La seconda vita delle pietre tradizionali
DUE CASE, LONTANE GEOGRAFICAMENTE, SONO UNITE DALL’ATTENZIONE AL RIUSO E ALLA VALORIZZAZIONE DELLA PIETRA LOCALE. DAL MATERIALE EDILE DI EDIFICI ANTICHI E ANDATI IN ROVINA A QUELLO PIÙ TRADIZIONALE, IL RISULTATO È IN PIENA SINTONIA CON LA STORIA E IL PAESAGGIO
La pietra antica è un materiale molto prezioso che si può recuperare e riutilizzare. In architettura il riuso di materiali edili antichi o naturali non vergini è sempre più sfruttato, per evitare sprechi, creazione di rifiuti e, spesso, anche per non buttare via piccole opere d’arte dell’architettura del passato, dalle travi alle piastrelle e ai muretti. La nuova frontiera della bioedilizia, per avere una casa sostenibile al 100%, punta su materiali ecologici, economici e riciclati. Altrettanto importante è salvaguardare le lavorazioni tradizionali, messe a punto da secoli di esperienza e perfettamente sostenibili, perché improntate al risparmio delle materie prime e all’utilizzo di materiali naturali e a km 0. Sono i casi di due abitazioni situate nelle meravigliose campagne italiane, dal suggestivo Chianti al soleggiato entroterra pugliese di Ostuni, ristrutturate con materiali recuperati dalla rovina stessa dell’edificio o dalla natura circostante.
«Il progetto toscano è realizzato a partire da un attento recupero dell’esistente, rispettandone la pianta, i livelli e soprattutto i materiali dalla storia millenaria – spiegano gli architetti di M2 Atelier –.
Ogni pezzo ha poi una storia a sé, ogni trave, ogni lastra e ogni blocco di pietra, per non parlare dei complementi di arredo».
Gli architetti Aldo Flore e Rosanna Venezia, specializzati nel restauro di trulli e masserie, hanno invece utilizzato nel loro progetto pugliese tutte le lavorazioni tradizionali della zona. «I muri perimetrali, costruiti con la pietra calcarea estratta dallo scavo delle fondamenta, seguono la sagoma del lotto di terra, proprio come gli antichi caseggiati che si allargavano su tutto lo spazio disponibile e costruivano con le materie prime del territorio – spiegano i progettisti –. All’interno abbiamo volte a botte e volte a vela, il cui impiego risale a quando mancavano legno e calcestruzzo per costruire grandi campate. Sono volte incastrate a secco, come accadeva di norma in Puglia, che raggiungono anche altezze di 4 metri in chiave per ampliare anche la larghezza degli spazi. Oggi la Regione offre un bonus volumetrico come incentivo a mantenere in vita queste tecniche storiche».