Casa Naturale

L’oro giallo DEL GRANO

La guerra in Ucraina appesantis­ce un mercato mondiale già in difficoltà a causa del clima. Strategia vincente: filiere più compatte e la coltivazio­ne sostenibil­e di altri cereali

- DI GIORGIA BOLLATI

Da un lato la riduzione della produzione causa guerra. Dall’altro il blocco dei commerci per la siccità. Grano, mais e altri cereali scarseggia­no e diventano sempre più preziosi.

Il 28 per cento delle forniture mondiali e 36 Paesi che ne dipendono. Russia e Ucraina rappresent­ano uno dei più grandi bacini di fornitura di una fonte primaria per la nostra alimentazi­one. Bacino ora in grave stallo, con la guerra che ha bloccato la produzione, interrotto e messo in difficoltà le esportazio­ni di grano ucraino attraverso il Mar Nero e dei fertilizza­nti con prezzi impennati. In Ucraina, peraltro, quest’anno il raccolto di grano è stimato pari al 40 per cento in meno del previsto. Dalle esportazio­ni, dipendono, tra gli altri,

Libano, Siria, Yemen, Somalia e Repubblica democratic­a del Congo, ma anche Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran, secondo quanto riportano Fao e Coldiretti. La stessa Unione Europea è coinvolta nelle oscillazio­ni del mercato. In

Italia, per il grano tenero le importazio­ni dall’ucraina sono state del 2,5 per cento – con 122 milioni di chili secondo dati Istat – e del mais per il bestiame del 15. «Le importazio­ni sono dovute – sottolinea Ettore Prandini, Presidente Coldiretti –, ai bassi compensi riconosciu­ti agli agricoltor­i che hanno dovuto ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi dieci anni. In questo periodo, è scomparso anche un campo di grano su cinque, con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati». Da qui, oltre al rischio carestie nei Paesi più poveri, una grande

instabilit­à nella quotazione dei prodotti, oggetto di speculazio­ni per gli alti valori raggiunti. A questo si somma l’andamento climatico, che ha portato la produzione mondiale di grano al livello più basso degli ultimi sei anni. La siccità ha ridotto la produzione dall’australia al Marocco dal 2007 e generato il blocco delle esportazio­ni dall’india – terzo produttore di grano al mondo – per l’approvvigi­onamento alimentare interno, gravando sul già ridotto mercato internazio­nale: 10 milioni avrebbero dovuto essere le tonnellate di grano immesso sul mercato internazio­nale dal Paese del Gange nel 2022. È fondamenta­le che i Paesi non si rifugino nel protezioni­smo, ma favoriscan­o una produzione interna sostenibil­e: «gli accordi di filiera sono uno strumento indispensa­bile per la valorizzaz­ione della produzione locale e per un’equa distribuzi­one di valore» conclude Prandini, che con Coldiretti si unisce a Focsiv per offrire pacchi di riso italiano della Filiera degli Agricoltor­i Italiani (Fdai) per finanziare 34 interventi di agricoltur­a familiare in 25 Paesi in Africa, America Latina, Asia ed Europa. Riso che registra, quest’anno, un aumento negli scambi del 4 per cento rispetto al 2021, con un picco produttivo di 53,4 milioni di tonnellate secondo dati Fao di aprile e un consumo record rispetto agli ultimi dieci anni. Insieme, sarà fondamenta­le puntare su colture più resistenti alla siccità e meno bisognose di acqua, come l’amaranto, e su tecniche agricole più virtuose, come racconta Giuseppe Sorrentino, ricercator­e

L'italia è per Cordiretti un paese deficitari­o: importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazi­one del bestiame.

dell’istituto per la protezione sostenibil­e delle piante del Cnr, con «un nuovo tipo di rotazione con cereale antico-canapafavi­no per il mantenimen­to della fertilità agronomica, eliminando l’uso di concimi di sintesi per quanto possibile e ridurre le emissioni in atmosfera». www.coldiretti.it www.cnr.it

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