RAPTURE OF THE DEEP
Edel, 2005
Nel momento in cui il mondo guardava altrove, avevano provato a sperimentare, poi si erano rilassati e divertiti, non è quindi il caso di affermare che ultimamente i Purple si fossero cullati su soluzioni consolidate, una sensazione che stavolta necessita di qualche distinguo. L’impressione è che i cinque, pur non perdendo d’occhio gli spunti che ne avevano implementato la proposta, abbiano voluto rimettere spessore e impatto al centro del discorso; quello di RAPTURE OF THE DEEP è infatti un impianto solido e vigoroso che restituisce alla componente hard la maggioranza delle quote azionarie del pacchetto. Lo si avverte dalle prime note dell’ottima Money Talks o dall’andamento di Girls Like That, che pur suonando tutt’altro che rivoluzionaria tiene alta l’asticella dell’intensità. Per il primo album pubblicato con la nuova etichetta Edel, la band rinnova la fruttuosa collaborazione con Michael Bradford (qui prevalentemente impegnato sulla produzione e con contributi minimi alla composizione), scegliendo oltretutto di essere meno approssimativa nell’illustrazione di una copertina affidata stavolta ai toni in bianco e nero delle chine di Tom Swick.
I fan comprensibilmente più vincolati alle radici avranno convinzioni inscalfibili, ma è un dato di fatto che, nel contesto attuale, Don Airey e Steve Morse abbiano ormai acquisito una propria dimensione che, in soldoni, si manifesta in contributi notevoli, quelli che per esempio regalano sostanza ad alcuni tra gli episodi più persuasivi come la title track col suo tema orientaleggiante (unico singolo estratto dall’album) e una rocciosa Wrong Man. Sebbene si attesti primariamente su tonalità medie e da un pezzo più congeniali, e di tanto in tanto memore dei ruggiti in tempi epici, Gillan provi a riconquistare vette elevate con risultati magari rivedibili, si tratta di un’esuberanza comunque contenuta, tra i pochi “contro” in un bilancio generale ricco di “pro”; a lui va senza dubbio attribuita la paternità del taglio arguto e sferzante nel testo di Mtv. Con la splendida progressione arpeggiata di Morse che la chiude in crescendo, la malinconica ballata Clearly Quite Absurd non toccherà i vertici di una Sometimes I Feel Like Screaming (per restare in tempi recenti), ma le corde dell’anima quelle sicuramente sì. Peccato che la strumentale The Well-Dressed Guitar, ripescata direttamente dalle session di BANANAS, sia contenuta soltanto nell’edizione limitata del disco, perché si tratta di un’ottima vetrina del potenziale di questi Purple. Nel 2005 sarebbe stato certamente comodo, per qualsiasi fruitore di musica, seguire con interesse le insegne luminose di riviste e canali tematici al passo coi tempi; è molto probabile che nessuno tra questi abbia tracciato un solco benevolo fino a un disco nel quale i Purple sembrano “A Band On” decisamente più che su ABANDON. Ecco, RAPTURE OF THE DEEP è come il ritorno in una casa che si pensava malandata e che invece, contro previsioni pessimistiche, tiene ancora egregiamente al riparo dalle intemperie.
I RAGAZZI STANNO BENE