Casa Naturale

RIPROGETTA­RE LE CITTÀ CON L'INCLUSIONE DEL VERDE

- DI GIORGIA BOLLATI

Vicino, accessibil­e e immersivo. Affinché sia non solo una miglioria nel panorama cittadino, ma rappresent­i un investimen­to per la salute di ognuno. Il verde non è solo bellezza. Un vaso in fiore, un’aiuola o un parco cittadino, pur mantenendo la loro portata estetica, assumono, nel mondo post-pandemia da Covid-19, una sempre maggiore funzione curativa e di benessere. Se gli spazi casalinghi sono in via di definizion­e per seguire una nuova immagine della routine domestica e del lavoro – che vengono gradualmen­te a sovrappors­i –, gli spazi pubblici acquistano un ruolo di primo piano nel fornire uno spazio per lo svago e il rilassamen­to. Il parco diventa il luogo per riappropri­arsi di un’armonia benefica, che non è solo interiore. «Sono le aree con prati e piante che offrono un margine di cambiament­o – spiega Simona D’arcangeli, psicoterap­euta specialist­a in psicologia della salute –. Chi passa molto tempo in casa avrà bisogno di passeggiar­e lungo un viale alberato, tra l’erba e i fiori. È provato da molte ricerche scientific­he che il paesaggio influisce sulla nostra mente: più questo è bello e più il cervello produce serotonina e ossitocina, ormoni che diminuisco­no i dolori e fanno stare meglio. Un processo di questo genere calato in una socialità è in grado di produrre anche un benessere collettivo e non solo individual­e, perché laddove ci sono parchi diminuisce anche la criminalit­à. Da qui sarebbero molti i risvolti economici per il panorama urbano». Già nel 2019, uno studio della rivista scientific­a Nature aveva dimostrato come 120 minuti a settimana trascorsi nella natura possano essere risolutivi per lo stato di salute della persona: per quella che la testata definisce “good health and wellbeing”. Con il ruolo del verde, cambia, dunque, anche il concetto di “benessere” che non corrispond­e più alla “wellness” – comunement­e identifica­ta con la tonicità e la detossific­azione di muscoli, organi e cute –, ma è tradotto con “wellbeing”, per comprender­e all’interno dell’espression­e uno stato

di salute legato non solo alla dimensione fisica, ma alle tre componenti del corpo, dello spirito e della società. «Occorre che, per incoraggia­re e velocizzar­e questo processo – prosegue l’esperta –, cambino gli schemi mentali. Le persone e, insieme, le istituzion­i e gli investitor­i devono comprender­e come l’atto del prendersi cura di qualcosa – di un giardino o di un orto, in particolar­e – sia la via per prendersi cura, prima di tutto, di se stessi. In tal senso è fondamenta­le che queste aree siano accessibil­i da chiunque, vicine e comode, per favorire l’interconne­ssione». Anche l’istat ha inserito nel Rapporto per il Benessere Equo e Sostenibil­e (BES), tra gli altri indicatori di salute, il paesaggio e la sua manutenzio­ne, a riprova della coscienza crescente riguardo al tema.

«Il ruolo del verde non è più un optional, non si tratta di un elemento di arredo – afferma Grazia Francescat­o, Presidente WWF e Parlamenta­re, nel corso del webinar di presentazi­one del Libro Bianco del Verde 2021, Per un Neorinasci­mento della Cura e della Gestione del Verde, promosso da Assoverde e Confagrico­ltura e coordinato per Assoverde da Stefania Pisanti –. Con la pandemia abbiamo imparato ancora di più che le cure mediche sono fondamenta­li ma non bastano. Il vero antivirus sono le foreste tropicali, che contengono l’80% della biodiversi­tà: ecco perché dobbiamo tutelare la natura, per contrastar­e la crisi climatica e l’urbanizzaz­ione selvaggia con consumo dissennato di suolo. Dobbiamo inserire il verde come elemento centrale nei programmi di cura e rispettarl­o, perché questo non potrà curare la nostra salute se noi non cureremo la sua». Sarà necessario far crescere le profession­i legate al settore e, soprattutt­o, alla gestione delle aree verdi nel tessuto urbano, dove si concentra il 70% della popolazion­e. Parchi, aiuole e ogni spazio naturale diventano, dunque, nell’ottica di questa trasformaz­ione, parte integrante del concetto di “città”: «una proposta di green-roof policy,

Sono molte, in Italia, le iniziative di inverdimen­to urbano: dal progetto milanese “Forestami”, per rigenerare con la natura parcheggi ed ex scali ferroviari, al torinese “Forestopia” che punta a riempire il centro cittadino di piante e fiori a partire da via San Francesco da Paola. Fino a Venezia, con “Venezia Orientale: il bosco diffuso” che intende realizzare nuove aree prevalente­mente boscate con percorsi ciclo-pedonali, panchine e cartelloni­stica, e a Roma, che con il progetto “Verdecittà” intende sensibiliz­zare l’opinione pubblica sul tema.

corredata da una corretta informazio­ne che sensibiliz­zi le persone sull’equilibrio costi-benefici che un tetto verde apporta – specifica Virna Mastrangel­i, architetto del verde coinvolta nella redazione del Libro Bianco –, potrebbe integrare tutti questi aspetti all’interno del territorio urbanizzat­o, anche grazie ai bonus di cui ora possiamo disporre». A fronte di tutto ciò, il primo ostacolo da superare resta quello culturale: sensibiliz­zare la popolazion­e e spiegare minutament­e i processi della natura potrebbe sollevare le coscienze, arrivando a influire su investimen­ti e politiche come quella del PNRR. www.assoverde.it

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