Casa Naturale

Un restauro in rosa veneziano

RISTRUTTUR­ARE UNA CASA STORICA, CON MATERIALI SALUBRI E SOSTENIBIL­I. LA CASE HISTORY: UN’ANTICA DIMORA NOBILIARE DIVENTA UN’ABITAZIONE CONFORTEVO­LE E FUNZIONALE

- DI ELENA FASSIO | FOTO DI MARCELLO MARIANA

Nelle campagne veneziane, un’antica abitazione risalente al 1500, poi bombardata durante la guerra e lasciata in stato di abbandono, è stata riportata in vita dallo studio Tommasi Architettu­ra seguendo i dettami della bioedilizi­a. Cocciopest­o a parete, fibra di legno come isolamento, pianta originale completame­nte mantenuta. L’intervento ha puntato a recuperare l’antico edificio riutilizza­ndo gli stessi materiali naturali che venivano usati nell’architettu­ra tradiziona­le veneziana. «Una casa sana, sostenibil­e e salubre non deve per forza essere costruita da zero – spiega l’architetto Tommaso Tommasi –.

Il fatto stesso di riqualific­are una struttura già esistente si inserisce in un’ottica di basso impatto ambientale, in grado di non creare rifiuti e non occupare terreno vergine. Questa filosofia si declina poi in rispetto dei materiali e benessere degli abitanti». È possibile realizzare un’abitazione attenta alla salute della persona anche a partire da ciò che c’è, occorre solo scegliere i prodotti giusti e le pratiche adeguate per ripensare lo spazio indoor e quello outdoor in un’ottica biocompati­bile. L’abitazione recuperata da Tommasi ha una storia lunga e tortuosa: appartenen­te in origine alla famiglia nobile veneziana dei Dondi dall’orologio, di cui rimane lo stemma sulla facciata principale, era formata dalla casa padronale e da una tipica barchessa veneta, edificio rurale che conteneva gli ambienti di servizio, come rimesse, stalle e cucine. Il recupero conservati­vo ha mantenuto intatte tutte le pareti e le coperture. All’interno

l’utilizzo degli spazi è stato invece stravolto, con mobili che fanno anche da divisorio, pannelli e arcate.

«La pianta è rimasta uguale, abbiamo solo reso efficiente la struttura e inserito elementi moderni – continua l’architetto –. Abbiamo costruito una sottofonda­zione per disperdere l’umidità dei muri e salvare i mattoni. Il cocciopest­o originale è stato sempliceme­nte rattoppato dove troppo usurato. In questo modo non sono servite particolar­i vernici anti-umidità e si è potuta conservare la totale naturalezz­a dell’edificio, sia in termini ambientali, con materiali del tutto reversibil­i, sia in termini di attinenza storica». I pavimenti in legno di noce sono stati inchiodati nuovamente a mano, come si faceva una volta. Anche il soppalco è stato recuperato, con l’inseriment­o di una nuova scala in ferro e legno che troneggia nella zona giorno. «Come isolante, su un tetto composto da antiche travi di legno, abbiamo deciso di utilizzare la fibra di legno, più leggera e coerente con il resto dell’edificio. È un ottimo isolante, garantisce la salubrità dell’aria senza rilasciare composti volatili nocivi e assorbe l’umidità. Basta trattarla opportunam­ente per evitare l’infiltrazi­one di insetti – conclude l’esperto –. Lo stesso discorso vale per i rivestimen­ti a parete e a pavimento: usando materiali naturali si evitano sostanze che a lungo andare potrebbero rendere l’abitazione insalubre. Il cocciopest­o, usato da sempre per risanare le murature di Venezia, risponde ai criteri della bioedilizi­a ed è esteticame­nte molto gradevole, ma si può optare anche per calce o argilla».

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