LUCE SU SALUTE E FLESSIBILITÀ
L'illuminazione facilita le attività quotidiane e mima le condizioni dell'ambiente naturale. In questo senso, la parola chiave è una: multidirezionalità
Come cambia il ruolo della luce nella casa verso la progettazione del futuro?
Le funzioni della luce cambiano nella misura in cui è proprio il concetto di casa a subire una trasformazione. Se all’interno delle pareti domestiche le attività che iniziano a svolgersi non sono più solo legate alla dimensione dell’abitare, allora l’illuminazione dovrà seguire le nuove esigenze. Per una casa più flessibile, occorre che i raggi del sole facilitino lo svolgimento di diverse attività e che siano, quindi, multidirezionali: uno spazio diviso o divisibile sulla base delle funzioni dovrà avere una quantità di luce e di sorgenti luminose proporzionali.
Cosa implica questa multidirezionalità?
In una stanza caratterizzata dalla presenza di una sola apertura, i raggi del sole sono molto sbilanciati perché provengono da un’unica direzione. Si creano zone d’ombra e numerose parti della casa rischiano di restare buie. Inoltre, aumenta il rischio di fastidio per la vista, dovuto all’eccessivo contrasto e allo sbilanciamento delle intensità. È complicato svolgere attività differenti in un unico spazio senza che ci sia l’apporto di luce adeguato, in particolare in ambienti arredati con cucine a vista, tavoli e sedie, angoli studio o con soppalchi che sfruttano diverse altezze a fronte di un’unica fonte luminosa. Un buon progetto finalizzato allo sfruttamento degli spazi dovrebbe
puntare, quindi, sulla frammentazione delle finestre per creare una luce più omogenea fatta di molteplici punti luminosi. La maggiore multidirezionalità delle fonti può addirittura avere un impatto maggiore di quello legato alla dimensione delle finestre.
Tra queste, un’apertura sul cielo è in grado di garantire un’illuminazione più diffusa e di creare meno contrasti.
Quali effetti ha una progettazione di questo genere sulla quotidianità e sulla salute?
Un ambiente pensato secondo questo principio rende più semplice lo svolgimento delle diverse attività e consente una maggiore flessibilità degli spazi. Più luce c’è e più è omogenea e più la vista non viene forzata, così che sia il relax sia il lavoro ne beneficiano di conseguenza. Inoltre: dalla qualità dell’illuminazione dipendono anche i cicli circadiani e l’equilibrio sonno-veglia, la stimolazione alla produzione di ormoni, la capacità di concentrazione e la riduzione dello stress.
Cosa cambia tra l’illuminazione proveniente dall’alto e quella orizzontale?
Innanzitutto, un’apertura sulla copertura è rivolta verso il cielo, che è la principale sorgente luminosa naturale, e apporta all’ambiente indoor un’illuminazione in quantità almeno
due volte maggiore rispetto a una finestra verticale, che inquadra solo per metà il cielo. Mentre quest’ultima, centrale nel campo visivo, rischia di abbagliare lo sguardo, una finestra zenitale è una sorgente periferica, che diffonde maggiormente la luce senza provocare discomfort visivo. A livello architettonico, poi, aprire un lucernario sul soffitto consente di svuotare e alleggerire quella parte in cui si accumula la maggior parte di ombra.
Infine, in natura, la luce proviene dall’alto e va verso il basso. Se anche in casa si riesce a riprodurre questo flusso si ha una maggiore sensazione di naturalità e di benessere.
A proposito di naturalità, la luce è uno degli elementi portanti dell’architettura biofila. Quanto influisce il numero delle aperture in questo senso?
La quantità di luce stabilisce la continuità con l’esterno. Avere finestre in direzioni differenti aiuta a far percepire lo spazio indoor come ampio e maggiormente rivolto verso il fuori, così che chi trascorre il suo tempo tra le pareti si senta più proiettato verso l’ambiente outdoor. L’essere umano è fatto per stare all’esterno e le condizioni dello spazio naturale sono quelle ottimali per la salute.
Cercare di riproporre queste dinamiche, dunque, non può che essere positivo per l’organismo.
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