LE DODICI TECNOLOGIE
Non solo le tecnologie per l’efficienza di tutti i settori, come le pompe di calore, i sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento e le smart grid con contatori intelligenti. Anche tecnologie nascenti, come quelle legate ai veicoli autonomi e ai digital twins. I ricercatori del team Economist Impact hanno selezionato le tecnologie che possono contribuire alla transizione verso le energie pulite in città. Per direzionare gli investimenti pubblici e privati e traghettare il mondo verso la sostenibilità
Perché avete pensato che occorresse uno studio di questo tipo in questo momento?
In questo momento storico, mercati e governi stanno tentando di incoraggiare la transizione e devono orientarsi fra molte tecnologie disponibili. Abbiamo pensato, quindi, che fosse utile fornire uno strumento per guidare le ricerche e gli investimenti, soprattutto nei contesti urbani che sono quelli in cui vive la maggior parte della popolazione e che hanno un ruolo chiave nell’equilibrio del pianeta.
Oltre al fatto che questi sono i luoghi in cui si concentrano tutte le figure professionali incaricate di prendere le decisioni che guidano la nostra società: i provvedimenti nazionali, spesso, sono molto lenti, mentre se si ragiona in ottica cittadina possono diventare più rapidi. È importante capire cosa si può fare per agire sempre nel modo più efficace.
Come siete arrivati a questa analisi e per quanto tempo avete studiato le tecnologie?
In quattro mesi siamo riusciti a mettere a punto la scorecard: abbiamo creato una lista di tecnologie che fosse il più esauriente possibile per essere sicuri di toccare tutti i settori, dall’energia alle costruzioni fino alle infrastrutture. Abbiamo ragionato nei termini di tre principali criteri: l'impatto a livello di emissioni; la maggiore possibilità di applicazione su larga scala; e infine, l’attrattività verso gli investimenti che ciascuna di queste tecnologie può avere. Da qui abbiamo selezionato una rosa di ventisei tecnologie, per poi ridurre la lista a dodici, così da dare spazio ai casi che avevano registrato punteggi alti rispetto ai tre criteri e che avevano delle storie interessanti da raccontare. Infine, abbiamo preso a modello dieci città, appartenenti non solo al mondo occidentale, in cui già ci fossero sperimentazioni in corso legate a questi temi per ipotizzare alcune case history.
In alcuni casi si tratta di tecnologie che non sono legate in modo diretto alla riduzione delle emissioni. Come giustificate il loro inserimento all’interno del report?
Sono tutte tecnologie che possono rendere il nostro modo di vivere più efficiente.
Non possiamo perseguire l'obiettivo della sostenibilità e della riduzione delle emissioni a scapito della qualità delle nostre vite. Dobbiamo guardare all’intera filiera e sviluppare sistemi che garantiscano maggiore efficienza nel loro insieme. Nel caso della robotizzazione della raccolta dei rifiuti, per esempio, non abbiamo analizzato una tecnologia finalizzata alla riduzione diretta delle emissioni, ma un sistema per rendere il settore più semplice, rapido, flessibile e caratterizzato da un margine di errore più basso, così da generare in maniera indiretta un impatto più basso.
Poi, ovviamente, in tutti i casi, occorre che gli impianti si basino sulle energie pulite, questa è la condizione fondamentale da cui l’intero report prende le mosse.
Oltre ai benefici indiretti è possibile che nuove tecnologie ci espongano a rischi nuovi?
Per tutti i casi abbiamo fatto un calcolo costi-benefici e ci siamo chiesti quanto questi sistemi abbiano caratteristiche migliori rispetto a quelli tradizionali, quanto riducano effettivamente le emissioni, quali altri benefici si possano individuare e quali sono, invece, i rischi o pericoli ad essi collegati. Nel caso della tecnologia del digital twin, per esempio, un attacco digitale potrebbe comportare seri problemi. Prendiamo il caso della Città di Singapore per la quale è stata creata una replica virtuale, se quest'ultima diventasse oggetto di un'attività di hackeraggio i rischi per la sicurezza potrebbero essere importanti. In questo senso, dunque, tutte le tecnologie legate al digitale devono destinare una parte degli investimenti all’implementazione della sicurezza. Rispetto alla connettività, abbiamo considerato l’inquinamento generato dall'utilizzo dei dati ma possiamo dire che la riduzione degli spostamenti genera un risparmio di emissioni molto maggiore. Lo abbiamo visto con la pandemia. Il risparmio è maggiore anche considerando la possibilità di hackeraggio, i cui rischi non
devono essere mai sottovalutati.
Come avete valutato il processo di conversione degli impianti tradizionali? Chi svolge un ruolo chiave in questo senso?
Occorre creare un’intera nuova infrastruttura e per questo è necessario un investimento pubblico congiunto a quello privato. Le pompe di calore hanno, secondo la nostra analisi, un punteggio molto alto in termini di replicabilità, alto in termini di impatto e solo medio in termini di investimenti, e per questo è fondamentale che gli Stati supportino con dei sussidi i singoli privati nell’installazione dei sistemi all’interno della propria casa, così che questi siano sempre più integrati nella vita quotidiana. Bonus, finanziamenti e sussidi sono in grado di rendere le diverse tecnologie più popolari e appetibili, per convincere i consumatori della validità e dell’importanza dei sistemi. Dopo di ciò saranno strategici gli investimenti privati delle grandi aziende: nel caso dei veicoli autonomi, le società interessate come Tesla, Uber, Amazon e Microsoft possono rivestire un ruolo fondamentale per la ricerca nella tecnologia e la sua applicazione su larga scala. Occorre ragionare caso per caso: ad esempio, se i singoli individui sono coinvolti direttamente – come per le comunicazioni unificate – o se il consumatore finale è coinvolto in modo indiretto – come per il cemento low-carbon o i sistemi di raffreddamento o riscaldamento di quartiere. D’altra parte, serve una coordinazione generale per rendere i consumi più omogenei ed efficienti: emblematico il caso della tecnologia vehicle-to-grid e delle ricariche dei veicoli elettrici, dove emerge con forza la necessità di un sistema che distribuisca l’energia così da evitare i picchi di richiesta e mettere in comune il surplus in accumulo.
La costruzione in legno dà grandi benefici in termini di abbattimento delle emissioni. Perché non è stata valutata?
Anche se il legno sta diventando sempre più rilevante nel settore delle costruzioni, noi cercavamo le tecnologie che, in assoluto, per ogni ambito, fossero riproponibili su larga scala, in particolare in città. Per ora si tratta di un prodotto ancora di nicchia, ma sono d’accordo sul fatto che le opportunità che il legno dà siano notevoli, anche a confronto con il cemento low-carbon. Per il settore delle costruzioni, però, ci siamo tenuti, appunto, sul cemento perché questo è il prodotto manifatturiero che ha la massa maggiore sul nostro pianeta ed è la seconda materia più utilizzata sulla Terra dopo l’acqua. L'utilizzo del legno potrebbe dare risultati notevoli in termini di impatto, ad esempio nella riduzione dell'impronta di carbonio, ma per ora non è pensabile un paradigma per cui ovunque a una struttura in cemento ne corrisponda una in legno. Per il futuro speriamo che questo materiale e le tecnologie ad esso connesse siano sempre più usati, così da cambiare radicalmente l’intero settore.