CALENDARI, CONQUISTE E LUPERCALIA
L'articolo di copertina di questo numero è dedicato a un argomento spesso trascurato, ma che ha influenzato la misurazione del tempo fino ai nostri giorni. I calendari romani, testimonianza tangibile della complessa intersezione tra cultura, religione e tempo nell'antica Roma, rappresentano una delle più affascinanti manifestazioni della mente umana nel tentativo di ordinare il caos temporale. Sebbene apparentemente semplici strumenti di misurazione del tempo, i calendari riflettono la profonda comprensione che i Romani avevano della ciclicità della natura e della loro importanza nella vita quotidiana e nella sfera religiosa. Tuttavia, l'aspetto più intrigante risiede nella loro profonda connessione con la fede. Ogni mese era ricco di festività sacre, dedicate agli dei e agli spiriti protettori della città e dell'Impero. Le celebrazioni religiose erano strettamente integrate nella vita quotidiana dei Romani, influenzando le attività agricole, politiche e sociali. Oltre alla dimensione religiosa, i calendari romani erano anche strumenti politici e propagandistici. Le date di nascita e di morte degli imperatori erano celebrate come feste pubbliche, in modo tale da rafforzare il culto della personalità e la legittimità del potere imperiale. Anche le varie riforme che il calendario subì durante le varie fasi della storia romana sono spesso legate a motivi di natura politica. Tuttavia, alcune di queste sono ancora presenti nel calendario tuttora in uso, come l'anno bisestile, introdotto da Giulio Cesare per regolare l'intercalazione da parte dei Pontefices, che fino a quel momento avveniva spesso in modo del tutto arbitrario. Altra decisione politica fu quella intrapresa da Traiano nel 101 d.C., quando il bisogno impellente di riempire le casse vuote dell'Impero lo "costrinse" a condurre una campagna militare per conquistare la Dacia e le sue ricche miniere d'oro. Tuttavia, a differenza degli altri territori la romanizzazione non fu semplice e i rapporti con la popolazione locale non decollarono mai, costringendo i Romani ad abbandonare la provincia nel 271 d.C. La straordinaria mostra, Dacia: l'ultima frontiera della romanità, visibile presso il Museo Nazionale Romano di Roma racconta il complesso rapporto fra le popolazioni daciche e i conquistatori romani. All'interno del numero troverete anche un approfondimento sui Lupercalia, la "festa delle origini", tra ritualità, sacrificio, fertilità e purificazione.
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