SHADES OF DEEP PURPLE
And The Address / Hush / One More Rainy Day / Prelude: Happiness / I’m So Glad / Mandrake Root / Help / Hey Joe
LP Parlophon SPMBQ 33011; 1968 280
Hush / One More Rainy Day
45 giri Parlophon QMSP 16430; 1968 200 (senza scritta Bandiera gialla) 45 giri Parlophon QMSP 16430; 1968 70 (con scritta Bandiera gialla)
Hush / altro artista
45 giri Parlophon JB E 123; 1968 50 (edizione per jukebox, con sticker)
L’esordio dei Deep Purple è disomogeneo e ancora acerbo, caratterizzato da un sound poco personale che risente delle precedenti esperienze: Ritchie Blackmore ha suonato con diverse formazioni – compresa una brevissima esperienza in Italia con il primo nucleo dei Trip. Jon Lord era l’organista degli Artwoods, una band di rhythm’n’blues bianco, Nick Simper era con i Flower Pot Men, mentre Ian Paice e Rod Evans provengono dai Maze che avevano inciso un singolo in italiano per il nostro mercato (Aria del sud / Non fatemi odiare, due pezzi di Pallavicini e Saracino incisi su etichetta Polydor). In brevissimo tempo, i Purple registrano una manciata di brani già famosi abbinati ad alcuni originali scritti per l’occasione. L’album viene completato in sole ventiquattr’ore, I’m So Glad, Hush, Help e Hey Joe sono le quattro cover. I’m So Glad, di un quasi dimenticato Skip James, è nota per la magnifica versione dei Cream, Hey Joe resa famosa da Jimi
Hendrix e Help dei Beatles mettono a dura prova le capacità della band, ma sono realizzate con il piglio e la determinazione giusti e non sfigurano – soprattutto Help, stravolta, diventa un sorprendente esercizio di psichedelia. Love Help Me e One More Rainy Day sono la parte più trascurabile di quest’album, mentre la struttura innovativa di Mandrake Root getta le basi per i Deep Purple dell’immediato futuro. Tornando alle cover, Hush (di Joe South) è un pezzo arioso e ancora splendidamente attuale che viene utilizzato come singolo. Accolto tiepidamente in Gran Bretagna, scala le classifiche d’oltreoceano raggiungendo la quarta posizione in America e la seconda in Canada. L’exploit spinge anche l’album e permette alla band di effettuare un tour negli States. Al di là di questo iniziale successo, l’inizio dell’era Purple non è facile: l’intraprendenza di Jon Lord all’Hammond, di Ritchie Blackmore alla chitarra e di Ian Paice alla batteria risultano limitati dalla vocalità di Rod Evans e dalla debole personalità al basso di Nick Simper. In Italia, l’album viene pubblicato nel 1968 dalla Parlophon. Rispetto all’originale inglese, c’è una differenza sulla copertina: l’aggiunta del titolo Hush… come sottotitolo di SHADES OF DEEP PURPLE; sul retrocopertina, una bella foto della band sostituisce le note di presentazione della versione inglese. La seconda stampa italiana presenta diverse analogie con l’omologo inglese: alla stessa etichetta Parlophon e al numero di catalogo SPMBQ 33011 viene aggiunto un secondo numero di serie della nuova catalogazione EMI con 3C 062-04175, il codice 3C indica l’Italia nella catalogazione europea della EMI. La terza stampa propone il definitivo numero di catalogo, con 3C, e presenta, nel retrocopertina, lo slogan “C’è sempre qualcosa di nuovo alla EMI”, su banda azzurra. Nell’agosto del ’68 anche in Italia Hush viene pubblicato a 45 giri accoppiato a One More Rainy Day, ottenendo un discreto riscontro grazie anche al lancio avvenuto nella trasmissione radiofonica Bandiera Gialla. Infatti, del singolo esistono due tirature: una con il richiamo alla trasmissione che ne rivendica la prima posizione e l’altra senza. Difficile stabilire quale delle due possa definirsi come prima tiratura, considerando che entrambe mantengono la stessa matrice (7X CE-21157-T1 5-8-1968); sicuramente la versione priva del richiamo alla trasmissione è molto più rara. Per il circuito dei jukebox, viene realizzato un singolo in cui Hush è abbinato a Jennifer Eccles degli Hollies.