Classic Rock Glorie

NOW WHAT?!

E.A.R. Music, 2013

- Testo: Jacopo Meille

IDeep Purple del terzo millennio hanno due anime: quella legata al passato, ai classici, che puoi sentire dal vivo nei loro interminab­ili tour, e quella volta al futuro, che tentano di fermare, con risultati alterni, nei loro dischi. NOW WHAT?! è dedicato a Jon Lord, scomparso il 16 luglio 2012. Benché avesse lasciato il gruppo nel 2002, la sua scomparsa ha indubbiame­nte influenzat­o l’intero album. Il senso di perdita (Out Of Hand, che scomoda The Show Must Go On dei Queen), la difficoltà a comprender­e le azioni umane in Weirdistan fino all’accettazio­ne della morte, in Above And Beyond, sono i tasselli di un mosaico sonoro influenzat­o dal presente e desideroso di andare avanti.

Un album che attinge a passato, presente e in un certo senso anche al futuro, con un desiderio di rinascita malinconic­a e una consapevol­ezza dello scorrere incessante del tempo. Le tastiere suonate da Don Airey dominano incontrast­ate in molti brani, mentre la produzione asciutta di Bob Ezrin restituisc­e un sapore live alla band. È un disco dalle dinamiche forti: A Simple Song è tanto sommessa all’inizio (Gillan è superbo in questa prima parte) quanto aggressiva più avanti, con l’organo Hammond altissimo nel mix a graffiare gli orecchi dell’ascoltator­e. I due singoli poi sono quanto di più distante dal sound tipico dei Deep Purple da trarre in inganno l’ascoltator­e distratto: Hell To Pay è roboante e a tratti fuori luogo per quel suo coro un po’ troppo tamarro – ma il break centrale di Morse e Airey è da togliere il fiato – mentre All The Time In The World sembra uscire dal disco di Glover e Gillan del 1988, con quel suo incedere soul mai sentito finora da Ian Paice, che sembra per una volta accarezzar­e la pelle del rullante. Ian Gillan, guidato sapienteme­nte dal già citato Bob Ezrin, sembra aver trovato un nuovo equilibrio sonoro che lo porta a non ricercare per forza l’acuto ma piuttosto a dar “peso” alle parole del testo: Uncommon Man è esemplare in questo senso, così come la volutament­e rétro Après Vous. C’è solo una canzone che stona: Vincent Price, una potenziale B-side, che gioca al rimando con Mr. Crowley di Ozzy, che vedeva guarda caso il nostro Don Airey in qualità di sessionman di lusso. Questa canzone, proprio come accadde per Black Night, ha catturato l’immaginari­o e l’attenzione dei fan tanto da farla diventare il pezzo più richiesto dal vivo durante il tour promoziona­le. Corsi e ricorsi della storia che per una band in pista dal 1968 possono anche accadere. Un album propriamen­te “in bilico tra i due mondi”, tra tradizione e innovazion­e.

IN BILICO FRA DUE MONDI

«Corsi e ricorsi: per una band come i Purple, può accadere»

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