Classic Rock Glorie

IAN GILLAN DENTRO E FUORI DAL PROFONDO ROSSO

- Testo: Marco Masoni

Cosa hanno in comune Ian Gillan, Frank Zappa e Peter Gabriel, oltre all’essere cantanti e compositor­i? Che volevano essere batteristi, e tutti e tre hanno cominciato così.

Ma il quindicenn­e Ian intorno al 1960 scoprì che era complicato percuotere tamburi, cantare e contempora­neamente imitare Elvis, suo idolo e maestro di tutti i rocker. Aveva già una bella voce, intonata, potente, a tratti quasi lirica, con note altissime. Cominciò il solito peregrinar­e da un gruppo all’altro, finché non arrivò la prima proposta seria: unirsi agli Episode Six, in cui si fece le ossa dal ‘65 al ‘69.

Ian in Time

Alla fine di quella gavetta, arrivò la proposta di unirsi ai Deep Purple, già tre album all’attivo ma un cantante da licenziare: “Quando per la prima volta incontrai Jon Lord, Ritchie Blackmore e Ian Paice fu solo il bisogno di soldi che mi impedì di scoppiare a ridere: avevano un taglio di capelli ridicolo, totalmente sconnesso da quello che stava succedendo a Londra in quel momento”. Il primo impegno importante è il “Concerto per gruppo e orchestra” (un pallino di Jon Lord, quello di mischiare rock e classica) alla Royal Albert Hall. Sul palco Gillan pare timido, misurato, ma già consapevol­e e ben inserito. Poi incidono IN ROCK ed è il botto. In questo disco-manifesto dell’hard rock, e nei successivi, la sua voce passa dal sussurro all’urlo, dalla voce piena al falsetto, dalle note acutissime dei vocalizzi di Child in Time (un plagio di Bombay Calling degli It’s A Beatiful Day?) al cantato deciso di Black Night, Strange Kind of Woman o Smoke on the Water. Come molti artisti che hanno vissuto freneticam­ente quel periodo, Gillan non ne rammenta molto (“se ti ricordi quello che hai fatto negli anni Settanta vuol dire che non c’eri”, affermò lapidario Robert Plant). Si capisce che il suo rapporto con la band è da sempre omogeneo: on stage veste in modo semplice, senza eccessi, spesso con una camicia bianca, quando può sta scalzo, lasciando poco spazio alla gestualità teatralizz­ata tipica di tanti frontmen. Si concentra sul canto, sull’espressivi­tà e sul rapporto con il pubblico, che ringrazia spessissim­o, e a cui introduce i brani, spesso con discorsi non connessi col resto, poco comprensib­ili, a volte sottovoce o lontano dal microfono. Con gli anni si è capito che sono gag ricorrenti, un riempitivo tra un brano e l’altro, un tentativo di scacciare il silenzio e tenere a bada il brusio degli astanti.

Bad Sabbath

Al lato del palco sempre le congas, fin dal primissimo concerto: “dovevo trovarmi qualcosa da fare, non volevo togliermi dalle scatole durante i lunghissim­i assoli di Jon e Ritchie”. Nei live d’epoca ci sono versioni di Mandrake Root o Wring That Neck che durano mezz’ora: è comprensib­ile che tornasse al suo primo amore percussivo, ed è così ancora oggi. Ci sono stati due abbandoni (1973 e 1989) e due ritorni (1984 e 1993) di Gillan con i Deep Purple. Nel frattempo il frontman ha inciso dischi e fatto concerti con la Ian Gillan Band, che poi con intrepido sforzo di fantasia ha chiamato sempliceme­nte Gillan. Una ventina di dischi e centinaia di concerti: ma artisticam­ente non ha mai lasciato il segno, e sul palco, tra nuovi brani originali e tentativi di modernizza­zione dei classici, non sembra del tutto a suo agio fuori dal guscio della casa madre. Diverso il discorso dell’anno e mezzo passato con i Black Sabbath, con cui nel 1983 ha inciso un Lp non memorabile e fatto un tour: la band di Tony Iommi ha un muro di suono più compatto rispetto ai Purple, la melodia dei brani è monocorde e su note sempre acute. “Sono stato il peggior cantante tra quelli che hanno avuto i Black Sabbath: ero incompatib­ile con la loro musica”. Per la fortuna dei Deep Purple e dei milioni di fan sparsi nel globo, nel 1984 arriva la reunion e un bel disco come PERFECT STRANGERS: da allora un touring incessante sempre di buon successo, ogni tanto un album mediamente rispettabi­le. E la storia di Gillan e della band va avanti con consapevol­ezza e apparente serenità. “Non ho mai avuto ambizioni nella vita, non faccio altro che vagare di giorno in giorno con un ghigno idiota sulla faccia”.

«On stage veste in modo semplice, senza eccessi, spesso con una camicia bianca, quando può sta scalzo»

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 ?? ?? 1. L’atto di nascita dell’hard rock.
2. Dal vivo, non ce n’è per nessuno.
3. Il ritorno della Mark II.
1. L’atto di nascita dell’hard rock. 2. Dal vivo, non ce n’è per nessuno. 3. Il ritorno della Mark II.
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 ?? ?? Ian Gillan entrò nei Deep Purple nel 1969: fu l’inizio di una relazione tempestosa che, fra litigi e riconcilia­zioni, dura ancora oggi.
Ian Gillan entrò nei Deep Purple nel 1969: fu l’inizio di una relazione tempestosa che, fra litigi e riconcilia­zioni, dura ancora oggi.

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