Dimora CRUELTY FREE
Mobili, tende, divani, tappeti e perfino candele: tutto, in una casa, può nascondere ingredienti di origine animale. Una tendenza che si può invertire, man mano che aumenta il numero delle persone che scelgono di vivere il veganesimo in tutte le sue dimensioni. Perché questa scelta non è solo una questione di cibo: ma abbraccia tutti gli ambiti del quotidiano, dal cosa indossare ai prodotti per la cura della persona fino, ovviamente, alla casa. L’attenzione alla casa vegana si spinge poi anche più in là: in pochi sanno, ad esempio, che molte vernici usano colle animali o a base di caseina, usata comunemente come legante; che nel cemento vengono incorporati grassi animali e che addirittura negli schermi degli elettrodomestici, in primis il televisore, spesso i cristalli liquidi contengono gelatina di origine animale. Con la giusta attenzione, è possibile compiere scelte consapevoli. In Italia, secondo il Rapporto Eurispes 2020, la percentuale di vegetariani e vegani è dell’8,9%: un massimo storico per il Bel Paese, con un 2,2% di vegani. Un fenomeno che, all’estero, ha già dimostrato un impatto che va ben oltre il settore alimentare, ma abbraccia la quotidianità, tanto che si assiste all’apertura di immobiliari vegane e studi di architetti specializzati: esempio emblematico è la Vegan House di Ho Chi Minh, in Vietnam, costruita nel rispetto della natura, con materiali di recupero e totalmente cruelty-free.
Di qui, l’evoluzione ha iniziato ad abbracciare ogni ambito. All’estero, come in Italia. A parlare per la prima volta di design vegano nel nostro Paese è stato l’israeliano Erez Nevi
Pana nel 2018: in occasione del Salone del Mobile ha presentato Vegan Design – Or the Art of Reduction, una mostra destinata a mettere in luce il grande potenziale dell’arredamento senza materiali di origine animale. Ma cosa significa una casa vegana? Innanzitutto, per massima coerenza, occorrerebbe scegliere bene la struttura. Il legno è il materiale in assoluto da prediligere, soprattutto se è accompagnato, in modo coerente, da scelte di coibentazione e intonacatura che puntano su prodotti naturali, traspiranti e a chilometri zero. Ad esempio, aziende come la altoatesina Holzius o Casa Salute (che propongono edifici anche di più piani in legno massiccio senza uso di colle e chiodi) sono modelli di perfetto rispetto della filosofia vegana. Sughero, paglia e canapa o fibra di legno sono i materiali da associare in fase di isolamento.
Michele Ricci (fondatore di Archètica e ideatore del gruppo di progettazione www.caseinpaglia.it) è il primo architetto del nostro Paese ad aver ottenuto la certificazione Veganok, marchio di garanzia etico nato in Italia a partire dal settore food. Quindi, l’attenzione si sposta all’interno. Come ovviare al problema delle vernici che contengono caseina? Optando per l’impiego di calce o per prodotti a base di argilla oppure oli vegetali come l’olio di arancio o di Aleurites che si ricava dalla spremitura dei semi di un albero cinese. Attenzione anche agli impregnanti, tra questi sono consigliati gli oli di lino cotto, lavanda e girasole. Nell’arredo, mettere al bando pelle, lana, cuoio, seta e piume d’oca è possibile, scegliendo divani che riusano fibre di verdura e frutta, coperte di bambù, piumoni in fibra di eucalipto, materassi con rivestimenti vegetali, perfino candele di soia. E ancora: un cuscino in lana, piume o fibre artificiali, ad esempio, può essere sostituito con uno in kapok. Il frutto della Ceiba, un albero diffuso in sud America, viene utilizzato per realizzare imbottiture naturali.
A garanzia del consumatore, occorre sapere che esistono oggi i Vegan Homeware Awards istituiti da PETA (People for the Ethical Treatment of Animals): servono a premiare le migliori innovazioni e i più significativi
prodotti di design crueltyfree. E ci sono anche case di arredo molto note che fanno ricerca sul tema: ha fatto storia qualche anni fa l’installazione ‘Cassina Croque La Pomme’ presso Cassina Paris, realizzata in collaborazione con Philippe Starck. Il divano usava l’apple Ten Lork, un materiale originale a base di mele prodotto dall’azienda italiana Frumat. L’azienda, grazie al lavoro svolto dal Cassina LAB, una collaborazione tra il Centro di Ricerche e Sviluppo di Cassina e Poli.design del Politecnico di Milano, sta investendo proprio sui materiali. Tutti i nuovi divani presentati nella collezione 2020 sono imbottiti con una nuova fibra riciclata al 100%, ottenuta da PET proveniente da corsi d’acqua o aree costiere di paesi in via di sviluppo.