per la protezione degli uccelli hanno utilizzato CD e altre spirali riflettenti e hanno sperimentato la tecnica su cinque dei nove punti critici individuati. Dopo la primavera, la Lipu ha consigliato all’azienda di rimuovere gli oggetti per l’estate, periodo di relativa tranquillità per l’attività dei picchi. Con l’autunno, ha ricominciato a insorgere la presenza dei fori, per cui i dispositivi sono stati installati nuovamente. In seguito, l’asilo è stato ristrutturato e, contrariamente a quanto immaginato, i lavori non hanno determinato un disturbo ma un nuovo aumento della creazione dei buchi, che sono poi stati tappati.