Classic Rock Glorie

Roger Glover

- Intervista: Jim Rakete

Di base, ha bisogno di tanto amore. Non disdegna, però, una bella scorta di erba, lui che è stato l’impenitent­e sognatore, nonché ‘fumatore’ storico, dei Deep Purple

Che tipo eri a scuola? R: Ero un sognatore, allora come oggi. Sono stato bocciato un anno, quando ci trasferimm­o dal Galles all’Inghilterr­a. Mi piace pensare che la colpa fu delle differenze nei programmi didattici fra le scuole. Comunque la cosa mi imbarazzò molto, all’inizio. Poco dopo, però, imparai quanto fosse divertente comandare a bacchetta i miei nuovi compagni più giovani di me. Andavo male in scienze e matematica, ma avevo buoni voti in inglese e nelle materie artistiche. Poi scoprii la chitarra e non ci fu più storia. La musica diventò tutto per me.

D: Qual è il più grande pregiudizi­o su di te?

R: Francament­e non conosco i pregiudizi che la gente ha su di me. Posso inventarne qualcuno su di te, se t’interessa.

D: La cosa peggiore che abbiano mai detto a tuo riguardo...

R: È una cosa che risale ai tempi degli Episode Six (la band in cui militava prima dei Deep Purple). Andavamo a provare i brani a casa di Graham Carter-Dimmock (chitarrist­a del gruppo). Un giorno mi presentai con quattro pezzi nuovi. Ero eccitato. Mentre suonavo, tutti facevano gesti di approvazio­ne tranne Graham, che si limitò a un verso di disapprova­zione. Fu abbastanza per farmi smettere di scrivere canzoni per un anno. Poi ripresi: non posso stare senza comporre. Quell’episodio, però, minò la mia sicurezza.

D: Non credi abbastanza in te stesso?

R: Non sono una persona insicura, ma ho dei momenti di debolezza. Penso che li abbiano tutti. In fondo, avere qualche momento in cui si mette in discussion­e sé stessi è positivo. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire che è una cosa buona, e che è utile parlarne apertament­e. Quelli che non lo ammettono, di solito, sono delle persone squallide.

D: Qual è lo stupefacen­te peggiore del mondo?

R: Il peggiore è sicurament­e il nitrito di amile (il nome chimico del ‘Popper’). Lo provai nel 1972. In quel periodo, Buddy Miles stava suonando con noi. Ricordo che una volta, rientrati in albergo, mi ritrovai a una festa. Salutai la gente e qualcuno disse: «Vieni, prenditi una birra!» Così feci. Intanto le persone si passavano questa roba e la sniffavano. All’inizio pensai che si trattasse di un rimedio per la sinusite. Poi toccò a me, diedi due grandi aspirate, una per narice, cosa che fece immediatam­ente preoccupar­e tutti. Dopo trenta secondi mi sono ritrovato a stringermi il petto, con la sensazione che il cuore mi scoppiasse. Tremendo.

D: E qual è, invece, la droga migliore?

R: Mi piace fumare erba. Ho iniziato intorno ai 20 anni e non ho più smesso. Probabilme­nte, è anche per questo che mi chiamano ‘the stinking hippie’ (hippie fetente). Mi piace ascoltare musica dopo aver fumato: le sonorità diventano ancora più vivide.

D: Cosa ascolti quando fumi?

R: Qualsiasi cosa, tranne l’hard rock. Soprattutt­o roba di cantautori, oppure brani jazz. A volte va bene anche la musica classica, altre il reggae. Ricordo la prima volta che ascoltai l’album “Astral Weeks” di Van Morrison: mi sembrava orribile. Lo accantonai disgustato. Qualche anno dopo ero a casa di un amico, dopo aver fumato, lui mise su il disco: improvvisa­mente tutto acquistò un senso. Non so se fu il tempo trascorso, oppure l’effetto della canna... decidete voi.

D: Credi in Dio?

R: Dipende da cosa intendi per Dio. Diciamo che non penso necessaria­mente che sia un uomo, magari vecchio e con la barba. Ammesso che ci sia un Dio, di sicuro non esiste come entità fisica, ma come qualcosa che dimora dentro di noi. E non mi piacciono i dogmi della religione.

D: Qual è il tuo album preferito, fra tutti quelli che hai fatto? R: Se dovessi sceglierne uno, direi “Down To Earth”, dei Rainbow. Ricordo quando, un giorno, Ritchie suonò “Stargazer” in uno studio di registrazi­one in Germania. Mi spiazzò completame­nte. Me ne innamorai. Il problema, casomai, fu che quegli album non andarono bene sul mercato, non vendettero come Ritchie avrebbe voluto. Lui avrebbe desiderato un salto di qualità, cambiare leggerment­e direzione senza snaturare la band. “Down To Earth” riuscì in questo intento, cambiando gli orizzonti musicali dei Rainbow. È ancora un buon album rock.

D: Parlaci dell’occasione in cui hai sprecato più denaro...

R: Direi che il massimo è stato raggiunto con un paio di mogli. L’ultima casa in cui ho abitato era in Connecticu­t. Decidemmo di ristruttur­arla. Poi di cambiare l’arredament­o. Poi di rifare il tetto. Poi di ampliarla, ancora e ancora. Alla fine, abbiamo speso più del valore della casa. Ora abbiamo divorziato e la casa è in vendita...

D: Qual è il senso della vita?

R: L’amore, direi. Ama quello che fai. Ama quelli con cui lo fai. Ama coloro che ti amano. Dai ai tuoi figli l’amore che meritano: io sono stato molto fortunato, mi sono guadagnato da vivere facendo quello che amavo. Non riesco nemmeno a immaginare cosa significhi alzarsi tutte le mattine per fare un lavoro che si odia. Non ho mai dato per scontato tutto questo.

D: Dove sei schierato, politicame­nte?

R: Direi che sono più di sinistra che di destra, ma non su tutto.

D: Cosa sarà scritto sulla tua lapide?

R: Non ci ho mai pensato, nemmeno per un secondo. Mi viene in mente, però, una vecchia canzone di Randy Newman, “In Germany Before The War”, che dice: «Sto guardando verso il fiume, ma sto pensando al mare». Ecco, io sono così. Sono un sognatore, uno che sogna per vivere.

«Ho iniziato a fumare erba intorno ai 20 anni È una delle ragioni per cui mi chiamano ‘the stinking hippie’»

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Roger Glover è nato a Brecon, nel Galles centrale, il 30 novembre 1945

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