La pioggia DI IERI
Sono in crescita (ma ancora pochi) i bacini di stoccaggio dell’acqua piovana per irrigare il giardino. A complicare la calibrazione degli impianti, però, c’è il cambiamento delle precipitazioni, sempre più rare e violente
«Ogni litro d’acqua che viene recuperato e non prelevato dall’acquedotto è prezioso». Ne è convinto Matteo Lombardi, Ingegnere per l’ambiente e per il Territorio esperto nel settore delle risorse idriche.
A partire dalla manutenzione del prato, sono molte le funzioni quotidiane per cui una casa richiede grandi quantità di acqua. La stima nazionale riporta un fabbisogno giornaliero pro-capite tra i 150 ed i 200 litri. Comunemente, se sono presenti orti e giardini, la pioggia recuperata può essere usata per l’irrigazione, così da venire dilazionata nel tempo e distribuita quando il suolo la richiede. Ma non solo. Utilizzando filtri più o meno specifici, le piogge possono alimentare la cassetta del bagno – che in termini assoluti rappresenta ben oltre il 20 % di consumo di un’abitazione – e, persino, le docce e alcuni elettrodomestici – pari a un valore superiore al 50 % – che, però, richiedono trattamenti di purificazione più specifici.
Il volume recuperabile è direttamente proporzionale alla superficie di scolo, per cui più sono ampi il tetto o le altre superfici esposte alle precipitazioni e maggiore è la quantità di pioggia che viene recuperata. In genere, i serbatoi si dimensionano dai 3 mila ai 10 mila litri e una superficie di circa 100 metri quadrati permette di garantire il fabbisogno annuo di recupero di acqua piovana per un nucleo familiare medio. Nel caso di condomìni che si sviluppano verso l’alto, inserire un impianto di recupero è più complesso perché la superficie è ridotta, a fronte di un numero maggiore di inquilini, cosicché si rischia di non riuscire a sopperire ai bisogni di tutti. Una cisterna resta, tuttavia, sufficiente all’irrigazione del giardino condominiale, di un eventuale orto a uso dei condòmini o di balconi o terrazzi privati. Nel caso di spazi verdi maggiori, al serbatoio di recupero può essere abbinato un impianto di irrigazione a goccia, che consente di ottimizzare l’acqua ed elimina ogni spreco. In ogni
caso, se il sistema è destinato alla manutenzione di un giardino o di un orto, la vasca andrà posizionata al piano campagna, così che la pompa di rilancio – unica componente per cui è necessaria una piccola quantità di energia – possa prelevare l’acqua e il fluido possa scorrere senza problemi.
Importante la manutenzione annuale del sistema: una volta all’anno è necessario compiere un’ispezione e una pulizia profonda del bacino. Infatti, prosegue Lombardi, «ogni serbatoio – che può essere realizzato con materiali diversi sulla base del budget, dall’acciaio alla plastica – è dotato di una grigliatura che, posizionata a monte, trattiene o rimuove foglie, rami e altri materiali che rimangono sul tetto e possono essere trascinati dall’acqua. Ma può capitare che le particelle più piccole non siano filtrate e restino al suo interno per poi depositarsi sul fondo della cisterna di accumulo».
Più delicata è la pompa di rilancio. Questa necessita di un monte ore minimo di lavoro per mantenere la propria funzionalità e richiede una manutenzione ordinaria standard effettuabile da esperti.
Ogni impianto, per essere calibrato al meglio, segue lo storico delle precipitazioni della zona. Con il cambiamento climatico in atto, però, anche la quantità di acqua che proviene dal cielo sta cambiando e i parametri su cui si basano le installazioni diventano difficili da leggere. «Gli ultimi anni hanno visto minori giorni di pioggia, ma con una maggiore intensità – conclude l’esperto –. Spesso capita, quindi, che la quantità di acqua che tocca il suolo in una sola giornata sia superiore a quella utilizzata per il dimensionamento degli impianti progettati in passato. Ciò rende più complesso tarare gli impianti su misura per le esigenze richieste, ma un approfondito studio dell’intervento permette di bilanciare le esigenze dell’unità immobiliare con le quantità di poggia che cade». www.matteolombardi.org