L’oro giallo DEL GRANO
La guerra in Ucraina appesantisce un mercato mondiale già in difficoltà a causa del clima. Strategia vincente: filiere più compatte e la coltivazione sostenibile di altri cereali
Da un lato la riduzione della produzione causa guerra. Dall’altro il blocco dei commerci per la siccità. Grano, mais e altri cereali scarseggiano e diventano sempre più preziosi.
Il 28 per cento delle forniture mondiali e 36 Paesi che ne dipendono. Russia e Ucraina rappresentano uno dei più grandi bacini di fornitura di una fonte primaria per la nostra alimentazione. Bacino ora in grave stallo, con la guerra che ha bloccato la produzione, interrotto e messo in difficoltà le esportazioni di grano ucraino attraverso il Mar Nero e dei fertilizzanti con prezzi impennati. In Ucraina, peraltro, quest’anno il raccolto di grano è stimato pari al 40 per cento in meno del previsto. Dalle esportazioni, dipendono, tra gli altri,
Libano, Siria, Yemen, Somalia e Repubblica democratica del Congo, ma anche Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran, secondo quanto riportano Fao e Coldiretti. La stessa Unione Europea è coinvolta nelle oscillazioni del mercato. In
Italia, per il grano tenero le importazioni dall’ucraina sono state del 2,5 per cento – con 122 milioni di chili secondo dati Istat – e del mais per il bestiame del 15. «Le importazioni sono dovute – sottolinea Ettore Prandini, Presidente Coldiretti –, ai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi dieci anni. In questo periodo, è scomparso anche un campo di grano su cinque, con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati». Da qui, oltre al rischio carestie nei Paesi più poveri, una grande
instabilità nella quotazione dei prodotti, oggetto di speculazioni per gli alti valori raggiunti. A questo si somma l’andamento climatico, che ha portato la produzione mondiale di grano al livello più basso degli ultimi sei anni. La siccità ha ridotto la produzione dall’australia al Marocco dal 2007 e generato il blocco delle esportazioni dall’india – terzo produttore di grano al mondo – per l’approvvigionamento alimentare interno, gravando sul già ridotto mercato internazionale: 10 milioni avrebbero dovuto essere le tonnellate di grano immesso sul mercato internazionale dal Paese del Gange nel 2022. È fondamentale che i Paesi non si rifugino nel protezionismo, ma favoriscano una produzione interna sostenibile: «gli accordi di filiera sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione della produzione locale e per un’equa distribuzione di valore» conclude Prandini, che con Coldiretti si unisce a Focsiv per offrire pacchi di riso italiano della Filiera degli Agricoltori Italiani (Fdai) per finanziare 34 interventi di agricoltura familiare in 25 Paesi in Africa, America Latina, Asia ed Europa. Riso che registra, quest’anno, un aumento negli scambi del 4 per cento rispetto al 2021, con un picco produttivo di 53,4 milioni di tonnellate secondo dati Fao di aprile e un consumo record rispetto agli ultimi dieci anni. Insieme, sarà fondamentale puntare su colture più resistenti alla siccità e meno bisognose di acqua, come l’amaranto, e su tecniche agricole più virtuose, come racconta Giuseppe Sorrentino, ricercatore
L'italia è per Cordiretti un paese deficitario: importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.
dell’istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr, con «un nuovo tipo di rotazione con cereale antico-canapafavino per il mantenimento della fertilità agronomica, eliminando l’uso di concimi di sintesi per quanto possibile e ridurre le emissioni in atmosfera». www.coldiretti.it www.cnr.it