WHERE MAIDENS DARE
Come esimersi dal proporre una passeggiata nell’album dei ricordi degli album in studio degli Iron? Ecco la storia di una band di successo.
Il rinascimento dei Maiden è arrivato dopo un periodo di appannamento negli anni ’90. Una carriera lunga, che tocca i quattro decenni e che ha forgiato uno dei maggiori gruppi nel mondo del rock, nato dalle ceneri di un gruppetto che si dava da fare per arrivare al successo, quando Steve Harris mollò i Gypsy’s Kiss per poter scrivere le sue canzoni. Come ha detto nel DVD EARLY DAYS il batterista Nicko McBrain: “Questo è il suo sogno e noi lo viviamo assieme a lui”. I Maiden hanno raggiunto il successo nel modo classico in voga alla fine degli anni ’70: gavetta dura, grandi momenti live, canzoni eccellenti e un tocco del sempre necessario ‘ingrediente segreto’. Ma il vero segreto è che pur con vari cambi di formazione, Harris non è mai venuto meno alla sua ferrea determinazione. Fin dal potente debutto nel 1980 l’ascesa alla vetta dei Maiden era prevedibile, almeno agli occhi di un osservatore esterno e per i fan che andavano a vederli anche tre volte all’anno i Maiden erano sempre in tour. Che un artista – a prescindere dal genere musicale – realizzi ogni anno un classico, come fecero i Maiden negli anni ’80, è qualcosa che sfida l’immaginazione più fervida. E non è una coincidenza che quando Adrian Smith e Bruce Dickinson se ne andarono, le cose cambiarono. Con il nuovo chitarrista Janick Gers e il simpatico – ma alla resa dei conti inconsistente – Blaze Bayley, passarono da ottimo gruppo a gruppo buonino, anche se non smisero mai di crederci. Ovviamente, rientrati Smith e Dickinson, con il disco della reunion che vendeva a scatafascio, le cose tornarono come prima. In ogni lista del meglio del metal i Maiden sono presenti in modo massiccio e a differenza di molti dei loro coetanei sono ancora attivi a un livello alto, facendo in poche ore il tutto esaurito di ogni loro concerto.