La canzone Fourth Of July, Asbury Park (Sandy)
«Se il debutto di questo giovane cantante ci aveva colpiti solo pochi mesi fa, questo nuovo album potrebbe condurlo verso la celebrità, pieno com’è di immagini nitide di New York»
«Billboard», 1974
“Qui parlano tutti di lui per- ché Springsteen è uno vicino alla gente, un cuore grande che fa quello che può per questa città”, disse un’anziana signora che viveva nei luoghi cantati dal Boss in questo disco. Bruce Springsteen non ha mai smesso di raccontare quell’angolo di mondo che difficilmente sarebbe salito così alla ribalta se non fosse stato per le sue canzoni. La Flamingo Lane cantata in Jungleland si trova lì, e corre accanto al piccolo Flamingo Motel. La “trappola per topi” da cui fuggire disprezzata in Born To Run è quel crocicchio di strade, amate e odiate in gioventù. L’uomo che in solitudine passa le sue notti guidando in cerca di qualcosa, il protagonista di Something In The Night è lì, sulla Kingsley Avenue, che alza la radio a tutto volume per stordirsi. Era Asbury Park, infine, il teatro distrutto e sconfitto di My City Of Ruins, prima che la canzone, scritta in un impeto di generosità per avviare una raccolta fondi a favore della riabilitazione della cittadina costiera, diventasse più uni- versale e finisse col raccontare il dramma dell’11 settembre. Ma la canzonesimbolo dell’attaccamento di Springsteen a quei luoghi non può che essere Fourth Of July, Asbury Park (Sandy). Per tanti motivi, primo tra tutti quello slancio giovanile che ti porta a scrivere dei luoghi in cui sei cresciuto con un romanticismo che il tempo fatalmente finirà col portare via. La prima fotografia che Springsteen ci mostra è questa: “Sandy, i fuochi d’artificio scintillano alti su Little Eden questa notte / Illuminando a forza i tanti volti inespressivi e sfatti dal caldo di questo quattro luglio”. Sandy canta l’amore eterno che credi di avere conquistato a sedici anni, getta un occhio alla spiaggia e alle possibilità che ti offre, accarezza quell’adolescenza che sembra senza limiti. La canzone non nasconde i primi segnali di insofferenza, la voglia di andarsene che scuoterà Born To Run, ma resta una meravigliosa love song indirizzata a un luogo. Gli Hollies di Allan Clarke, ne fecero nel 1975 una versione da mandare all’85° posto della classifica. Niente di che, ma pur sempre un successo se comparato agli insuccessi di Springsteen di quei giorni e al fatto che sia Blinded By The Light che Spirit In The Night, i singoli tratti dal primo album, erano stati pressoché invisibili in America e che dal secondo disco la Columbia non aveva voluto pubblicare nulla a 45 giri (Sandy esce su singolo solo in Germania). Un po’ come i libri 4th of July, Asbury
Park – A History of the Promised Land di Daniel Wolff e Asbury Park’s Glory Day di Helen-Chantal Pike, pubblicati entrambi negli anni Duemila sulla scia del nuovo grande impatto di Springsteen sulle masse ottenuto con THE RISING, Sandy è una visita guidata alla Asbury Park che non c’è più, colta prima che arrivassero gli scontri tra bianchi e neri – quelli cantati in My Hometown nel 1984 – ad avviare una demolizione che per motivi diversi non ha mai smesso il suo lavoro di distruzione.
Bruce Springsteen, dal libro Songs (1998)
Springsteen canta “Sandy, l’aurora sorge alle nostre spalle, le luci del porto saranno il nostro Carnevale per sempre / Dunque amami stanotte perché potremmo non incontrarci mai più”. In un clima di grande romanticismo e promesse di eterna fedeltà si fa largo tra i protagonisti la consapevolezza che quel momento ha le ore contate. Sandy, la canzone delle giostre, del boardwalk, del chioschetto della cartomante Madam Marie, di “quella cameriera che vedevo tanto tempo fa”, è lo scrapbook più fedele del giovane Springsteen che si avvia a diventare una star. Ancora pochi mesi e la sua faccia sarà sulle copertine di «Time» e «Newsweek», cosa niente affatto pronosticabile al momento in cui questi versi finivano tra gli appunti e poi in sala di registrazione.